Cosa dice lo “studio” sulle presunte tracce di mRNA dei vaccini anti Covid-19 nel latte materno
Durante la trasmissione apprezzata dai gruppi No vax 100 giorni da leoni, viene intervistata la giornalista Enrica Perucchietti, la quale cita uno «studio» (che riporta anche La Verità in un precedente articolo), dove i ricercatori avrebbero trovato traccia di mRNA dei vaccini contro il nuovo Coronavirus nel latte materno. Ricorda un po’ la narrazione (rivelatasi infondata) di Byram Bridle riguardo alla «Spike tossica» trasmessa dalle madri ai figli tramite l’allattamento. Vediamo di cosa si tratta realmente, soprattutto di fronte a un titolo come quello de La Verità che parla di «allarme».
Per chi ha fretta:
- Lo “studio” di biodistribuzione presentato in una lettera a JAMA Pediatrics è troppo limitato per parlare di dati certi e generalizzabili.
- Gli autori spiegano che non si evince alcuna pericolosità dell’allattamento, un’informazione che non viene veicolata nei post social e nei titoli degli articoli.
- Si suggerisce solo prudenza per i bimbi sotto i sei mesi sotto le 48 dalla vaccinazione delle madri, ma l’mRNA dei vaccini per funzionare deve essere inoculato, non ingerito.
Analisi
«Tracce di RNA vaccinale presente nel latte materno di alcune donne – riporta Perucchietti -, questo è emerso in uno studio». Si riferisce a un paper apparso su JAMA Pediatrics. I ricercatori si basano sui campioni di 11 donne che avevano ricevuto precedentemente due tipi di vaccino a mRNA. «Tracce di RNA di entrambi i vaccini erano presenti nel latte di alcune delle partecipanti – continua la giornalista -, fino a quarantacinque ore dopo la vaccinazione». La stessa «ricerca», come riporta Perucchetti, è stata citata in un precedente articolo de L’Indipendente.
Si tratta di una lettera, dove si presentano i risultati di un lavoro dal campione talmente limitato che si fatica a considerarlo uno “studio di coorte”. C’è da chiedersi se chi la riporta – facendo pensare a presunti eventi avversi nei neonati – l’abbia letta. I ricercatori suggeriscono infatti, che l’allattamento delle donne vaccinate sia sicuro. Del resto non si riscontrano rilevanti eventi avversi nei lattanti.
La presenza sporadica e le tracce di mRNA del vaccino COVID-19 rilevate nell’EBM suggeriscono che l’allattamento al seno dopo la vaccinazione con mRNA COVID-19 sia sicuro – spiegano gli autori della lettera -, in particolare oltre 48 ore dopo la vaccinazione. […] Riteniamo che sia sicuro allattare al seno dopo la vaccinazione materna contro il COVID-19.
A questo punto i ricercatori evidenziano i limiti del loro lavoro, vista la ridotta dimensione del campione, e degli accertamenti riguardo al materiale raccolto.
I limiti di questo studio includono la dimensione del campione relativamente piccola e la mancanza di studi funzionali che dimostrino se l’mRNA del vaccino rilevato è traslazionalmente attivo. Inoltre, non abbiamo testato la possibile esposizione cumulativa all’mRNA del vaccino dopo un frequente allattamento al seno nei bambini.
Gli autori suggeriscono soltanto che sia «necessaria cautela riguardo all’allattamento al seno di bambini di età inferiore a 6 mesi nelle prime 48 ore dopo la vaccinazione materna». Non ne chiariscono però il motivo. Questi vaccini per funzionare vanno inoculati con una iniezione intramuscolo, non mangiati. Del resto ingeriamo già ingenti quantità di materiale genetico durante i pasti; lo stesso vale per i lattanti, che ingurgitano attraverso il latte materno grammi su grammi di batteri e virus ogni giorno.
Conclusioni
Lo “studio”, limitato sulla bio-distribuzione dei vaccini Covid, è stato diffuso facendo intendere un presunto allarme riguardo alla pericolosità, nonostante i ricercatori per primi sostengano chiaramente di non aver trovato evidenze in merito.
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