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Livorno, il locale che non vuole tra i clienti chi ha votato Giorgia Meloni: «Tenetevi quei soldi»

28 Settembre 2022 - 07:44 Redazione
bua dell'orate giorgia meloni livorno
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Il pub "La Bua dell'Orate" li caccia con un comunicato su Facebook. La titolare spiega le sue ragioni

Un locale di Livorno esclude dai clienti chi ha votato Giorgia Meloni. Con un comunicato pubblicato su Facebook “La Bua dell’Orate”, pub che si trova a Scali Novi Lena, che non nomina direttamente la leader di Fratelli d’Italia. Ma il suo obiettivo è chiaro: «La Bua dell’Orate comunica: noi i soldi di chi l’ha votata NON si vogliono. Siete gentilmente pregati di essere coerenti con il vostro voto e di non frequentare più il nostro baretto di Invertite/Deviate. Con amore, La Bua». E c’è anche il post scriptum: «L’unica cosa che è deviata/invertita è il vostro cuore/cervello. VERGOGNA». Romina Matarazzo, proprietaria del locale, ha spiegato a Il Tirreno il motivo del post: «Non sono una persona che vive di politica o che può ritenersi un’esperta dell’argomento. Ma quando ho visto i risultati domenica sera non ci volevo credere». E ancora: «Sapevo che la destra era molto favorita, ma fino all’ultimo speravo in un risultato diverso. Si tratta dell’Abc, dei diritti che ogni persona si merita di avere: con questo voto siamo tornati indietro dopo tanti anni di lotte e diritti conquistati». La titolare aggiunge che «il nostro è un pub aperto a tutti, però non ospita chi invece vota Meloni, per me sono liberi di farlo. Infatti questa è solo una richiesta di coerenza, di non recarsi in un locale gestito da persone che la loro leader discrimina». Matarazzo risponde alle accuse di discriminazione: «Io non ho proibito niente a nessuno, ho solo chiesto di essere coerenti con le proprie idee. Perché uno che ha votato Meloni, che discrimina gli omosessuali, dovrebbe esser ben accetto nel nostro locale? Poi di bar in città ce ne sono a centinaia, quindi ci sono alternative a volontà, mentre di leggi a salvaguardia della comunità omosessuale non ce ne sono e persone come me e la mia compagna non ci sentiamo tutelate».

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