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De Luca rompe il fronte del Pd (e del governo) sulla guerra in Ucraina: «Non possiamo più essere un’appendice della Nato»

07 Ottobre 2022 - 16:21 Felice Florio
Il presidente della Campania invita l'esecutivo a fare chiarezza sul ruolo dell'Occidente nel conflitto russo-ucraino: «Se l'obiettivo è una vittoria militare, dobbiamo dire agli italiani che siamo in guerra»

Una diretta Facebook di 35 minuti sul caro bollette e i risvolti dell’aggressione russa in Ucraina in cui il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, è uscito dagli schemi della retorica che il suo partito, il Pd, ha avuto sul conflitto. «L’Italia e i governi non possono più essere un’appendice della Nato, una segreteria distaccata del suo generale Jens Stoltenberg che, per quello che mi riguarda, sta dando prove di grande ottusità politica». Il governatore ha esortato la classe politica italiana a «reintrodurre nel linguaggio la parola “pace“». Ma, soprattutto, ha criticato il governo per la poca chiarezza sullo scopo del supporto dell’Italia e dell’Occidente a Kiev. «Di fronte all’ipotesi concreta di armi nucleari, da oggi il governo italiano e i partiti politici hanno il dovere di dire al popolo italiano qual è l’obiettivo che stiamo perseguendo in Ucraina. Se è quello di una vittoria militare, dobbiamo dire agli italiani che siamo in guerra. Non possiamo vivere in un’economia di guerra senza dirlo in maniera esplicita. Poi ognuno si assumerà le proprie responsabilità».

De Luca ha definito «inaccettabile» procedere con la stessa strategia senza essere trasparenti, «senza dire al nostro popolo quali sono le conseguenze delle nostre azioni e quali sono gli obiettivi che dobbiamo perseguire. Se l’obiettivo è la vittoria militare dell’Ucraina bisogna dirlo, ma bisogna anche dire con chiarezza quali sono le conseguenze di questa ipotesi». Il presidente della Campania ha fatto anche un excursus degli interventi militari occidentali eseguiti, negli scorsi decenni, per porre fine ad alcune autocrazie: «Saddam Hussein, Gheddafi, dittature spietate e ignobili; dopo gli interventi militari non è cresciuta la pace, ma la guerra, non è stato sconfitto il terrorismo ma si è ampliata l’area di azione del terrorismo internazionale. Immaginare una soluzione militare in Ucraina significa ipotizzare una tale disgregazione del mondo ucraino e russo da determinare davvero un’incontrollabilità dei processi politici e militari. Allora noi abbiamo la necessità di intervenire, di mobilitare le coscienze e far capire a tutti quanti che siamo arrivati a un punto limite, a un passo dalla messa in discussione della vita delle nostre comunità, dei nostri figli».

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