Meloni è diventata draghiana? La leader FdI: «Nessun inciucio, solo transizione ordinata»
«Bisogna fare presto», così la possibile futura premier del Paese ai giornalisti sulle prossime consultazioni per formare il nuovo governo. In un momento di alta tensione internazionale e nazionale, Giorgia Meloni dice di voler accelerare i tempi sul nuovo esecutivo chiamato a guidare l’Italia. «Ci sono troppe scadenze importanti», ha detto all’uscita da Montecitorio. «Leggo tante cose, la Meloni è diventata draghiana. Io penso che persone normali che cercano di organizzare una transizione ordinata nel rispetto delle istituzioni facciano una cosa normale, non è che si fa un inciucio», ha continuato la leader di FdI, rispondendo ai giornalisti che le chiedevano del dossier energia. E ancora sull’energia Meloni rassicura: «Non ci sono divergenze, sostengo il price cap da tempo, la divergenza semmai è in seno alla Ue. C’è la questione energetica che è quella più preoccupante, c’è il governo che sta lavorando in Europa in una trattativa molto complessa, ma credo di essere stata tra i primi a sostenere che il price cap fosse una delle soluzioni possibili». E sul rapporto con il ministro Roberto Cingolani chiarisce: «E’ normale che io lo senta per sapere come stanno andando le trattative e per regolarci, eventualmente, su che cosa poi serva, su quello che possiamo fare noi. E’ normale che ci si parli». Sul toto ministri che impazza da giorni la leader raccomanda ancora prudenza: «Non lasciare correre troppo la fantasia nel gioco del toto-ministri. La squadra quando sarà il momento sarà pronta e sarà all’altezza». La leader come oramai d’abitudine trascorre tutto il pomeriggio Montecitorio. «Leggo cose surreali che poi dovrei commentare», dice prima di entrare negli uffici del gruppo per occuparsi dei dossier economici. Al Consiglio europeo del 20 e del 21 ottobre molto probabilmente sarà ancora Mario Draghi a rappresentare l’Italia. La futura premier continua sulla linea della rassicurazione: «Non c’è nessuna intenzione di creare “fratture” tra vecchio e nuovo governo».
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