L’ultimo giorno di voto per i referendum nei territori occupati dell’Ucraina: Putin annuncia l’annessione già venerdì?
È arrivato l’ultimo giorno di votazioni nei territori dell’Ucraina parzialmente occupati dai russi. Dallo scorso venerdì 23 settembre, i residenti di Donetsk, Lugansk, Cherson e Zaporizhzhia stanno esprimendo la loro volontà, o meno, di entrare a far parte della Federazione russa. O almeno così sostengono i media di Mosca, i quali hanno già annunciato tra domenica e lunedì la validità di questi referendum. Una dichiarazione fatta ancora prima che le persone terminassero di votare, in quanto l’affluenza avrebbe già superato ampiamente il 50%. La proclamazione dell’annessione dei territori occupati potrebbe arrivare già venerdì.
L’affluenza forzata
Nella serata di ieri, 26 settembre, l’agenzia di stampa russa Tass ha pubblicato numeri quasi da record per le province a est. L’affluenza a Donetsk è al momento pari all’86,89%, a Lugansk dell’83,61%, a Cherson del 63,58% e a Zaporizhzhia del 66,43%. L’Occidente, dall’Europa agli Stati Uniti, ha già definito questo referendum una «farsa», con il G7 che ha assicurato che non lo riconoscerà mai. Racconti e video hanno superato i confini ucraini, e mostrano come le persone andassero a votare in seggi che non presentavano alcun osservatore. Non si effettuava nessun censimento e le forze armate occupanti che andavano di casa in casa a costringere la gente a votare. A volte anche a nome di tutto il nucleo familiare.
Il «discorso storico» del 30 settembre
Considerato l’esito scontato già prima che si iniziasse a votare, il Parlamento russo si prepara a votare l’annessione di questi territori già dal prossimo 29 settembre. Secondo l’intelligence britannica, Vladimir Putin parlerà il giorno dopo all’Assemblea federale. Una sessione congiunta di entrambe le camere russe durante la quale, scrivono i media russi, il presidente terrà «un discorso storico». Il ministero della Difesa del Regno Unito sostiene che «esiste una possibilità realistica che Putin utilizzi il suo discorso per annunciare formalmente l’adesione delle regioni occupate dell’Ucraina alla Federazione Russa». Una mossa che riprenderebbe quanto già accaduto nel 2014 con la Crimea, quando l’annessione arrivò solo due giorni dopo la conclusione del referendum.
La minaccia nucleare
L’intelligence britannica spiega come «qualsiasi annuncio di adesione venga visto come una rivendicazione dell’operazione militare speciale», in modo da consolidare il sostegno patriottico al conflitto. Come ha già dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, nel primo giorno di votazioni, se i referendum daranno risultato positivo ogni altro attacco ucraino contro quelle province sarà considerato da Mosca «come un attacco al proprio territorio». Per questo motivo potrebbe concretizzarsi l’ipotesi messa in campo dal vicepresidente consiglio di sicurezza Dmitry Medvedev. Il quale aveva già assicurato che la Russia è pronta a usare «armi nucleari strategiche» nel caso in cui avvertisse una minaccia alla sua integrità territoriale. Possibilità confermata ancora una volta dallo stesso Medvedev e che, come riporta l’agenzia russa Ria Novosti, la considera un «diritto» della Federazione. L’ex presidente è sicuro che nel caso in cui la Russia dovesse usare le armi nucleari contro Kiev, «la Nato non interferirà direttamente nel conflitto».
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