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POLITICACentrodestraElezioni politiche 2022Governo MeloniLegaMatteo Salvini

Il fallimento della Lega allontana Matteo Salvini dal Viminale (e dal partito?)

26 Settembre 2022 - 08:18 Redazione
Il Carroccio fallisce l'obiettivo del 10% e va malissimo al Sud, dove Forza Italia lo supera

È la Lega di Matteo Salvini la grande sconfitta nella vittoria del centrodestra. Il Carroccio fallisce l’obiettivo del 10% e va malissimo al Sud, dove Forza Italia lo supera. E in queste condizioni sarà molto difficile per il leader tornare al ministero dell’Interno. Dove era arrivato nel 2018, dopo il varo del primo governo con il Movimento 5 Stelle. E dove non aveva fatto mistero di puntare ancora. Insieme alla richiesta del ministero della Giustizia per Giulia Bongiorno. Ma ora per la Lega di Salvini tutto si fa più difficile. Perché al nord è stata superata brillantemente da FdI. Perché al Sud la strategia del partito è fallita. E perché lo stesso Capitano inaugura una stagione dei lunghi coltelli. Gli scricchiolii che si erano avvertiti all’epoca della caduta di Draghi si faranno ancora più forti. Mentre l’asse del nord composto da Zaia, Fedriga e Giorgetti potrebbe muoversi per la leadership del partito. I risultati più impressionanti per il partito di Salvini sono in Veneto. Fratelli d’Italia è infatti il primo partito con il 32,7% delle preferenze alla Camera contro il 14,6% della Lega e il 16,3% del Partito democratico. Le percentuali sono circa le stesse anche al Senato, dove Fratelli d’Italia prende il 32,7%, la Lega il 14,7% e il Pd il 16,1%. Forza Italia si ferma al 7% sia per Camera che per Senato, superata dal Terzo polo che arriva all’8,3%.

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POLITICAAzioneElezioni politiche 2022Forza ItaliaItalia VivaTerzo polo

Come è andato il Terzo Polo: il fallimento dell’obiettivo del 10% e la sfida a Forza Italia

26 Settembre 2022 - 07:43 Redazione
Il confronto dei risultati della coalizione di Renzi e Calenda con il partito di Berlusconi

Il Terzo Polo di Matteo Renzi e Carlo Calenda si proponeva due obiettivi alle elezioni politiche del 25 settembre. Ovvero superare Forza Italia e sfondare la soglia del 10%. Il secondo obiettivo, con il 90% delle sezioni scrutinate, appare molto lontano: alla Camera Azione e Italia Viva sono accreditate del 7,83% del totale dei voti. Al Senato del 7,82%. Ma anche il superamento di Forza Italia non sembra essere stato raggiunto: il partito di Berlusconi naviga intorno all’8,05% a Montecitorio e all’8,26% a Palazzo Madama. Il risultato è frutto di una ripartizione territoriale del voto ben precisa. La società di sondaggi Youtrend ha infatti pubblicato una mappa che confronta i risultati di Calenda e Renzi e di Fi. E se Iv e Azione vanno bene nelle ex zone rosse e nel nord est, nel resto del paese è il partito di Berlusconi a farla da padrone. Intanto, mentre Calenda ha perso il confronto con Emma Bonino a Roma ma entrambi sono stati superati dalla candidata di FdI Lavinia Mennuni, Berlusconi invece torna in Senato. Il presidente di Fi ha vinto il collegio di Monza dove era candidato. L’ex premier ha infatti superato nel collegio uninominale di Monza con il 50,31% delle preferenze la sfidante Federica Perella. Monza è la città in cui Berlusconi possiede la squadra di calcio, che ha portato in Serie A. E che alle comunali il Pd aveva strappato al centrodestra. Proprio per questo lo scorso 18 settembre Enrico Letta ha organizzato in loco la ‘anti-Pontida’ con i sindaci Pd.

