Il grande flop dei complottisti alle urne: Adinolfi, Cunial e Rizzo peggio di Italexit
Se l’Italia fosse l’Alto Adige avrebbero registrato un grande successo. A Bolzano la lista Vita di Sara Cunial è arrivata al 6%, e in un collegio ha sfiorato il 9%. Un risultato di grande rispetto grazie anche alle candidature: al Senato Hannes Loacker ha preso il 6,21% a Bolzano, Susanna Singer è al 6,99% a Merano e Ruldolf Schopf al 5,99% a Bressanone. Alla Camera è andata ancora meglio a Francesco Cesari con il 7,92% a Bressanone e la nota avvocata dei No vax Renate Holzeisen che a Bolzano ha sfiorato il 9% (8,94%). Il problema è che la festa finisce qui. Italexit infatti arranca ancora sotto al 2% e non sembra essere in grado di sperare la soglia del 3%. Ma è comunque il primo partito complottista d’Italia. Perché gli altri prendono molto meno. Italia Sovrana e Popolare di Marco Rizzo è all’1,1%. E nel resto d’Italia alla lista di Cunial è andata molto peggio: è stimata allo 0,3% al massimo. E Mario Adinolfi? Il suo partito Alternativa per l’Italia con l’ex Casapound Simone Di Stefano si trova sotto a Vita di Cunial nelle stime. Nel Lazio Adinolfi era candidato nel collegio di Bonino e Calenda, che oggi vede in vantaggio la candidata FdI Lavinia Mennuni. Il leader del Popolo della Famiglia ha preso finora 894 voti. È ultimo in graduatoria. La stessa Cunial, candidata all’uninominale in Calabria, ha raccolto finora la miseria di 197 voti (ma cinque in più della sua lista). Nel collegio Lombardia 1 Marco Rizzo di voti ne porta a casa 2.200 circa. Nel collegio Lazio 1 invece lo stesso Di Stefano raggranella 216 voti, e viene superato dalla candidata di Vita Maria Carsana che ne prende 550.
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