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Fiano, Prestigiacomo, Paragone, Sensi: chi lascia il parlamento (e la politica) dopo le elezioni

29 Settembre 2022 - 11:03 Ygnazia Cigna
C'è chi lo sapeva e chi è stato colto alla sprovvista, la lista di chi è fuori dai giochi

C’è chi lo sapeva e chi è stato colto alla sprovvista. Chi l’ha prese bene, e chi saluta con tristezza, talvolta rancore. Una vittoria schiacciante quella del centrodestra alle elezioni del 25 settembre che ha lasciato a terra diversi parlamentari. È lunga la lista di chi non ce l’ha fatta e così molti i saluti a Palazzo Madama e Montecitorio. A colpire è che diversi sembrano assumere i toni di una bocciatura agli esami. «Non me l’aspettavo, è stato tutto così veloce e non ho avuto il tempo di pensare al dopo», ha commentato così l’ex deputato dem Emanuele Fiano la sconfitta con Isabella Rauti nel collegio di Sesto San Giovanni. Con il 45,4% dei voti contro il 30,8%, la destra si è così ripresa la cosiddetta Stalingrado d’Italia. E ora che farà? Ancora non lo sa: «Ci penserò – ha detto in un’intervista a Il Giornale – in ogni caso io sono architetto e potrei tornare nello studio da cui sono uscito circa vent’anni fa, quando la passione per la politica mi ha travolto». Se Fiano pensa di lasciare il campo politico (per il momento), c’è chi non ci pensa proprio.

«Ho perso, ma non mi sento bocciata»

È il caso di uno dei volti più noti di Forza Italia, Stefania Prestigiacomo, così come il presidente uscente della Camera Roberto Fico dei 5 Stelle. «Ho perso, ma non mi sento bocciata», ha scritto sui suoi canali social Prestigiacomo dopo 28 anni in Parlamento. Poi, nelle dichiarazioni successive, ha precisato che resterà al servizio del suo partito. E anche Fico sulla stessa linea: «Continuerò a svolgere attività rilevanti nei 5 Stelle a Napoli, la mia città». Decisa, invece, Lucia Azzolina, ex ministro dell’istruzione del governo Conte II che lascerà i banchi del ministero per tornare a quelli delle mura scolastiche: «Riprenderò il mio ruolo di preside a Siracusa». Ci sono poi gli imprenditori, come Massimo Mallegni, forzista, ex sindaco di Pietrasanta ed ex senatore (per 5 anni). «Mi dedicherò all’hotel che ho in Versilia e alle gallerie d’arte che con mia moglie Paola abbiamo aperto a Forte dei Marmi e Dubai», ha raccontato. E poi ancora i grandi nomi: da Luigi Di Maio che con un risultato mortificante – nel proporzionale e nell’uninominale – si è trovato a lasciare la scena. Non è da meno Gianluigi Paragone, a capo di Italexit, fatto fuori dai giochi e che forse potrebbe tornare al mondo dei talk.

«Dura lex, sed lex»

Non manca chi prima della politica faceva della scrittura il suo lavoro e che – forse – tornerà a farlo. «Questo racconto meriterebbe questo titolo: Fine seduta mai», ha commentato il democratico Filippo Sensi, anche lui ex deputato e candidato non eletto. Tra questi ultimi anche Federica Zanella, leghista, che ci tiene a rivendicare le battaglie portate a termine: «Ho ottenuto buoni risultati, come il reato di sexting e Revenge porn». Tra i leghisti è rimasto fuori anche Gianni Tonelli che in un post su Facebook dal titolo Errore al Viminale commenta la sua uscita con sportività: «Dura lex, sed lex. Sono cose che vanno prese con la dovuta serenità e obiettività. Se ci sono i numeri si entra in Parlamento, altrimenti no. Sono le regole della democrazia». Ma chiarisce: «Non mancherò di dare il mio contributo alla vita pubblica del Paese».

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