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POLITICAClaudio LotitoElezioni politiche 2022Forza ItaliaMolise

Il presidente della Lazio Claudio Lotito eletto senatore in Molise

26 Settembre 2022 - 07:34 Ygnazia Cigna
Candidato per la coalizione del centrodestra ha vinto la sfida nel collegio uninominale

In Molise Claudio Lotito è stato eletto senatore. Il presidente della Lazio, candidato per la coalizione del centrodestra, ha vinto la sfida nel collegio uninominale. «Io in questa campagna elettorale ho messo cuore, passione e sentimenti autentici che sono stati recepiti dai molisani», così ha commentato i risultati dall’albergo di Campobasso, nonché sua ultima residenza nell’ultimo mese. «Gli abitanti di questa regione mi sono entrati nel cuore e hanno capito la mia totale disponibilità. Ora porterò lo loro istanze in Parlamento con la stessa determinazione che ho impiegato nella campagna elettorale», ha proseguito. E ancora: «I molisani non saranno traditi», ci ha tenuto a sottolineare dicendo che gli impegni presi nelle ultime settimane di campagna elettorale saranno mantenuti. «Questa è una terra fantastica che è stata troppo dimenticata negli ultimi anni e che ha bisogno di una voce in Parlamento», ha concluso.

Una campagna elettorale informale e al centro di polemiche

Quella del presidente della Lazio è stata una campagna elettorale diversa dagli altri candidati, dominata da incontri informali e appuntamenti con gli elettori in bar e balere. Sono molti, infatti, i video diventati virali sui social nelle ultime settimane che lo hanno colto a ballare e giocare a carte. Una campagna finita nel mirino delle polemiche. Lotito è uno di quei candidati cosiddetti «paracadutati»: è stato candidato in un collegio lontano dal luogo da cui proviene e in cui ha fatto politica. In un’intervista commentò la questione dicendo: «È vero, io non conosco questo territorio, anche se conosco l’Abruzzo perché mio nonno era di Amatrice. Ma mi sono documentato, ho studiato, visto che si tratta di territori molto simili». Amatrice si trova nel Lazio, in provincia di Rieti: un errore non da poco conto che però il presidente della Lazio tentò poi di spiegare: Amatrice aveva fatto parte della provincia dell’Aquila fino al 1927 e quindi si poteva considerare abruzzese al momento della nascita di suo nonno.

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POLITICAComplottiElezioni politiche 2022ItalexitMario AdinolfiNo vaxSara Cunial

Il grande flop dei complottisti alle urne: Adinolfi, Cunial e Rizzo peggio di Italexit

26 Settembre 2022 - 06:55 Redazione
No vax in controtendenza in Alto Adige: 6% in media. Ma nel resto d'Italia va malissimo

Se l’Italia fosse l’Alto Adige avrebbero registrato un grande successo. A Bolzano la lista Vita di Sara Cunial è arrivata al 6%, e in un collegio ha sfiorato il 9%. Un risultato di grande rispetto grazie anche alle candidature: al Senato Hannes Loacker ha preso il 6,21% a Bolzano, Susanna Singer è al 6,99% a Merano e Ruldolf Schopf al 5,99% a Bressanone. Alla Camera è andata ancora meglio a Francesco Cesari con il 7,92% a Bressanone e la nota avvocata dei No vax Renate Holzeisen che a Bolzano ha sfiorato il 9% (8,94%). Il problema è che la festa finisce qui. Italexit infatti arranca ancora sotto al 2% e non sembra essere in grado di sperare la soglia del 3%. Ma è comunque il primo partito complottista d’Italia. Perché gli altri prendono molto meno. Italia Sovrana e Popolare di Marco Rizzo è all’1,1%. E nel resto d’Italia alla lista di Cunial è andata molto peggio: è stimata allo 0,3% al massimo. E Mario Adinolfi? Il suo partito Alternativa per l’Italia con l’ex Casapound Simone Di Stefano si trova sotto a Vita di Cunial nelle stime. Nel Lazio Adinolfi era candidato nel collegio di Bonino e Calenda, che oggi vede in vantaggio la candidata FdI Lavinia Mennuni. Il leader del Popolo della Famiglia ha preso finora 894 voti. È ultimo in graduatoria. La stessa Cunial, candidata all’uninominale in Calabria, ha raccolto finora la miseria di 197 voti (ma cinque in più della sua lista). Nel collegio Lombardia 1 Marco Rizzo di voti ne porta a casa 2.200 circa. Nel collegio Lazio 1 invece lo stesso Di Stefano raggranella 216 voti, e viene superato dalla candidata di Vita Maria Carsana che ne prende 550.

