Lazio, il governatore Zingaretti si dimetterà entro tre settimane. La regione al voto anticipato «tra il 18 dicembre e fine gennaio»
Il Partito democratico, agli esordi della sua fase congressuale, ha già la prima grana da risolvere. Erano preannunciate, certo, ma le dimissioni di Nicola Zingaretti impongono un’accelerazione alle scelte del partito. Allearsi con il Movimento 5 stelle, con il Terzo polo o con nessuno? Affidarsi alle correnti e alla vecchia classe dirigente o iniziare già dalle regionali del Lazio il rinnovamento dei candidati? Ricorrere alle primarie o cercare un nome condiviso, saltando l’investitura dei gazebo? Saranno le ultime decisioni della segreteria di Enrico Letta, decisioni da assumere velocemente poiché il suo predecessore al Nazareno ha annunciato che «la legislatura regionale è conclusa». Approvato in giunta, il Collegato di bilancio dovrà passare in Consiglio regionale, «obiettivo che può essere raggiunto in due o tre settimane – ha affermato Zingaretti -. Subito dopo mi dimetterò». Il presidente della Regione Lazio ha anche dettato il timing probabile per l’indizione del voto: «A quel punto la forbice credibile per le elezioni sarà tra il 18 dicembre e fine gennaio – ma la scelta di una data precisa – spetterà al Consiglio regionale». Perché Zingaretti è costretto a dimettersi? L’attuale governatore, una volta proclamo deputato – lo scorso 25 settembre è stato eletto alla Camera -, avrebbe avuto due mesi di tempo per decidere se accettare l’incarico a Montecitorio o restare in Regione. Una scelta scontata: primo non si sarebbe candidato se non avesse voluto diventare parlamentare, secondo la legislatura regionale avrebbe avuto come scadenza naturale quella del 4 marzo 2023. Zingaretti non si prenderà, dunque, tutti i 60 giorni previsti dalla norma per fare un passo indietro dalla Regione. Da quando il Consiglio regionale sarà sciolto – le due, tre settimane di cui ha parlato il presidente -, ci saranno 90 giorni di tempo per richiamare al voto i cittadini laziali.