L’opzione nucleare di Putin, dove può colpire in Ucraina: «Ma se usa l’atomica la Russia sarà distrutta»
La sfida di Vladimir Putin è lanciata. Con l’annessione delle quattro regioni ucraine nel giorno dell’ennesima strage di civili a Zaporizhzhia lo Zar ha lanciato ufficialmente la sua guerra totale all’Occidente. Sul piano militare: da tempo sostiene che le sue truppe combattono non gli ucraini ma gli Usa e la Nato che forniscono loro le armi. E ha avvertito che i nuovi territori verranno difesi «con ogni mezzo possibile». Evocando quindi la dottrina russa sulla bomba atomica. E su quello valoriale: «L’Occidente ci ha chiamati amici, partner, ma in realtà ci ha trattati come una colonia. Non vivremo secondo le loro regole. La sua egemonia è finita», ha detto ieri. Annessione ed escalation atomica vanno di pari passo. Per questo a Kiev si chiedono quale possa essere l’obiettivo del primo strike nucleare. Mentre in America rispondono che se usa l’atomica la Russia verrà distrutta.
Odessa e l’Isola dei serpenti
Come abbiamo raccontato, da tempo i vertici della Nato si interrogano su dove potrebbe colpire Putin con le armi nucleari tattiche. Due opzioni possibili sono l’Isola dei Serpenti e Odessa. Il primo, noto come Isola di Zeiny, è un lembo di terra di un chilometro quadrato conquistato da Mosca all’inizio della guerra. E poi ripreso da Kiev. Cancellarla con un colpo atomico, secondo l’Alleanza, trametterebbe un messaggio forte all’intera nazione ucraina. L’isola non è abitata da civili e quindi si tratterebbe soltanto di una dimostrazione di potenza. Su Odessa, oggi la Repubblica racconta che gli abitanti si stanno già preparando. Il sud-ovest ucraino, è il ragionamento, può diventare un obiettivo. Mentre lanciare un’atomica nel Donbass, dove ancora si combatte ma nel frattempo annesso, sarebbe come colpire il territorio della Russia. Mentre invece colpire Kiev sarebbe una provocazione eccessiva. Per questo sui social network cominciano a comparire vademecum improvvisati: «In caso di attacco nucleare, chi è oltre i 5 km dall’epicentro ha speranza di sopravvivere», «avete massimo 15 minuti per raggiungere il rifugio», «se non ne trovate uno, andate ai piani alti, oltre il decimo», «preparate una valigia con acqua, cibo in scatola, una lampadina, vestiti, radiotrasmittente e pillole di iodio». I negozi le hanno quasi esaurite.
Le bombe atomiche tattiche
Un blister di dieci pillole in zona costa 170 grivna, ovvero 4 euro e 70 centesimi. L’Isola dei Serpenti invece è a 100 chilometri in linea d’aria da Odessa. «Non è che questo ci tranquillizzi», dice al quotidiano l’italiano Attilio Malliani, consigliere diplomatico del sindaco Trukhanov. «Qual è l’onda d’urto di un’arma nucleare tattica? Dicono 40 km, ma non si ha certezza. I venti poi possono spingere qui la nube radioattiva». Alessandro Politi, direttore della Nato Defence college foundation, dice oggi a QN che la minaccia per ora è abbastanza remota: «Un’arma nucleare si usa normalmente solo in situazioni disperate e anche se a Russia dovesse perdere il Donbass non è certo minacciata nella sua integrità». Mentre gli ucraini «continueranno a combattere perché hanno il diritto di tentare di riprendersi i territori che sono parte della loro nazione. E i russi non vogliono cedere. Ma entrambi i belligeranti stanno uccidendo la meglio gioventù con conseguenze demografiche devastanti. Prima o poi devono fermarsi». E l’esercito di Putin «con l’inverno, si metterà sulla difensiva e il conflitto si allunga». Politi si dice preoccupato per la tenuta dell’Ucraina: «È comprensibile che voglia riprendersi i propri territori. Ma non è detto che possa riaverli tutti e subito. Servirebbe un momento di riorganizzazione in modo da valutare freddamente costi e benefici della continuazione della guerra o della sospensione delle ostilità per meglio perseguire gli obiettivi».
La minaccia di Kissinger
Intanto l’ex segretario di Stato Usa Henry Kissinger durante un seminario del Council on Foreign Relations ha detto che se Putin usa l’atomica il suo paese verrà distrutto. «Non possiamo permettere che la Russia raggiunga i suoi obiettivi, dopo l’uso delle bombe nucleari». Sarebbe preferibile ottenere questo risultato «attraverso le armi convenzionali e il dialogo», per consentire all’altra parte di sapere con chiarezza a cosa va incontro. E quindi tenerlo presente nelle proprie valutazioni strategiche. Però non è possibile escludere «altri mezzi», perché «non possiamo consentire che le armi atomiche diventino come quelle convenzionali». Ciò altererebbe in maniera inaccettabile «la natura stessa delle relazioni internazionali, perché aprirebbe la porta all’uso indiscriminato di tecnologie senza limiti, che chiunque potrebbe cercare di impiegare. E questo è troppo pericoloso».
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