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POLITICACentrodestraElezioni politiche 2022FdIGiorgia MeloniGoverno Meloni

Giorgia Meloni premier: le prossime tappe per il nuovo governo dopo la vittoria del centrodestra alle elezioni

26 Settembre 2022 - 05:53 Alessandro D’Amato
Dopo la certificazione dei risultati arriva la convocazione delle nuove camere. Poi comincerà il conto alla rovescia per l'esecutivo

Le elezioni del 25 settembre dicono che il centrodestra ha vinto le elezioni. E che Fratelli d’Italia è il primo partito della coalizione. E con un risultato che supera il 25% Giorgia Meloni si avvia a diventare presidente del Consiglio: la prima donna in Italia. Quali saranno le prossime tappe verso Palazzo Chigi? Il percorso passa prima di tutto per la certificazione dei risultati elettorali. Mentre il percorso di formazione del nuovo governo di solito occupa tra le 4 e le 12 settimane dalla convocazione delle nuove camere. Prima arriveranno le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Mentre i primi dossier sul tavolo dell’esecutivo sono apicali: la Cgia di Mestre ha calcolato che l’esecutivo deve trovare 40 miliardi soltanto per rinnovare i bonus del governo Draghi. E poi ci sono i dossier industriali: Ita Airways, il Monte dei Paschi di Siena, l’infrastruttura di rete.

Cosa succede dopo le elezioni

Mentre è certo che sarà proprio Draghi a rappresentare l’Italia nel vertice dei capi di stato e di governo dell’Ue del 7 ottobre. Ecco le prossime tappe del processo politico dopo le elezioni: il ministero dell’Interno renderà noti i risultati definitivi entro lunedì in serata. Secondo la Costituzione i nuovi eletti devono riunirsi entro 20 giorni dallo svolgimento delle elezioni, ovvero entro il 15 ottobre. Le prime riunioni saranno dedicate all’elezioni dei presidenti della Camera e del Senato. Subito dopo cominceranno le consultazioni. Che partiranno proprio dalla seconda e dalla terza carica dello Stato. Visto che il risultato elettorale si presenta chiaro, al massimo dopo un paio di giorni Mattarella chiamerà Meloni a formare il nuovo governo. Come da tradizione, Meloni accetterà “con riserva” e avvierà le trattative con gli alleati sugli incarichi ministeriali e sul programma. Una volta sciolta la riserva il nuovo governo presterà giuramento nelle mani del presidente della Repubblica. E, subito dopo, come da tradizione, si svolgerà il primo consiglio dei ministri. Prima ci sarà il rito della campanella: Draghi passerà la mano a Meloni. I tempi, così definiti, fanno pensare alla presa dei pieni poteri per il nuovo governo al massimo per la fine di ottobre. Due precedenti sono particolarmente significativi: nel 2008 Silvio Berlusconi ci mise 24 giorni dalle elezioni per diventare premier. Giuseppe Conte ce ne mise invece 89, a causa delle infinite trattative tra Movimento 5 Stelle e Lega.

Chi andrà nel governo Meloni

Il governo Meloni è tutto da fare. La leader di FdI ha scelto di non anticipare nomi e incarichi per il suo esecutivo. I giornali hanno pronosticato posti per i fedelissimi e ripescaggi dall’esecutivo di Draghi. Oggi i nomi più gettonati per un salto nel governo sono pochi. Uno di questi è Giovanbattista Fazzolari, senatore e responsabile del programma di FdI. È stato con Meloni al ministero della Gioventù. E oggi sembra favorito per entrare nel governo in un ruolo simile. Poi c’è Ignazio La Russa, che ha l’esperienza da ministro della Difesa da spendere. Anche lui potrebbe finire a Palazzo Chigi, magari con un ruolo di sottosegretario. Tra i fedelissimi c’è anche Guido Crosetto. Ex sottosegretario ed esponente di Forza Italia, è tra i fondatori di FdI. Potrebbe diventare sottosegretario alla presidenza del Consiglio. Invece Giovanni Donzelli, anche lui dipinto come uno dei più vicini a Meloni, resterà nel partito. Difficile capire invece cosa succederà a Giulio Tremonti e a Marcello Pera. Sono eredi della tradizione governista del Cavaliere. Il primo però è attualmente in svantaggio nel suo collegio contro il candidato del centrosinistra Benedetto Della Vedova. Pera invece è tranquillamente in vantaggio nel suo collegio in Sardegna.

