Tre fumate nere alla Camera. Si va verso l’accordo sul leghista Lorenzo Fontana
Si chiude con un apparente accordo sul nome di Lorenzo Fontana come presidente della Camera, tutto da confermare durante la votazione di domani, il vertice tra Matteo Salvini e Giorgia Meloni che si è svolto oggi pomeriggio. Se al Senato, dopo varie tensioni all’interno della maggioranza, è stato eletto presidente Ignazio La Russa, a Montecitorio la discussione è andata avanti a lungo, specie per gli scossoni arrivati da Palazzo Madama. A fine giornata, però, sembra esserci un accordo, mentre si è chiusa con una fumata nera anche la terza votazione a maggioranza qualificata dei due terzi (solo dalla quarta il presidente può essere eletto con la maggioranza assoluta).
Lorenzo Fontana verso la presidenza della Camera
Prima l’anticipazione dell’Ansa e quindi un messaggio da parte dello stesso Matteo Salvini hanno confermato che l’accordo sembra essere trovato: Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega e più volte ministro, è in pole per la presidenza della Camera. «Ho chiesto a Riccardo Molinari la disponibilità a proseguire il suo mandato da capogruppo della Lega a Montecitorio, nonostante avesse tutte le carte in regola per fare il presidente della Camera», ha fatto il segretario leghista. «Molinari è stato e sarà il miglior capogruppo possibile, ruolo per me politicamente più rilevante per i prossimi cinque anni».
Fumata nera alla Camera dopo le prime due votazioni
Salvo sorprese – e se rientreranno le tensioni tra Forza Italia e il resto della coalizione -, sarà un leghista il prossimo presidente della Camera dei deputati. Ma il centrodestra dovrà aspettare la quarta votazione per avere i numeri per eleggerlo. Al primo scrutinio, i presenti e i votanti sono stati 391. Molinari ha ottenuto 4 voti, Enrico Letta 3. Le schede bianche sono state 369 e le nulle 10. Al secondo scrutinio, hanno partecipato al voto 388 deputati. Letta ha preso 4 voti, Molinari 3, Nicola Stumpo 2. I voti dispersi sono stati 7, le schede bianche 365 e le nulle 7. Due fumate nere, mentre il terzo e ultimo voto di giornata si terrà alle 17.
Come funziona l’elezione del presidente della Camera?
Al primo scrutinio, per diventare presidente di Montecitorio, il deputato deve ricevere il voto di almeno due terzi dei membri della Camera (267 con il taglio dei parlamentari) Al secondo e terzo scrutinio il quorum scende a due terzi dei votanti (non si considerano più i componenti totali di Montecitorio). Dal quarto scrutinio in poi, per essere eletti basta ricevere 201 voti, la maggioranza assoluta. I deputati della coalizione di centrodestra sono 235.
Il primo discorso del neo presidente del Senato
Ha citato il presidente della Repubblica Sandro Pertini, donato rose bianche a Liliana Segre e rivolto continuamente messaggi di unità: il discorso del neo presidente La Russa ha rivelato non poche soprese.
La nota di Berlusconi: «Forte disagio per i veti»
«Sinceri auguri al nuovo presidente del Senato Ignazio La Russa. Forza Italia ha voluto dare un segnale di apertura e collaborazione con il voto del presidente Berlusconi. Ma in una riunione del gruppo di Forza Italia al Senato è emerso un forte disagio per i veti espressi in questi giorni in riferimento alla formazione del governo. Auspichiamo che questi veti vengano superati, dando il via ad una collaborazione leale ed efficace con le altre forze della maggioranza, per ridare rapidamente un governo al Paese». Così una nota degli azzurri, pubblicata pochi minuti dopo la proclamazione del nuovo presidente del Senato.
Ignazio La Russa eletto presidente del Senato
Ignazio La Russa è stato eletto presidente del Senato con 116 voti. Il quorum richiesto era di 104 schede, la maggioranza assoluta dei componenti considerando anche i senatori a vita. Le schede bianche sono state 65, mentre 2 voti sono andati a Liliana Segre, che presiede l’Aula, e altrettanti per Calderoli. L’elezione di La Russa è avvenuta senza il supporto di Forza Italia che, come scritto da Open questa mattina, non ha accettato l’accordo proposto da Fratelli d’Italia. Sono dunque almeno 17 i voti favorevoli arrivati dalle opposizioni a sostegno di La Russa.
I senatori di Forza Italia non rispondono alla prima chiama, mancano i voti per La Russa
Come anticipato da Open, l’accordo di coalizione per eleggere Ignazio La Russa non c’è ancora. I senatori di Forza Italia non stanno rispondendo alla prima chiama per l’elezione del presidente di Palazzo Madama. Assenti Barachini, Bernini e Craxi, tra gli altri. Se non risponderanno anche alla seconda chiama, mancheranno i voti per l’elezione di La Russa: i senatori di Forza Italia sono 18 sui 115 totali della maggioranza. Per essere eletto presidente del Senato, La Russa avrebbe bisogno di 104 voti, maggioranza assoluta dei componenti di Palazzo Madama (compresi i senatori a vita).
Non c’è ancora l’accordo di tutta la coalizione: ipotesi scheda bianca per Forza Italia
La Lega ha deciso di ritirare la candidatura di Calderoli per favorire l’elezione di La Russa. Ma è Forza Italia, al momento, che potrebbe far mancare i voti per l’elezione del presidente alla prima chiama. Pare sia arrivata l’indicazione ad alcuni senatori azzurri di inserire nell’urna le schede in bianco. Se fosse confermato, già nel corso della votazione, dovrebbero riprendere i contatti tra i vertici del centrodestra per scongiurare che anche alla seconda chiama il presidente di Palazzo Madama non sia eletto. Dopo il discorso di Liliana Segre, i senatori di Forza Italia sono stati riuniti a Palazzo Madama: è il momento di decidere se dare corso all’ipotesi scheda bianca, non presentarsi al voto o, in extremis, convergere sul nome di La Russa.
La diretta video da Montecitorio
Tutti in piedi per Liliana Segre, presidente provvisoria del Senato
La standing ovation della Camera per Mattarella
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