La ministra tecnica che dovrà cambiare il Reddito di cittadinanza: Meloni punta su Marina Elvira Calderone
Quello del ministero del Lavoro è uno di quei ruoli che nella trattativa tra i partiti di centrodestra non sembra essere il più richiesto. Anzi, così come per il dicastero dell’Istruzione, dalla poltrona di via XX settembre i nomi più politici della coalizione vorrebbero restare lontani, considerando le non poche rogne a cui quel ministro sarà chiamato a risolvere, tra i sindacati in agitazione, la crisi economica pronta a esplodere e gli interventi inevitabili, soprattutto dopo le promesse in campagna elettorale, per modificare il Reddito di cittadinanza. Per quel ruolo, scrive Franco Bechis su Verità e Affari, si farebbe sempre più insistente il nome di Marina Elvira Calderone. Sarebbe lei la soluzione «tecnica» di Giorgia Meloni, scelta per l’esperienza tecnica maturata in circa 18 anni alla guida dei consulenti del Lavoro.
La riforma del Reddito di cittadinanza
Apprezzata da buona parte del centrodestra, Calderone era stata già in ballo per la presidenza dell’Inps nel Conte I. A lei dovrebbero essere affidati alcuni dei punti più spinosi che il nuovo governo dovrà affrontare. A cominciare proprio dalla revisione delle regole del Reddito di cittadinanza, della cui abolizione lo stesso centrodestra quasi non parla più. Il suo compito sarà quello di trovare il modo per far partire davvero le politiche attive sul lavoro, dopo anni in cui il sussidio è rimasto monco e non quello strumento di inserimento per i disoccupati attraverso la formazione.
I tre dossier economici urgenti
La squadra economica del prossimo governo dovrebbe completarsi con il leghista Giancarlo Giorgetti al Mef e il meloniano Guido Crosetto a dargli il cambio al Mise. È su di loro che Meloni fa affidamento per affrontare i mesi complicati dalle varie emergenze in corso, da quella energetica a quella economica. Su tutti, ci sarebbero tre dossier più urgenti, ricorda Bechis: un’altra proroga degli aiuti sulle bollette, in scia a quelli già decisi dal governo Draghi, con l’ipotesi di coprire almeno i prossimi tre mesi. C’è poi la necessità di trovare fondi per coprire gli extra cosi legati all’inflazione sul bilancio dello Stato, con la spesa per i soli interessi salita a 30 miliardi. E non ultimo il tema delle pensioni, su cui sarà necessario trovare 20 miliardi per adequare gli assegni con l’ondata inflazionistica in corso. In più c’è da scongiurare il ritorno della legge Fornero, che dovrebbe tornare in vigore dal 1 gennaio 2023, con buona pace di quota 100 o 102.
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