Così il governo Meloni cambierà reddito di cittadinanza e Superbonus
Il nuovo governo di Giorgia Meloni mette nel mirino reddito di cittadinanza e Superbonus 110%. Mentre la Nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza certifica un Pil in frenata e 10 miliardi di nuove entrate, la premier studia una stretta per fare altra cassa. Risparmiando sul sussidio e sui bonus edilizi. D’altro canto il primo decreto di Meloni premier porterà una sanatoria delle cartelle esattoriali proprio per aumentare le entrate per le bollette. E anche l’esecutivo di Draghi pensava di non rinnovarlo prima delle modifiche sui crediti delle banche. Ma il tempo per scrivere la legge di bilancio rimane poco, pochissimo. Soprattutto perché va a incrociarsi con i tempi per l’incarico e per la formazione del nuovo governo. Mentre per il rinnovo dei sussidi serviranno a breve 40 miliardi.
Cosa dice la Nadef di Draghi
Con ordine. La Nadef approvata dal Consiglio dei Ministri è insolitamente a metà. Contiene infatti solo la parte tendenziale e non quella programmatica. Perché gli effetti della manovra di bilancio dovrà calcolarli il nuovo esecutivo. Il Pil migliora quest’anno al +3,3%. Ma nel 2023 arriverà una brusca frenata: +0,6% invece del 2,4% previsto dal Def. Il deficit è in discesa al 5,1%. Cala anche il debito, che imbocca un percorso di discesa (145,4% del Pil quest’anno e 143,2% il prossimo) che lo porterà nel 2025 sotto quota 140% (al 139,3%). E nonostante la Nota fotografi un rialzo del sentiero dell’inflazione, resta la previsione che il tasso comincerà «a scendere entro la fine di quest’anno». Con queste prospettive di partenza è logico che le decisioni siano prese dalla nuova premier. Che ha già preso contatti con via XX Settembre. La prima mossa sarà un nuovo decreto energia. Diventato ancora più urgente dopo le previsioni sui rialzi delle bollette. Servono almeno 20 miliardi. Per coprire l’azzeramento degli oneri di sistema delle bollette, che costa circa 3 miliardi, l’Iva ridotta al 5% sul gas (500 milioni), il credito di imposta rafforzato per le aziende (circa 4,7 miliardi al mese), il bonus sociale rafforzato. Fino allo sconto sulla benzina. Per questo l’esecutivo sta già lavorando a un “Saldo e stralcio” delle cartelle esattoriali fino a 3.500 euro. Che prevede il pagamento del 20% del dovuto e il perdono sul restante 80%. Oppure una rateizzazione in più anni con la maggiorazione del 5% della cifra dovuta cancellando interessi e more.
Via il reddito se rifiuti un lavoro
Ma il governo Meloni comincerà anche a lavorare alla riforma del reddito di cittadinanza. La premier ha parlato in più occasioni di abolizione. E anche sua madre si è schierata per la cancellazione della “vergogna“. La prima mossa però sarà una modifica da infilare nella legge di bilancio. Il Fatto Quotidiano spiega oggi che Giovanbattista Fazzolari, responsabile del programma di FdI, e Maurizio Leo, responsabile economico del partito, ci lavorano già. La modifica riguarderà le offerte di lavoro: oggi il sussidio si perde se se ne rifiutano due. Sia dai centri per l’impiego che dai privati. Fratelli d’Italia vuole ridurre le possibilità di rifiutare un lavoro a una. E rafforzare il sistema dei controlli con l’obiettivo di scovare i “furbetti” del Rdc. Una mossa che però a prima vista non dovrebbe portare molti risparmi alle casse dello Stato. Ma d’altro canto il mancato sfondamento di FdI al Sud è dovuto proprio alla sua posizione sul reddito. E oggi Francesco Lollobrigida immagina un percorso guidato per la riforma fino all’abolizione. Un percorso graduale che preveda però che rimangano i sussidi per chi è disoccupato.
Il bonus edilizio da riformare
Per il Superbonus 110% la questione è più complicata. La Stampa spiega oggi che i sussidi per le ristrutturazioni hanno pesato per 25 miliardi di euro tra 2020 e 2021. Venti miliardi invece sono la spesa totale per il sussidio voluto dal governo di Conte. Il premier Draghi lo ha criticato in più occasioni. Anche perché non tenendo conto del valore degli immobili e delle difficoltà nell’applicarlo nei condomini, è diventato un affare soprattutto per la classe medio-alta e per i possessori di seconde case. Ecco quindi che una prima modifica potrebbe riguardare l’esclusione di una fascia di immobili. Un’abolizione tout court è meno probabile. Anche se sarebbe infinitamente più remunerativa per le casse dello Stato. Ma in questo caso Meloni dovrebbe fare fronte anche alle proteste dei suoi. Che, come per il rigassificatore di Piombino, sul territorio tendono a pensarla diversamente rispetto che a Roma. Proprio ieri infatti il consiglio regionale della Toscana ha approvato una mozione di FdI che chiede la proroga del Superbonus per gli interventi sul patrimonio dell’edilizia residenziale pubblica almeno fino al 2025.
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