Roma, gatti morti lanciati contro un dipendente dell’Ama. La «guerra agli invalidi» nell’azienda dei rifiuti
Un ex manutentore dello stabilimento Ama di Rocca Cencia, una frazione di Roma, è stato condannato a 4 mesi di reclusione per aver aggredito un operaio lanciandogli alcuni gatti morti trovati nei rifiuti. L’episodio risale a febbraio del 2012 e il procedimento è stato appena aperto dal pm Gennaro Varone per «rifiuto di atti d’ufficio». Nell’inchiesta al momento non risultano indagati, ma l’attenzione è puntata sulle dinamiche interne dell’azienda che avrebbero portato la vittima traumatizzata a non svolgere per anni il suo lavoro. Dopo la violenza subita, infatti, ha riportato un’invalidità permanente e certificata in cui gli erano stato indicato di «non poter lavorare in un contesto che potesse determinare stress relazionale». Da quel giorno, però, nessuno gli ha trovato un ruolo consono alle sue condizioni di salute e l’uomo avrebbe trascorso le sue giornate di lavoro «relegato negli spogliatoi sottoterra facendo crescere così l’astio e l’antipatia dei suoi colleghi nei suoi confronti che un giorno imbrattarono il suo armadietto con delle mutande sporche di materia fecale».
Le rivelazioni emerse dagli audio dei dipendenti
All’indagine sono stati allegati degli audio a cui Repubblica ha avuto accesso. In uno di questi si sente un responsabile dei dipendenti che riferisce: «Il primo capo zona che c’era si è preoccupato perché giustamente dice: “questa persona deve venire qui, ha queste limitazioni che cosa gli possiamo far fà? Punto di domanda. Non so a chi l’ha rivolta”». Non si è ancora arrivati a chi avrebbe rivolto la domanda, ma si sa che nessuno avrebbe risposto. In un altro audio si sente una capo area dell’ufficio sanitario di Ama dire: «C’è questa idoneità contro una valutazione a livello comportamentale che lo limita, ma non c’è indicato cosa io gli possa far fare. Devo tenere presente della condizione, non è normale un esito del genere… Che devo fare io allora?». Dall’altra parte della chiamate gli viene risposto: «Succede quello che succede». Non si tratterebbe di un caso isolato. Negli audio è emerso che viene utilizzata la strategia di «fare la guerra» ai dipendenti invalidi. In una ulteriore registrazione si parla del pressing su «un’altra persona invalida»: contro di lei sarebbero state approvate multe e sanzioni inventate, ottenendo così il risultato di sfinire lei e la direzione del personale.
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