Università di Milano, chiuso il fascicolo sui concorsi pilotati. Tra gli indagati anche l’infettivologo Massimo Galli: ridimensionate le accuse
Si torna a parlare della “concorsopoli” dell’Università Statale di Milano. La procura del capoluogo lombardo ha chiuso le indagini sui presenti concorsi pilotati per i posti da professore e ricercatore all’università, in particolare nel settore della sanità. I pm Carlo Scalas e Bianca Eugenia Baj Macario hanno spacchettato l’inchiesta in più fascicoli, ciascuno relativo a un concorso. Tra i 25 indagati (inizialmente erano più di 33) che hanno ricevuto oggi l’avviso di notifica dei carabinieri del Nas, c’è anche l’infettivologo Massimo Galli, che lo scorso ottobre, in seguito alle acquisizioni e perquisizioni degli inquirenti, era accusato di tre presunti episodi di turbativa d’asta e di due di falso. L’ipotesi avanzata dai pm era che l’ex primario del Sacco, ora in pensione, avesse favorito i candidati da lui stimati e ritenuti più preparati. Sembra però che le accuse nei confronti del professor Galli siano state «limate», come quelle di altri indagati. «L’ipotesi accusatoria risulta fortemente ridimensionata rispetto a quella iniziale», hanno commentato i suoi difensori, gli avvocati Ilaria Livigni e Giacomo Gualtieri.
Le accuse
Massimo Galli dovrebbe rispondere di un solo episodio, per il quale gli viene contestato il reato di falso e turbativa. È quello che riguarda Agostino Riva, suo stretto collaboratore e candidato vincente nell’aprile del 2020 di un “concorso” per il ruolo di professore di seconda fascia in malattie cutanee, infettive e dell’apparato digerente all’ospedale Sacco di Milano. Secondo l’ipotesi dell’accusa, Galli sarebbe stato il «regista del condizionamento della procedura attraverso il sistematico azzeramento della volontà collegiale»: avrebbe infatti alterato il “concorso” intervenendo come componente della «commissione giudicatrice» sul verbale di «valutazione dei candidati» e sostenendo che il «prospetto contenente i punteggi attribuiti fosse il risultato del lavoro collegiale» svoltosi durante una riunione da remoto del febbraio 2020, mentre, risulta dagli accertamenti, sarebbe stato concordato solo dopo.
Per l’accusa, sarebbe stato lo stesso Riva, anche lui indagato e accusato di turbativa, a indicare i punteggi che doveva attribuirgli la commissione, se non a stabilire e applicare gli stessi criteri generali di attribuzione: «L’applicazione in concreto degli specifici criteri e dei parametri da utilizzare nella valutazione dei candidati, che Galli appaltava a Riva per consentirgli di prevalere», si legge nell’avviso di notifica. Accusati di falso insieme a Galli, Claudio Maria Mastroianni, professore dell’Università La Sapienza di Roma e Claudia Colomba, professoressa dell’Università di Palermo, anche loro componenti della commissione giudicatrice. I tre avrebbero sottoscritto un verbale nel quale si diceva che «il prospetto contenente i punteggi» fosse frutto di lavoro «collegiale» della commissione. Quei punteggi, invece, ipotizzano appunto i pm, venivano attribuiti dallo stesso candidato “vincente” Riva dopo la riunione della commissione e poi «trasmessi da Galli agli altri componenti».
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