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Nel primo decreto di Giorgia Meloni premier i soldi per le bollette e la sanatoria delle cartelle esattoriali

28 Settembre 2022 - 06:00 Alessandro D’Amato
decreto governo giorgia meloni premier sanatoria cartelle esattoriali
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Servono 20 miliardi per gli aiuti sulle bollette: il nuovo governo vuole i fondi di Bruxelles. Ma...

Il primo atto di Giorgia Meloni premier sarà un decreto da oltre 20 miliardi. Per pagare le bollette di elettricità e gas di famiglie ed imprese. Ma mentre è mistero su dove si reperiranno i fondi, si prepara anche una maxi-sanatoria delle cartelle esattoriali. Un “saldo e stralcio” per quelle fino a 3 mila o 3.500 euro. Con il versamento del 20% del debito e la cancellazione del restante 80%. Oppure con pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5% in sostituzione di sanzioni e interessi. Intanto si prepara un nuovo lavoro per il governo Draghi. Che dovrà tamponare l’aumento dell’elettricità annunciato da Arera. Per il quale si pensa di attingere alle risorse extra tributarie di settembre. Ma quei 4 miliardi andranno allora defalcati dal decreto bollette di Meloni.

Un atto da 20 miliardi per elettricità e gas

Il problema è che nessuno degli interventi del decreto bollette sembra rinviabile: dall’azzeramento degli oneri di sistema delle bollette, che costa circa 3 miliardi, all’Iva ridotta al 5% sul gas (500 milioni), dal credito di imposta rafforzato per le aziende (circa 4,7 miliardi al mese), al bonus sociale rafforzato, fino allo sconto sulla benzina. L’intenzione di FdI è di provare a finanziare il decreto bollette da 20 miliardi con i soldi dell’Europa. «Si può attingere ai fondi strutturali 2014-2020 non spesi dall’Italia. Ovvero la metà dei 45 miliardi stanziati», ha detto Maurizio Leo, responsabile economico di Fratelli d’Italia. Ma Repubblica avverte oggi che la ricostruzione non è accurata. I fondi Ue (Fse e Fesr) non impiegati sono 3,5 miliardi secondo i dati di aprile della Ragioneria Generale dello Stato. E riprogrammare questi fondi non è cosa facile, visto che si possono spendere fino al 2023. Un’interlocuzione con l’Ue, poi, porterebbe via mesi di trattative prima del disco verde. Queste risorse poi hanno vincoli territoriali e d’impiego. Servono a lavoro, sociale, formazione, infrastrutture, efficienza energetica. Il quotidiano spiega che ci sono comunque anche 12,3 miliardi del programma complementare. Ovvero fondi nazionali abbinati a fondi europei. Qui non occorrerebbe l’ok di Bruxelles. Ma quello delle Regioni del Sud a cui sono vincolati questi soldi sì. Nella scorsa legislatura il ministro Provenzano dovette litigare con il governatore della Campania De Luca per riuscirci. Dalle parti di FdI intanto si esclude il ricorso allo scostamento di bilancio. Che era invece stato richiesto dalla Lega. «Con un Pil più basso e un debito già al 150% arriverebbero i fondi speculativi a metterci in difficoltà», è il ragionamento di Leo.

L’una tantum per lo stralcio delle cartelle

Ma nell’intervista che rilascia oggi al Corriere della Sera è proprio Leo ad annunciare lo stralcio delle cartelle in arrivo. «Si può mettere subito mano a una tregua fiscale per le cartelle da 1.000 fino a 3.500 euro. Il gettito sarebbe immediato. Con entrate una tantum possiamo finanziare spese una tantum. Come quella delle bollette», è il ragionamento. Il Messaggero oggi dettaglia i contorni dell’intervento: «L’obiettivo – spiega al quotidiano una fonte di FdI – non è una semplice riforma del sistema tributario. Ma l’apertura di una nuova era nel rapporto tra fisco e contribuenti. Ispirata alla reciproca fiducia e al riequilibrio dei rapporti tra cittadini e Stato». E cosa c’è di meglio di un condono per cominciare? Il progetto prevede un’operazione di “saldo e stralcio”. Fino a 3 mila o 3.500 euro per le persone più in difficoltà. Con il versamento del 20% e il taglio del restante 80%. Oppure, per gli importi superiori, il pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5%. Ma senza sanzioni o interessi. Con rateizzazione automatica in dieci anni. Per chi invece ha debiti ma non ancora è arrivato alle cartelle ci sarebbe un’interlocuzione con la Pubblica Amministrazione. Che porti a una rateizzazione automatica in 5 anni con sanzione del 5%. Per le cartelle con importi inferiori a mille euro ci sarebbe direttamente la cancellazione. Tra la fine del 2022 e i primi mesi del prossimo anno dovrebbero arrivare 13 milioni di cartelle secondo Federcontribuenti. Altri tre milioni li sta elaborando l’Agenzia delle Entrate in queste settimane.

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