I dossier aperti

I primi dossier aperti per il nuovo governo Meloni saranno quelli industriali. In primo piano c’è Ita Airways. Il governo ha impostato la privatizzazione scegliendo il fondo Usa Certares in alleanza con Delta e Air France. Sostituendo all’ultimo la preferenza per Msc e Lufthansa. FdI si è schierata, con uno dei suoi esponenti più in vista come Fabio Rampelli, per lo stop. Il governo potrà provare a imporre uno stop, rischiando il primo scontro con l’Europa. Oppure lasciar andare addossando tutto al precedente esecutivo. Ma sul tavolo ci sono anche la creazione di un’infrastruttura nazionale per la banda larga con il memorandum tra Tim, Open Fiber, Cdp, Kkr e Macquarie. E il capitolo Mps, con il recente via libera da parte dell’assemblea alla ricapitalizzazione da 2,5 miliardi. Tre partite che, insieme al rinnovo dei sussidi per le bollette, daranno subito il senso del prossimo governo Meloni.

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Italexit è quasi fuori… dal Parlamento. Il partito di Gianluigi Paragone lontano dal quorum

26 Settembre 2022 - 04:16 Redazione
Il leader dà la colpa all'astensione: un paese preoccupato non trova risposte nella politica

Italexit è quasi fuori dal Parlamento. Quando le sezioni scrutinate sono più dei due terzi, il movimento di Gianluigi Paragone è molto lontano dalla soglia del 3%. Così come la lista di un altro ex M5s, ovvero Luigi Di Maio. Che con il suo Impegno Civico è al di sotto dell’1%. Per Italexit le percentuali in Senato sono sotto al 2%. Intervistato dal Tg di La7, Paragone ha dato la colpa all’astensione: «La nostra scommessa era di superare la soglia di sbarramento. Speravamo in un’affluenza decisamente superiore. Non credo sia un bene per la democrazia un’affluenza così bassa. C’è un paese preoccupato che non trova nella proposta politica né una risposta né una spinta per andare al voto». Per l’ormai ex senatore M5s «è una spia rossa sul cruscotto della futura classe dirigente. Il governo Draghi comunque non mi sembra abbia portato grande fortuna alle forze che lo hanno sostenuto, ne escono molto ammaccate. Qualcuno si fida ancora del Movimento 5 Stelle: rispetto al Nord sono fortemente asimmetrici i dati del Sud dove il reddito di cittadinanza è diventato una rendita politica», conclude.

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POLITICAElezioni politiche 2022Giuseppe ConteM5SPD

Elezioni, parla Giuseppe Conte: «Siamo la terza forza politica in Parlamento, vedremo se il Pd seguirà le nostre battaglie sociali»

26 Settembre 2022 - 03:12 Redazione
«Abbiamo compiuto una grande rimonta, tutti ci volevano fuori» ha continuato il leader M5s. E ha aggiunto: «Saremo opposizione intransigente»

«Abbiamo compiuto una grande rimonta, tutti ci volevano fuori e invece siamo la terza forza politica in Parlamento», così il leader del Movimento Cinque Stelle Giuseppe Conte a poche ore dalla chiusura a delle urne in conferenza stampa. Con le proiezioni del 16% alla Camera e al Senato, il capo dei pentastellati ha continuato a parlare delle previsioni di chi «vedeva il Movimento ai margini»: «Ci davano a una cifra, in picchiata», ha detto, «e invece questa rimonta e il fatto che siamo il primo partito al Sud dimostra che quando hai delle idee, dei progetti, passione e parli ai cittadini con cuore sincero loro rispondono». Giuseppe Conte ha poi commentato la vittoria del centrodestra: «Lo dico subito: saremo un’opposizione intransigente. Difenderemo le nostre battaglie e le le riforme attuate: non permetteremo a nessuno di metterle in discussione. Su questo abbiamo gran parte del Paese dalla nostra parte. E sono sicuro che anche dall’opposizione riusciremo a realizzare l’agenda progressista». Il riferimento poi è stato ancora più specifico: «Chi tocca il reddito di cittadinanza troverà in noi un argine insuperabile. Chi pensa di toccarlo dovrà fare i conti con noi».

