Iran, la Sharif University di Teheran assediata dalla polizia. Gli studenti tentano la fuga: «Ci stanno sparando addosso» – I video
Il governo iraniano considera ormai archiviate le manifestazioni di protesta per la morte di Mahsa Amini, la 22enne di origine curda morta dopo essere stata arrestata dalla polizia morale perché non aveva indossato correttamente l’hijab. Eppure non è così. Già, perché nella capitale Teheran, nel campus della Sharif University, in serata si sono registrati duri scontri tra studenti e polizia in borghese. Secondo quanto comunicato dagli studenti dell’ateneo sui social, gli agenti dalle milizie basij ha «circondato il campus e ha usato fucili per sparare contro gli studenti proiettili di gomma, arrestando almeno un centinaio di persone, tra studenti e docenti». Secondo quanto riferito dagli studenti, inoltre, diversi studenti e professori sarebbero stati pestati, mentre gli agenti avrebbero fatto uso anche di lacrimogeni per tentare di disperdere le persone che protestavano. In un video pubblicato sui social, malgrado le difficoltà legate ai continui blackout alla rete e l’impossibilità di accesso a Internet imposto dal governo iraniano, si possono vedere gli studenti dell’ateneo che vengono rincorsi dagli ufficiali in borghese nel parcheggio della Sherif University. I cancelli dell’università sono stati serrati, trasformando il campus in una prigione. Gli studenti han tentato di darsi alla fuga, ma sono stati colpiti da pietre e proiettili di gomma. Presente anche ministro della Scienza, della Ricerca e delle Tecnologia iraniano, Mohammad Ali Zolfigol, che avrebbe tentato una mediazione con il rettore dell’ateneo.
Diffusasi la notizia nella capitale iraniana, molte persone si sono riversate verso l’ateneo. In un video pubblicato sui canali Telegram e Twitter, si vede un agente in borghese che in sella a una moto spara contro il finestrino della giovane che stava registrando il video, interrotto brutalmente dopo lo sparo. All’esterno dell’ateneo si sono registrati anche pestaggi e aggressioni anche con coltelli. Nel frattempo le persone stanno continuando a protestare all’esterno dell’ateneo all’urlo di «morte al dittatore», in riferimento al leader supremo dell’Iran, l’Ayatollah Ali Khamenei e chiedendo alle forze dell’ordine di abbandonare la struttura e di liberare gli studenti e i docenti arrestati e feriti. Nel frattempo, a dare manforte ai manifestanti iraniani, c’è il gruppo di Anonymous, il collettivo di hacker, hacktivist e phisher provenienti da tutto il mondo, Italia inclusa, che proseguono le silenziose operazioni del progetto OpIran, con l’obiettivo dichiarato di «garantire la libertà a tutte le nazioni dai regimi dittatoriali».
October 2, 2022
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