L’idea da Mosca di reclutare anche gli immigrati 50enni. Kiev denuncia: «Dalla Crimea prendono tutti»
Il presidente del Consiglio per i diritti umani del Cremlino, Valery Fadeyev, ha proposto di prendere in considerazione la possibilità di estendere il richiamo alle armi ai lavoratori immigrati e agli altri residenti che hanno ottenuto la cittadinanza russa. Secondo la legge attuale, queste persone non possono essere chiamate per il servizio militare né essere incluse tra le riserve se hanno più di 27 anni. Fadeyev vorrebbe portare l’età a 45 o 50 anni. «La Costituzione dice che difendere la Patria è un dovere e una responsabilità del cittadino della Federazione Russa, senza fare alcuna differenza tra chi ha ricevuto la cittadinanza alla nascita e chi è stato naturalizzato. È necessario colmare questa lacuna giuridica e considerare la possibilità di aumentare l’età di chiamata per i cittadini naturalizzati a 45 o 50 anni», ha dichiarato oggi, 25 settembre, sul canale Telegram del Consiglio. La questione della mobilitazione, ha sottolineato il presidente, è molto delicata per la società, che pretende giustizia e trasparenza nella procedura e che, a detta di Fadeyev, si lamenta proprio dell’esenzione dal servizio militare dei cittadini naturalizzati russi. «Non si tratta di mobilitare immediatamente gli stranieri naturalizzati, perché sarebbe una discriminazione», ha detto, suggerendo il metodo di Israele, dove a un rimpatriato viene concesso un anno per ambientarsi, dopodiché viene a chiamato a prestare servizio nell’esercito.
La denuncia di Kiev
Sembra chiaro, comunque, che il Cremlino voglia attingere a ogni risorsa militare possibile. Anche dall’Ucraina arriva la denuncia della rappresentante permanente del presidente ucraino in Crimea, Tamila Tasheva: «Nel corso di tre giorni sono state distribuite più di 1500 convocazioni alla mobilitazione ai tartari di Crimea. Prendono tutti, anche quelli con più di 60 anni. La maggior parte degli uomini di etnia tartara ha già ricevuto l’iscrizione alla leva», ha dichiarato Tasheva, che ha osservato come molti si sentano costretti a lasciare la penisola.
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