Tornando al al centrodestra Conte ha continuato: «Sono la coalizione di maggioranza nel Parlamento, non nel Paese. Purtroppo questo corto circuito è frutto di legge elettorale che non condividiamo. Per questo riprenderà subito la nostra battaglia per superare questa legge e offrire uno strumento legislativo che consenta maggiore rappresentatività». Da non tralasciare per il leader del M5S è poi la lotta alle disuguaglianze: «Come prima forza politica al Sud continueremo a fare delle battaglie alla disuguaglianza la nostra stella polare». E il rapporto col Pd? Dopo le elezioni le cose sono cambiate dice l’avvocato, «siamo tutti all’opposizione, vedremo se si uniranno alle nostre battaglie sociali in Parlamento». Il capo del Movimento Cinque Stelle è stato poi incalzato dai giornalisti sull’ex leader Luigi Di Maio. L’attuale ministro degli Esteri poche settimane aveva deciso di abbandonare i pentastellati dichiarandosi in forte collisione proprio con la linea di Giuseppe Conte. «Luigi Di Maio e gli altri candidati di Impegno Civico? Preferisco ricordare le battaglie che abbiamo fatto insieme», ha detto l’avvocato, evitando di commentare lo scarso risultato ottenuto dagli “scissionisti” del Movimento. Impegno Civico non è riuscito a raggiungere la soglia di sbarramento del 3% prevista per entrare in Parlamento.

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POLITICACentrodestraElezioni politiche 2022FdIGiorgia MeloniGoverno MeloniPunti di VistaVideo

Meloni, il primo discorso dopo il voto: «È il tempo della responsabilità, valorizzeremo quello che unisce gli italiani» – Il video

26 Settembre 2022 - 02:55 Redazione
La leader di FdI si è detta rammaricata per il dato sull'astensionismo e, con toni rassicuranti, ha rivolto alle altre forze politiche un appello alla responsabilità

È lei la vincitrice della tornata elettorale. Giorgia Meloni, intorno alle 2.30 del 26 settembre, è salita sul palco allestito all’hotel Parco dei Principi di Roma, sede del comitato elettorale di Fratelli d’Italia. «Dagli italiani è arrivata un’indicazione chiara: un governo di centrodestra a guida FdI». Ha esordito così Meloni, ribadendo un concetto espresso in più occasioni durante la campagna elettorale: «È il tempo in cui gli italiani potranno avere finalmente un governo che esce da una chiara indicazione alle urne». La leader di FdI ha lamentato di aver subito una campagna elettorale violenta, «però – ha aggiunto -, penso che la situazione in cui versano l’Italia e la Ue richieda il contributo di tutti. Un clima sereno, quel rispetto reciproco che è alla base del confronto in qualsiasi sistema democratico». L’invito di Meloni alla responsabilità è arrivato dopo una dedica a chi se n’è andato via prima di vedere un partito di destra vincere le elezioni in Italia: «FdI primo partito significa per tanti orgoglio, riscatto. È una vittoria che voglio dedicare a tutte le persone che non ci sono più e che meritavano di vedere questa nottata. Ma quando sarà passata questa notte, dovremo ricordarci che siamo a un punto di partenza: è da domani che noi dobbiamo dimostrare il nostro valore. È il tempo della responsabilità: se vogliamo fare parte della storia, dobbiamo capire la responsabilità che abbiamo nei confronti di decine di milioni di persone».

La leader di FdI si è detta rammaricata per l’astensionismo, tracciando come sfida futura quella di far tornare i cittadini italiani a credere nelle istituzioni. «Ci sono troppi italiani che non si fidano delle istituzioni. Ci vuole piena dignità nel rapporto tra Stato e cittadini affinché esistano cittadini liberi, non sudditi». Poi, con le dovute cautele, ha assicurato: «Se saremo chiamati a governare, lo faremo per tutti, con l’obiettivo di unire ed esaltare questo popolo. Il grande obiettivo è quello di fare sì che gli italiani possano essere nuovamente orgogliosi di essere italiani, di sventolare la bandiera tricolore». Meloni ha chiuso l’intervento ringraziando Salvini, Berlusconi, Lupi e tutta la coalizione: «Nessuno si è risparmiato – e ha aggiunto -. Voglio ringraziare gli italiani che non hanno creduto alle menzogne su di noi. Voglio ringraziare la mia famiglia, il mio staff. Se non hai persone che ti vogliono bene veramente certe cose non le puoi fare. E voglio ringraziare Fratelli d’Italia». Meloni risponderà alle domande dei giornalisti in una conferenza stampa nella giornata del 26 settembre.

