L’esplosivo da un paese Nato, gli 007 ucraini: cosa è successo al ponte di Kerch in Crimea secondo la Russia
L’esplosione sul ponte di Kerch in Crimea è un atto di terrorismo internazionale. Dietro il quale ci sono i servizi segreti ucraini. Partito dal territorio della Bulgaria. Che è un paese della Nato e dell’Unione Europea. Sono queste le conclusioni dei servizi segreti della Russia sull’incendio scoppiato nell’infrastruttura voluta da Vladimir Putin per sancire l’annessione della regione contesa con Kiev. Che puntano il dito su «cittadini russi e stranieri» per l’attuazione del piano che ha colpito il ponte lungo 19 chilometri e costato 3,5 miliardi di dollari allo Zar. E confermano la tesi del camion-bomba emersa fin dai primi minuti dopo l’incendio. Scartando così tutte le ipotesi successive. Come quella del missile, del drone marino e della carica già piazzata sull’infrastruttura. Che hanno comunque scarsi elementi di affidabilità.
La ricostruzione dei servizi segreti russi
«Cittadini russi e stranieri sono coinvolti nell’attacco terroristico sul ponte di Crimea e hanno assistito alla preparazione dell’attacco terroristico», ha detto il presidente del Comitato investigativo, Alexander Bastrykin. Annunciando che le indagini verranno ora affidate agli 007 dell’Fsb e al ministero dell’Interno. Ieri anche il New York Times ha ribadito la tesi dell’intelligence ucraina dietro l’esplosione. In quello che a prima vista sembra essere un bis del caso Dugina. Ma il quotidiano americano citava in realtà solo l’indiscrezione dell’agenzia di stampa ucraina Unian circolata subito dopo i fatti. Bastrykin ha fornito anche indicazioni sull’identità dei sospetti coinvolti nella preparazione dell’attentato: «Abbiamo già stabilito il percorso del camion dove è avvenuta l’esplosione. È passato da Bulgaria, Georgia, Armenia, Ossezia del Nord, Krasnodar. I vettori sono stati identificati. Con l’aiuto degli ufficiali operativi dell’FSB siamo riusciti a identificare i sospetti di tra coloro che avrebbero potuto preparare un attacco terroristico».
Niente nomi, per ora. Ma i media russi hanno cominciato fin da subito dopo l’attentato a parlare della proprietà del camion-bomba. Che sarebbe in capo al 25enne Samir Yusubov. Il quale, in un video circolato nelle ore successive, ha spiegato che il truck lo aveva invece suo zio, il 52enne Mahir Yusubov. Il canale Telegram Mash, considerato vicino agli 007 russi, ha fornito una ricostruzione del percorso del camion. Secondo questo racconto a settembre il camion era a Krasnodar, il 22 è stato controllato dalla polizia stradale a Tsukerova Balka. Il camion ha viaggiato da Rostov sul Don a Krasnodar. Da lì ha attraversato i distretti di Krasnoarmeisky, Slavinsky e Temryuksky, dove è stato inquadrato dalle telecamere per cinque volte. Il 7 ottobre si trovava nelle regioni di Kanevsky e Poltava. Poi un buio di sei ore. La mattina dell’8 ottobre prima è passato per il villaggio di Strelka e poi è finito sul ponte. Mahir Yusubov, secondo questa ricostruzione, non si è messo in contatto nei due giorni precedenti con i suoi parenti.
L’esplosivo da un paese Nato
Il direttore del Comitato ha affermato che l’esplosivo usato per l’attentato viene dalla Bulgaria. E ha fatto tappa in Georgia, Armenia, Ossezia del Nord e Krasnodar. Una frase che farebbe pensare che il carico del camion sia rimasto sempre uguale. Ma l’ex consigliere di Putin Serghey Markov afferma che l’autista non era consapevole del carico che stava trasportando. Non un attentatore né un kamikaze, dunque. Ma la vittima di un inganno architettato appunto dai servizi ucraini: un utente gli avrebbe infatti commissionato il trasporto merci via internet. Il mezzo ha superato i controlli sommari della polizia della Crimea, come si mostra in un video circolato nelle ore successive.
L’attacco, aggiungono le stesse fonti, lo avevano inizialmente organizzato per il giorno precedente, il 7 ottobre. In concomitanza con il compleanno di Putin. Ed è stato poi rinviato a quello successivo per imprevisti organizzativi. Difficile non collegare questa affermazione al video con Marylin Monroe che canta “Happy Birthday, mr President” pubblicato su Twitter da Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio di Sicurezza e Difesa dell’Ucraina. L’esplosivo si nascondeva tra i materiali consegnati all’autista. Attualmente i sommozzatori russi esaminano l’entità dei danni , e un’indagine dettagliata è in corso anche sulla stabilità dell’infrastruttura sopra la linea di galleggiamento.
Il drone, il missile, la bomba sul ponte
Per ora quindi perdono quota le tesi alternative al camion bomba. Come quella della Bbc, che ieri in un articolo dell’inviato Paul Adams ha detto che da un’ analisi dei frame delle telecamere di sorveglianza si vedrebbe che il camion è soltanto coinvolto nell’esplosione. E che una spiegazione più plausibile è quella di una carica esplosiva piazzata sotto il ponte. Una tesi che non tiene conto delle immagini delle aree sottostanti al ponte rimaste intatte. Così come l’ipotesi del drone marino esplosivo che sarebbe transitato sotto l’infrastruttura. Una circostanza che non spiegherebbe sia il passaggio del camion che quello del treno che si è a sua volta incendiato dopo l’esplosione. Un’altra tesi invece è quella fatta circolare proprio dall’Ucraina. Inquadra l’attentato al ponte all’interno di una lotta tra i servizi russi e il ministero della Difesa. In questa ricostruzione il ministero avrebbe organizzato l’attentato per dimostrare che gli 007 di Mosca non controllano il proprio territorio. Ma nulla si dice sulla dinamica dei fatti.
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