L’eredità di Draghi contro il caro-bollette, il piano sulla riduzione dei prezzi e rateizzazione verso il vertice Ue e gli ultimi due Cdm
Restano meno di due settimane a Mario Draghi per riuscire a ottenere un regolamento europeo «chiaro e concreto» sull’energia, come già aveva invocato a Praga al vertice informale dei leader europei davanti a mesi di vaghezza inconcludente da parte dell’Ue. In vista del Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre, il premier con il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, sta mettendo a punto la proposta italiana sul piano Ue per l’energia, sostenuta da Grecia, Polonia e Belgio. Un progetto basato su tre pilastri, scrive il Corriere della Sera: far calare i prezzi del gas, lanciare la riforma dell’elettricità e convincere i leader europei a mettere a disposizione un fondo di solidarietà per aiutare i governi. Al premier restano due Cdm a disposizione e un possibile intervento sulla rateizzazione delle bollette per le aziende. La trattativa europea di Draghi godrà anche della sponda di Emmanuel Macron, almeno per contenere i falchi tedeschi e olandesi, che finora hanno frenato l’idea italiana sul price cap sul gas definito dinamico, basando il prezzo sui migliori indici di mercato. Cingolani si dice ottimista che alla fine passi la proposta di «una forchetta che nei fatti mette un tetto al prezzo del gas». Altro obiettivo è quello di procedere con acquisti comuni nell’Ue, così come già testato con successo per i vaccini. Un’ipotesi che già vede tutti i Paesi membri d’accordo.
La riforma dell’elettricità
Sul fronte dell’elettricità, il governo italiano punta a frenare la proposta della Spagna, che prevede un tetto amministrato al prezzo del gas usato per produrre elettricità, con lo Stato chiamato a pagare la differenza quando il tetto viene superato. Quel che serve con urgenza secondo Draghi è una «prima riforma del mercato dell’elettricità». Un progetto che però prevede tempi lunghi e i cui frutti potrebbero essere raccolti da chi succederà all’ex governatore Bce, semmai si arriverà a un accordo. Sarà poi importante il sostegno francese sull’idea lanciata dai commissari Gentiloni e Breton, che invocano un fondo comune come quello Sure per affrontare la crisi energetica. Come ricorda il Corriere, Draghi spera in un sistema di prestiti anziché finanziamenti a fondo perduto per i Paesi in difficoltà, così che anche i più ostili come Austria e Olanda abbiano pochi argomenti per opporsi.
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