Camera, Lorenzo Fontana passa alla quarta votazione. L’opposizione non trova un nome unitario per contarsi
Si è aperta alle 10.30 la quarta votazione per eleggere il presidente della Camera dei deputati e il clima è apparso subito più disteso di ieri. Tanto che poco dopo mezzogiorno la decisione è segnata dall’applauso dell’aula: il nuovo presidente della Camera è Lorenzo Fontana, fedelissimo del segretario leghista che passa con 222 voti su 392. Con la votazione di oggi è scesa la maggioranza necessaria per nominare il presidente: è bastata la metà più uno dei votanti. Anche al di là dello scontro avvenuto ieri in Senato, dove Forza Italia ha fatto mancare l’appoggio a Ignazio La Russa, fin dall’inizio era oggi il giorno a cui il centrodestra puntava per chiudere la partita sulla quarta carica dello Stato. A inizio mattinata il coordinatore degli azzurri Antonio Tajani ha confermato anche su Twitter che lo scontro con gli alleati era per lo meno rinviato: «Forza Italia voterà Lorenzo Fontana come presidente della Camera dei deputati», ha scritto.
L’elezione di Lorenzo Fontana
Fontana è stato eletto con 222 voti su 392 presenti al momento del voto. La maggioranza era fissata a 197. Gli altri nomi hanno preso rispettivamente: Maria Cecilia Guerra 77, Federico Cafiero de Raho 52 e Matteo Richetti 22.
Fontana in cortile per l’investitura di Bossi
Già a metà delle votazioni, i vertici della Lega si riuniscono nel cortile di Montecitorio. Vicino a Umberto Bossi, in sedia rotelle, siedono Matteo Salvini, Giancarlo Giorgetti e Roberto Calderoli. A un certo punto, mentre in aula esibivano uno striscione contro di lui – «No a un presidente omofobo pro Putin» – ha raggiunto il gruzzolo Lorenzo Fontana. Il vicesegretario veneto della Lega ha stretto la mano al Senatur e si è trattenuto cinque minuti seduto al suo fianco. Poi, mentre si univa al gruppo Riccardo Molinari – era il candidato favorito allo scranno più alto di Montecitorio dei giorni scorsi – Fontana è rientrato in Transatlantico.
La scelta dell’opposizione
Per evitare la corsa al sostegno dei vincitori, il Partito democratico aveva annunciato di aver proposto un nome unitario: «Tra ieri e oggi abbiamo cercato un nome condiviso che potesse andare anche oltre il nostro schieramento. Questo nome è quello di Maria Cecilia Guerra. Non so se saremo in grado di avere il consenso di tutti, alcuni segnali sono stati positivi», ha detto a inizio mattinata Enrico Letta. Subito, però, è arrivato il no del Movimento Cinque stelle. «Ragionevolmente presenteremo un nostro candidato», ha dichiarato Giuseppe Conte entrando a Montecitorio, e a stretto giro è arrivata la conferma: M5s ha scelto il nome di Federico Cafiero De Raho. Il Terzo polo ha sostenuto Matteo Richetti.
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