Ue, von der Leyen: «Pronti a un price cap sul gas per l’elettricità». Via libera alle sanzioni sul petrolio russo
«Siamo pronti a discutere un tetto al prezzo del gas utilizzato per generare elettricità». Lo ha dichiarato alla plenaria del Parlamento Europeo di Strasburgo la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, aggiungendo che «questo tetto sarebbe anche un primo passo verso una riforma strutturale del mercato dell’elettricità». Oggi è arrivato anche l’ok alle sanzioni al petrolio russo. Le dichiarazioni marcano un cambio di passo. All’interno dell’Unione si discute da settimane di un tetto al prezzo del gas. Sono state finora ipotizzate numerose modalità ma i Paesi non sono mai arrivati a un accordo definitivo, con un gruppo, tra cui l’Italia, fortemente favorevole, e uno contrario, tra cui i Paesi Bassi, dove il gas viene scambiato. La ragione, ormai nota, è il costo del bene che si è impennato a causa dell’incertezza dei mercati sulle forniture russe, ripercuotendosi su quello dell’energia elettrica. «I prezzi elevati del gas fanno lievitare i prezzi dell’elettricità. Dobbiamo limitare questo impatto inflazionistico del gas sull’elettricità ovunque in Europa», ha ribadito la presidente dell’esecutivo europeo.
«Il gas russo è al 7,5% di quello via tubo»
Nel frattempo, continua lo smarcamento dell’Ue dalla dipendenza russa. «Le forniture di gas russo sono diminuite fino ad arrivare al 7,5% del gas di gasdotti», ha chiarito Von der Leyen aggiungendo: «Abbiamo diminuito il nostro consumo di gas di circa il 10%. Dobbiamo fare di più ma è un dato importante». L’idea, quindi, è quella di fissare una fascia di prezzi per fermare i folli picchi che abbiamo nel gas ha spiegato Von der Leyen alla plenaria. Nel corso dell’evento la stampa è stata anche informata che gli ambasciatori dell’Ue hanno raggiunto un «accordo di massima» sull’ottavo pacchetto di sanzioni contro la Russia. La misura dovrebbe essere finalizzata entro la mattinata di oggi.
I dubbi degli Stati membri sul debito comune
La decisione potrebbe arrivare dopo le esplosioni che hanno coinvolto i gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico. Ancora non è chiaro se si tratti di un sabotaggio da parte russa o di un problema reale. Il nodo su cui si è discusso negli ultimi giorni all’interno dell’Unione è la possibilità di creare debito comune per calmierare i prezzi, come proposto dal Commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni, replicando il modello “Sure” già adottato durante la pandemia. Tra i più fervidi oppositori ci sarebbe la Germania, favorevole a un price cap, ma non alla condivisione del debito. Anche l’Olanda, per bocca della ministra delle finanze Sigrid Kaag, ha bollato il piano Sure come «non necessario». Dubbiosa anche la Grecia.
Il tetto a 180 euro grazie agli extraprofitti delle aziende energetiche
Una nota del Parlamento Europeo conferma l’intenzione dell’Unione di utilizzare gli extra profitti delle aziende energetiche per finanziare il price cap che dovrebbe essere fissato a 180 euro al Megawattora sull’elettricità. Ciò è possibile perché al momento il prezzo dell’elettricità è legato a quello del gas. Tuttavia, non tutta l’elettricità viene prodotta a partire dal gas. Questo significa che in caso vengano un’azienda utilizzi altre fonti, tra cui le rinnovabili, i suoi profitti sono altissimi, poiché il prezzo pagato dagli acquirenti dell’energia è di gran lunga superiore a quanto speso per produrla. È per questo che la correlazione tra il prezzo del gas e quella della corrente dovrebbe venire meno. Secondo la bozza attualmente in lavorazione, rimarrà a discrezione degli Stati se applicare il tetto al momento dello scambio dell’energia o successivamente, oltre ad avere la possibilità di scegliere misure più stringenti.
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