Bialiatski, Memorial e Center for civil liberties: dove sono oggi i vincitori del premio Nobel per la pace?
Lo sguardo di Alfred Nobel punta dritto ad est. In particolare, a quel triangolo formato da Minsk, Mosca e Kiev dove la guerra sta riaccendendo i dibattiti sulla democrazia, sulle libertà e sui diritti. Ecco allora che quest’anno il Comitato per il Nobel norvegese ha deciso di conferire l’ambito premio a chi da anni sta lottando «in difesa dei diritti dei cittadini e contro gli abusi di potere»: Ales Bialiatski, l’associazione russa Memorial e l’ong ucraina Center for Civil Liberties. Tuttavia, queste battaglie comportano inevitabilmente uno scontro con chi detiene il potere che fin troppo spesso portano all’incarcerazione o alla fuga. E allora, dove sono oggi i tre premi Nobel per la pace?
Ales Bialiatski, 25 volte in prigione
Ales Bialiatski è nato in Russia, a Karelia, ma lo scorso 25 settembre ha compiuto il suo 60esimo compleanno in un’anonima cella di un carcere bielorusso. Da quando nel 1996 ha fondato a Minsk il centro per i diritti umani Viasna, è stato arrestato 25 volte. L’ultima risale al 2020, quando in Bielorussia scoppiò la rivolta pacifica che tentò di far cadere la dittatura di Aleksandr Lukashenko. Il rovesciamento non riuscì, soprattutto grazie al sostegno della Russia al governo di Minsk. Quindi Bialiatski ora è rinchiuso in una prigione di massima sicurezza, senza che si sia tenuto un processo a suo carico. Il Comitato per il Nobel ha chiesto alla Bielorussia la sua liberazione al momento dell’annuncio della vittoria, cosa che potrebbe non avvenire in tempi brevi visto che fonti diplomatiche hanno commentato l’assegnazione del premio sostenendo che Alfred Nobel «si rivolta nella tomba».
Memorial, fuga da Mosca
Per quanto riguarda Memorial, la risposta alla domanda “dov’è” si fa un po’ più complessa. «Mentre tutto il mondo si congratula con noi», ha scritto l’associazione sui suoi profili social, «si sta svolgendo un’udienza presso il Tribunale distrettuale di Tverskoy per il sequestro dei beni di Memorial». Ma quasi nessuno di loro è rimasto a Mosca: «Per noi si trattava o di stare zitti, o di rischiare di essere incarcerati oppure di lasciare il Paese», ha detto uno dei membri, Serghei Davidis, presente al Wired Nex Fest di Milano. Memorial è nata nel 1989 nell’Urss, durante la Perestroika voluta da Mikhail Gorbaciov, e ha nel premio Nobel Andrej Sakharov e altri dissidenti suoi fondatori. Tra questi, anche Irina Scerbakova che in questi giorni si trova a Rimini al Meeting 2022 con la mostra Uomini nonostante tutto. Storie da Memorial. «La società non può andare avanti finché non si renderà conto della illibertà in cui ha vissuto e come questa dittatura ha influenzato la gente», ha detto Scerbakova. L’organizzazione, strutturata per certi versi più come un movimento, ha indagato sulle purghe staliniane e sulle repressioni della Russia di Vladimir Putin. Negli anni, però, è stata più volte marchiata come associazione «contraria agli interessi russi», anche a causa del fatto che riceveva fondi da Paesi esteri, e nel dicembre 2021 le autorità di Mosca riuscirono a scioglierla accusandola di essere un «agente straniero».
Ccl, la prima ong ucraina a vincere il Nobel
Il Center for civil liberties (Ccl) è, invece, una ong nata a Kiev nel 2007 per la ricerca e la documentazione di crimini di guerra, abusi sui diritti umani e di potere. La stessa Ccl, tra l’altro prima organizzazione ucraina a ricevere un Nobel per la Pace, si definisce «volta a influenzare l’opinione pubblica e la politica, a favorire lo sviluppo di un attivismo civico». Negli anni ha lottato e reso noto i crimini commessi dall’ex presidente Viktor Yanukovic, collaborando anche al rilascio di prigionieri politici russi detenuti nella Federazione o nella Crimea. Dal 2020 è attiva anche in Bielorussia, dove ha cercato di supportare le proteste, anche se negli ultimi mesi ha concertato le sue attività soprattutto su suolo ucraino e contro i crimini che sta commettendo Putin per il quale ha chiesto l’istituzione di un tribunale speciale.
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