Alessia Pifferi esce per la prima volta dal carcere per un’udienza. Gli avvocati: «È molto spaventata. Serve perizia psichiatrica»
Alessia Pifferi, la 37enne accusata di omicidio aggravato per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana, ha partecipato all’udienza dell’incidente probatorio di oggi, 28 settembre. «La signora è molto spaventata perché per la prima volta esce dal carcere dove è in isolamento e vive ovattata», ha dichiarato il suo avvocato Solange Marchignoli che la assiste assieme al collega Luca D’Auria. La donna si trova in cella dallo scorso 21 luglio per aver lasciato la piccola di 1 anno da sola in casa per sei giorni mentre era in vacanza con il compagno. L’udienza di oggi, fissata dal gip Fabrizio Filice, era finalizzata a conferire l’incarico ai periti per gli accertamenti sugli oggetti presenti in casa il giorno della tragedia accanto al corpo della bambina. Si tratta di un biberon, una bottiglietta d’acqua e una boccetta di En (benzodiazepine). Il giudice, al termine della seduta, ha rinviato l’udienza per il conferimento dell’incarico al prossimo 14 ottobre, e deciderà su una richiesta avanzata dagli avvocati di Alessia Pifferi.
Gli avvocati: «Chiede di Diana»
Nel corso dell’udienza i due difensori hanno rinnovato al giudice la richiesta di una perizia psichiatrica e neuroscientifica alla 37enne dentro il carcere. Richiesta che era già stata presentata i mesi scorsi e che il giudice respinse ad agosto. «L’ingresso dei nostri consulenti deve solo fotografare il suo stato mentale», precisano gli avvocati. «A noi interessa sapere – proseguono – cosa è successo nella testa di questa donna, e non accertare la sua capacità di intendere e volere e non – come ha interpretato la Procura – “di farla curare”». «Ha momenti di sconforto – ha raccontato poi uno dei legali – quando legge le notizie dai giornali e trova qualche parola chiave che la mette in difficoltà scoppia in lacrime. Il modo in cui parla non è di una mamma che ha perso l’interesse. Chiede di Diana e parla di lei come un dono di Dio». E ancora: «L’unica cosa di cui si rende conto è che non l’abbraccerà mai più».
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