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La madre di Saman Abbas intercettata col figlio: «Io e tuo padre morti sul posto, ma siamo stati costretti»

25 Settembre 2022 - 13:42 Michela Morsa
La conversazione via whatsapp, intercettata il 30 agosto 2021, è tra le prove del processo che inizierà a febbraio 2023 a Reggio Emilia

Dopo l’intercettazione della telefonata al fratellastro di Shabbar Abbas, padre di Saman, la 18enne pachistana presumibilmente uccisa dallo zio e dai cugini con la complicità dei genitori nella notte del 30 aprile 2021, spunta una conversazione della madre, Nazia Shaheen, con il figlio minore, intercettata il 30 agosto 2021. La telefonata, estrapolata da Whatsapp, è parte del maxi faldone del processo che inizierà a febbraio 2023 a Reggio Emilia e che vede imputati i genitori latitanti in Pakistan, e i due cugini e lo zio arrestati tra Francia e Spagna. È il ragazzo – ancora minorenne e quindi in affido a una comunità protetta – a chiamare l’utenza pachistana usata dai genitori, fuggiti la mattina dopo l’omicidio le cui circostanze sono sempre più dettagliate.

L’ammissione

Durante la telefonata il ragazzo parla con la madre di altri due familiari, non indagati, che secondo lui avrebbero istigato il padre nell’organizzazione dell’omicidio della sorella. È arrabbiato con un zio e un cugino, li ritiene responsabili moralmente per la morte di Saman, parla di vendetta. La madre cerca di calmarlo, gli chiede di «lasciarli stare». «Quelli che danno consigli storti, con quelli bisogna fare così», risponde lui. Lei replica: «Lasciali stare, mandali al diavolo». E ancora il giovane cita una frase dei due familiari: «”Se era mia figlia, anch’io facevo così con lei”. Io non ho dimenticato niente. Li raddrizzerò questi due», dice. A quel punto la madre ribatte: «Tu non sai di lei? – dice, probabilmente riferendosi ai comportamenti di Saman – Davanti a te, a casa…Noi siamo morti sul posto, per questo tuo padre è a letto e anch’io sono a letto. Da costretti è successo quello che è successo, anche tu lo sai, figlio mio non sei un bambino, sei giovane ma comprendi tutte le cose».

Il ruolo del fratello

E poi in passaggi seguenti: «Tu sei a conoscenza di tutto – dice al figlio – Pensa a tutte le cose, i messaggi che ci facevi ascoltare la mattina presto, pensa a quei messaggi, pensa e poi dì se i tuoi genitori sono sbagliati». Sarebbe stato lui, infatti, a rivelare ai genitori che Saman aveva una relazione. Ma è stato sempre lui ad accusare i familiari dell’omicidio della sorella, in particolare indicando lo zio Danish come l’esecutore materiale del delitto. «Ora mi sto pentendo, perché l’ho detto», risponde infatti il ragazzo. Secondo un cugino sentito dai carabinieri di Reggio Emilia, un elemento che avrebbe fatto da scintilla alla “condanna a morte” della 18enne, sarebbe stata una foto di un bacio con il fidanzato per le vie di Bologna, condivisa su un social dalla ragazza. A vederla fu il fratello, che poi la mostrò ai familiari, scatenandone l’ira.

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