Alessia Piperno e la solidarietà dei nomadi digitali: «Poteva succedere a chiunque» – Le voci
La notizia dell’incarcerazione di Alessia Piperno ha scatenato clamore sui social. Sono moltissimi i messaggi di solidarietà rivolti alla trentenne nomade digitale fermata a Teheran nel giorno del suo compleanno per ragioni ancora sconosciute: «Speriamo che la Farnesina la riporti a casa al più presto È devastante pensare a quello che starà passando. Forza Alessia, l’Italia è con te!», si legge sotto un post Instagram che la ritrae felice in Iran, dove si trovava da quasi tre mesi: «Incrociamo le dita», «Buona fortuna». Non manca chi incolpa Alessia di aver scelto una meta inadatta – il regime iraniano si è inasprito negli ultimi mesi e il Paese sta vedendo la violenta repressione delle proteste scatenate dalla morte di Mahsa Amini, probabilmente uccisa dalle autorità per non aver indossato il velo in maniera corretta. «Non va bene che tua figlia sia andata a fare l’eroina sapendo i rischi che avrebbe corso», recita un commento di risposta al padre Alberto, in apprensione per le sorti della figlia. «Appassionata di viaggi! proprio un bel posticino ha scelto per viaggiare! poi un posto dove le donne hanno una grande considerazione!», dice un altro.
La solidarietà degli amici
La notizia ha avuto particolare risalto all’interno della comunità dei nomadi digitali. Chi adotta questo stile di vita, come Alessia, si sposta da un luogo all’altro del mondo senza fissa dimora. Una pratica resa consentita dalla possibilità che molti hanno oggigiorno di lavorare da remoto. Tra i primi a parlarne sono stati Angela e Paolo, che sui social sono noti come Beyond the Trip. I due giramondo hanno anche risposto alle critiche mosse ad Alessia. «Siamo legati ad Alessia e sono notti che non dormiamo sapendola in prigione. Ora non è il momento di giudicare o criticare, ma solo di sperare. Sperare di rivedere presto il sorriso di Ale che ci spiega come farci un turbante o come guidare una moto in Pakistan». I tre sono stati compagni di viaggio per qualche tempo in Iran:« Si crea un legame tra viaggiatori. Qualcosa che è difficile da spiegare a parole. Succede tutto rapidamente ma si va in profondità».
La reazione dei nomadi digitali
Se Angela e Paolo hanno vissuto la vicenda da vicino, c’è chi l’ha percepita sulla propria pelle anche a migliaia di chilometri di distanza. È il caso di Marika Borgogni, romana ventottenne, in arte Borgognotta, che ha parlato con Open dell’incarcerazione della giovane donna: «Mi ha scosso veramente tanto. La seguo da tanto tempo – spiega -, abbiamo iniziato questo capitolo di vita nello stesso anno, il 2016, e mi sono immedesimata in lei. Io credevo di essere invincibile con tutti i viaggi che ho fatto. Mi sento matura, ma quello che è successo ad Alessia mi ha fatto capire che queste cose possono veramente capitare a tutti». Marika vive e lavora tra l’Egitto, a Sharm el-Sheikh, e altri posti del mondo in cui si sposta, ogni volta diversi. «Cerco di passare sei mesi qui, e poi di spostarmi per il resto dell’anno», racconta. «Il pensiero di immaginare una me da sola dall’altra parte del mondo mi ha fatto tornare con i piedi per terra».
«Nei miei viaggi ho fatto di peggio»
«Credo sia stata per lo più sfortuna», dice commentando l’incarcerazione di Piperno. «Alessia è sempre stata una persona rispettosa dei costumi e della cultura altrui. Non stava facendo un atto rivoluzionario», dice riguardo la festa che potrebbe essere il pretesto usato dalle autorità iraniane per arrestarla. Nella religione islamica, infatti, non è consentito ostentare sfarzo quando si festeggia il compleanno. «Magari è stata poco accorta, ma anche io sarei andata in Iran e probabilmente avrei festeggiato il compleanno. Nei miei viaggi ho fatto di peggio». Nel 2017 è stata otto mesi a Cuba, a Trinidad. «Una sera c’era un concerto di Marc Anthony e noi eravamo in nove su un solo taxi», racconta. «A un certo punto ci ferma una pattuglia e chiede la licenza al tassista. Lui non ce l’aveva e mi ha detto di fingere di essere la sua ragazza. Mi hanno chiesto quanti fossimo in macchina. Io ho risposto cinque, ma ovviamente non ci hanno creduto. Non dimenticherò mai la dimensione del manganello dell’agente. Ci hanno scoperti e abbiamo passato una notte in commissariato perché non avevamo con noi i documenti. Alla fine, li avevamo ed è andato tutto bene, ma è stato decisamente più grave questo che festeggiare il compleanno».
«Le leggi vanno rispettate anche quando non si è d’accordo»
Questa esperienza ha insegnato a Marika a non dare nulla per scontato quando viaggia. Parlando di quali accorgimenti adotta, spiega: «Cerco di essere rispettosa dei costumi e della cultura del Paese in cui mi trovo, e soprattutto mi informo bene prima. Di solito non avviso la Farnesina dove è possibile farlo. L’importante è capire che le leggi vanno rispettate anche se diversissime dalle nostre, anche se non si è d’accordo. Ad esempio, io le leggi egiziane non le condivido, ma chiaramente le rispetto».
«Il nostro non è un hobby, ma un bisogno»
«Siamo tutti agguerriti nei confronti di chi la critica», dice Borgognotta parlando a nome della comunità dei nomadi digitali. E continua: «Personalmente ho acquisito una diversa consapevolezza sulle cose che possono accaderci. In generale credo che noi nomadi digitali non siamo sempre capiti. Il nostro non è un hobby, ma un bisogno, chi ha la sindrome di wanderlust deve viaggiare per sentirsi bene».
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