Omicidio Toscano, un uomo sospettato dell’omicidio dell’insegnante a Melito: interrogato in caserma
È un uomo adulto il principale sospettato dell’omicidio di Marcello Toscano. I sospetti degli inquirenti si sarebbero concentrati su di lui che intanto è stato portato in caserma per essere sentito dai carabinieri. Per il momento sull’uomo non ci sarebbero stati provvedimenti. Il corpo di Marcello Toscano è stato trovato ieri sera, martedì 27 settembre, verso le 22:30 nel cortile della scuola media Marino Guarano a Melito di Napoli. Le ricerche erano iniziate poco dopo le 19:25, quando il figlio del 64enne si è presentato alla caserma dei carabinieri. Toscano era uscito di casa per andare a scuola, come ogni giorno, ma non era più tornato. Il primo posto in cui sono iniziate le indagini era proprio quella scuola di Melito, dove la figlia dell’insegnante scomparso ha trovato la macchina del padre parcheggiata. I carabinieri hanno, quindi, fatto aprire i cancelli dell’istituto dai custodi e hanno trovato il corpo senza vita di Toscano dietro un’aiuola. Le immagini dei sistemi di videosorveglianza della scuola sono già state acquisite, nella speranza di poter ricostruire quanto accaduto. Come riporta Fanpage, sarebbero state trovate delle tracce di sangue sugli scalini che portano alla ex casa del custode, oggi utilizzata come deposito. Gli inquirenti non escludono che Toscano possa essere stato ferito all’interno di quell’edificio e poi trascinato fuori. Dai primi esami eseguito sul corpo di Toscano, è apparso subito chiaro come a ucciderlo siano state alcune ferite inferte con un coltello, o comunque una lama. Marcello Toscano era una persona nota sia a Melito che a Mugnano, dove è stato consigliere comunale fino allo scorso anno.
La scuola ora rimarrà chiusa per almeno un paio di giorni. «Non lasciateci soli», ha chiesto il sindaco di Melito, Luciano Mottola, che denuncia l’annosa emergenza sicurezza che da tempo colpisce il Comune al confine con Scampia e Secondigliano, oltre che la stessa scuola media. Lo scorso maggio, ad esempio, un ragazzino di 13 anni venne ferito alla schiena con un coltello mentre era in aula da un suo stesso compagno di classe. Due mesi prima, invece, ad essere aggredita fu una bambina di 11 anni, sempre da una coetanea ma questa volta in bagno. «Da genitore, pensando alle mamme e papà che dovranno trovare le parole adatte per spiegare ai propri figli perché non potranno venire a scuola domani, mi vengono i brividi», ha detto ancora Mottola, «brividi dettati da un’impotenza conclamata, quella che scaturisce dall’impossibilità di essere numericamente pronto per fronteggiare l’emergenza delinquenziale che attanaglia la mia città e tante altre della cintura di Napoli».