Il governo Draghi vara la Strategia nazionale per i diritti Lgbt+. E Fratelli d’Italia non la prende bene
Nel consiglio dei ministri che si è tenuto mercoledì 5 ottobre il governo Draghi ha varato la «strategia nazionale Lgbt+». Si tratta di un piano valido fino al 2025. Che prevede una serie di azioni «vincolanti» da intraprendere nel prossimo triennio. Anche per il prossimo governo. Ovvero quello di Giorgia Meloni. Prevede per esempio i congedi parentali per i genitori dello stesso sesso e incentivi alle aziende che assumono transgender. La ministra delle Pari Opportunità Elena Bonetti spiega oggi a la Repubblica che la strategia è stata chiesta dall’Europa «anche ai fini di finanziamenti per progetti specifici». Ma dentro Fratelli d’Italia la mossa è stata vista come uno sgarbo. «La strategia nazionale serve ad applicare in Italia le norme Ue varate nel 2020. Il governo ha avuto due anni di tempo. Farlo adesso è una trovata pubblicitaria», dice Eugenia Roccella, deputata del partito di Meloni.
Che cos’è e come nasce il piano
L’Ufficio Nazionale Anti discriminazioni Razziali spiega sul suo sito che la Strategia Nazionale Lgbt è un documento del Dipartimento delle Pari Opportunità per la prevenzione e il contrasto delle discriminazioni basate sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere. Il testo recepisce la Raccomandazione CM/Rec (2010) 5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. E prevede quattro assi strategici di intervento:
- educazione e istruzione, in particolare la prevenzione e il contrasto dell’intolleranza e della violenza e del bullismo omofobico e transfobico;
- lavoro, per ciò che attiene la discriminazione nell’accesso al lavoro e le condizioni di lavoro, differenziando tra la situazione di persone gay e lesbiche rispetto a quella delle persone transessuali e transgender;
- sicurezza e carceri, in relazione alla sicurezza e alla protezione dalla violenza delle persone LGBT e alla prevenzione e contrasto dei “crimini d’odio”;
- media e comunicazione per il contrasto degli stereotipi e dei pregiudizi nella rappresentazione delle realtà LGBT.
Tra le altre cose, la strategia prevede i congedi parentali per i genitori same sex e gli incentivi alle aziende che assumono persone transgender. Ma anche l’inserimento nei contratti collettivi di lavoro di norme anti-discriminatorie per gli omosessuali. Per gli atenei è previsto il “doppio libretto” universitario per transgender. Ma anche corsi di formazione per poliziotti e agenti di pubblica sicurezza, misure di contrasto agli «effetti negativi dei “trattamenti di conversione” (le cosiddette teorie riparative)» per i minori Lgbt+.
Come l’ha presa Fratelli d’Italia
Fratelli d’Italia non l’ha presa per niente bene. Roccella, che è stata anche portavoce del Family Day, dice che «non si possono prendere impegni per il governo successivo». E fa sapere che la nuova maggioranza di centrodestra «è pronta a riprendere in mano tutto da capo. Con la nostra linea». Quale? «Meloni è stata chiara: non si toccano i diritti acquisiti». E gli altri? «Vedremo». Anche Isabella Rauti non è felice. Dice che si tratta prima di tutto di una questione di metodo: «Giudico grave che il governo uscente presenti una strategia nazionale pluriennale alla vigilia della nascita di nuovo esecutivo e di un nuovo Parlamento». Bonetti invece parlando ad Agorà ha spiegato le intenzioni dell’esecutivo: «Da oggi adottiamo la strategia di contrasto alle discriminazioni per le persone Lgbt. È un passaggio importante frutto di un lavoro condiviso tra regioni, comuni e associazioni. È una strategia nel solco di quella europea a tutela dei diritti e della dignità della persona. Poca ideologia e tanta concretezza. Mi auguro che il nuovo governo accolga questa eredità, il Piano nazionale infanzia e adolescenza, il contrasto alla violenza sulle donne, il contrasto alla pedofilia, il piano per la parità di genere. Non è che si riparte da zero, il paese ha fatto passi avanti condivisi, bisogna essere all’altezza».
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