Elezioni e flussi di voti: così Giorgia Meloni svuota la Lega. E il Terzo Polo toglie voti decisivi al Pd
I flussi elettorali sono gli scambi di voto che si registrano tra i partiti in occasione delle elezioni. Servono a comprendere cosa hanno preferito gli elettori e come hanno cambiato le loro preferenze da un voto all’altro. E spesso risultano decisivi per comprendere come si è determinato il risultato finale. Alle elezioni del 25 settembre i flussi elettorali hanno premiato naturalmente Fratelli d’Italia. Che per raggiungere il suo 26% ha drenato voti dagli alleati Lega e Forza Italia. E in parte anche dal Movimento 5 Stelle e dall’astensione. Mentre il Partito Democratico ha perso voti andati in direzione dell’Alleanza Sinistra-Verdi, di +Europa e del Terzo Polo. Infine c’è il caso del M5s. Che ha perso un numero di voti simile a quello che è andato a ingrossare le fila dell’astensione. Ma ha pagato un tributo anche alla Lega e a FdI.
FdI spoglia Salvini
Ieri su Open abbiamo mostrato come alla Camera i voti del centrodestra sono aumentati di molto poco (12.152.345 contro 12.183.722). Il vero risultato negativo lo ottiene il Movimento 5 Stelle: 10.732.066 voti ottenuti nel 2018 contro i 4.264.060 del 25 settembre. Il partito di Giorgia Meloni ha invece preso 5.807.069 preferenze in più rispetto alle scorse elezioni. Gli altri tre partiti di coalizione ne hanno persi 5.774.282. Il Partito Democratico è passato dai 6.161.896 del 2018 ai 5.306.358 voti del 2022. L’alleato +Europa è passato dalle 841.468 preferenze alle 787.083 di domenica scorsa. Il Corriere della Sera spiega oggi che secondo le stime di Noto Sondaggi il 27% di chi aveva votato Lega ha scelto FdI. Meloni ha preso anche a Forza Italia (15%) e al M5s (12%). Secondo Antonio Noto quello a Meloni non è un voto politicizzato: il 19% del 26% di elettori è fatto di persone che non si sentono di destra. E se vuole ampliare il bacino Giorgia dovrà rivolgersi proprio a chi la vede come una premier di destra e basta. La Lega invece ha sottratto voti a Forza Italia (7,8%) e M5s, così come Fi ha preso voti a Lega e grillini. Il Pd ha drenato il 9,7% dei suoi attuali elettori al partito di Grillo e Conte.
Il Terzo polo cattura gli elettori Pd
Il Terzo Polo di Calenda e Renzi ha fallito sia l’obiettivo del 10% che il sorpasso a Forza Italia. Ma ha preso tanti, tantissimi voti dal Pd: il 37% del suo elettorato viene da Letta. Solo il 6% invece arriva da Berlusconi. Mentre è significativo che il secondo bacino d’utenza di Azione e Italia Viva dopo i Dem sia il M5s. Che ha portato il 13,9% dei voti. Lorenzo Pregliasco di YouTrend spiega al quotidiano che questo è l’«effetto Terzo polo». Perché aver «drenato più al Pd che a destra è costato caro alla coalizione di Letta: ha fatto perdere collegi in Emilia-Romagna, Toscana e, soprattutto, quello di Roma, dove correva Bonino. L’elettorato èpiù sovrapponibile, dopo tutto Renzi e Calenda erano nel Pd fino all’altroieri». Anche il panel Swg Radar conferma che metà dei voti in entrata di FdI provengono dal centrodestra: il 30% da Lega e il 20% da Fi. Il 17% invece dal Movimento 5 Stelle. Dei circa 7,2 milioni di voti ottenuti da FdI ieri, il 16% viene dalla conferma dei propri elettori del 2018; un altro 50% dagli altri partiti di centrodestra, e in particolare il 30% che votava Lega e il 20% che votava Fi; infine il 17% proviene da M5s e un ulteriore 17% dall’astensione. Viceversa prendendo i voti in uscita dal partito del centrodestra che ne ha persi di più, Swg osserva che dei 5,7 milioni di elettori che scelsero il partito di Salvini solo il 29% ha confermato tale scelta. Il 40% ha optato per FdI, il 21% si è astenuto, il 4% ha votato il Terzo Polo. Un residuo 6% ha scelto altri partiti.
I casi Dem e M5s
Il 68% dei 5,3 milioni di voti ottenuti domenica dai Dem proviene da elettori che nel 2018 votarono per il Pd. Il 10% da elettori di altri partiti di centrosinistra (il 5% da Leu). Il 15% da elettori di M5s, il 10% dall’area dell’astensione e il 4% d partiti di centrodestra. Infine c’è il M5s. Dei 10,7 milioni di cittadini che nel 2018 scelsero il Movimento, la fetta più grande, il 36% si è ieri astenuta, mentre solo il 30% ha confermato la scelta di quattro anni fa. Il 14% si è indirizzato su FdI e il 10% sul centrosinistra (di cui il 7% sul Pd). Mentre un restante 10% ha scelto altri partiti. È però profondamente modificata la collocazione politica dell’elettorato pentastellato. Quest’anno il 49% si dichiara di sinistra, mentre nel 2018 solo il 29% si dichiarava tale, mentre il 44% non si collocava (questi ultimi quest’anno sono scesi al 31%). Gli elettori di destra scendono dal 12% al 4% mentre quelli che si dichiarano di Centro salgono leggermente, dal 15 al 16%.
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