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26 Settembre 2022 - 02:15 Redazione
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Bruxelles tace, i sovranisti europei esultano. Orban, Abascal, Morawiecki, Zemmour: gli auguri dei leader di destra a Meloni

26 Settembre 2022 - 02:12 Redazione
«Gli italiani hanno dato una lezione di umiltà alla Ue», scrive Jordan Bardella, big del partito di Le Pen e tra i primi a congratularsi

Dalla Svezia alla Francia, dalla Polonia alla Spagna. Gli auguri per Giorgia Meloni e per Fratelli d’Italia, primo partito in Italia alle elezioni politiche 2022, arrivano trasversalmente da tutta Europa. Mentre i vertici delle istituzioni di Bruxelles tacciono, sono proprio i leader più euroscettici a pubblicare sui social le esultanze per il risultato elettorale italiano. Jordan Bardella, eurodeputato e volto tra i più noti del partito di Marine Le Pen, è tra i primi a gioire su Twitter: «Gli italiani hanno dato una lezione di umiltà all’Unione europea che, per voce della signora von der Leyen, ha preteso di imporre loro il voto. Nessuna minaccia di alcun tipo può fermare la democrazia: i popoli europei alzano la testa e prendono in mano il loro destino». Dall’Ungheria, il deputato Balazs Orban, direttore politico dell’ufficio del premier Viktor Orban, ha dichiarato: «In questi tempi difficili, abbiamo più che mai bisogno di amici che condividano una visione e un approccio comuni alle sfide dell’Europa. Viva l’amicizia italo-ungherese».

Santiago Abascal, leader del partito di ultradestra Vox, ha lanciato il suo auspicio dalla Spagna: «Stanotte milioni di europei ripongono le loro speranze sull’Italia. Giorgia Meloni ha indicato la strada per un’Europa orgogliosa, libera e di nazioni sovrane». Anche il premier polacco Mateusz Morawiecki, il cui partito all’europarlamento fa squadra con Fratelli d’Italia nell’Ecr, si è complimentato con Meloni, sempre su Twitter. Eric Zemmour, leader del partito di estrema destra francese Reconquete, ha scritto: «Congratulazioni a Giorgia Meloni e al popolo italiano! Come non guardare a questa vittoria come a una prova che sì, salire al potere è possibile?». Dalla Germania, l’eurodeputata tedesca e vice leader di Afd, Beatrix von Storch, ha commentato così il risultato delle urne: «Insieme agli amici Matteo Salvini e Giorgia Meloni si può costruire un forte governo di destra. Svezia al nord, Italia al sud: i governi di sinistra sono quelli di ieri».

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La vittoria di FdI sulla stampa internazionale, la Cnn: «Meloni presidente del Consiglio più a destra dall’epoca di Mussolini» – Le home page

26 Settembre 2022 - 01:12 Redazione
Cnn, New York Times, ma anche i grandi giornali europei: «VInce le destra nazionalista e sovranista»

Le testate giornalistiche più importanti al mondo guardano con attenzione alle prime evidenze delle elezioni politiche italiane. Le homepage dei principali siti di informazione, dopo i primi exit poll, sono state aggiornate dando per assodata la vittoria di Giorgia Meloni. Le proiezioni in arrivo confermano che Fratelli d’Italia è il primo partito in Italia. E quasi tutta la stampa internazionale, allora, per raccontare l’exploit meloniano sceglie di sottolineare la collocazione a destra – per alcuni estrema – del partito. «Gli elettori italiani sembrano pronti a voltare pagina per l’Europa. Con la candidata Meloni in testa alle elezioni di domenica, l’Italia potrebbe avere il suo primo leader il cui partito affonda le radici nelle macerie del fascismo», scrive ad esempio il New York Times. «Il partito post-fascista di Giorgia Meloni in testa», è il bulletin dell’agenzia France Presse. Ancora più forte la titolazione della Cnn: «Meloni destinata a essere la presidente del Consiglio più a destra dall’epoca di Mussolini». Ecco una gallery con gli screenshot di alcuni dei giornali più rinomati al mondo.