L’attacco di Renzi: «Andremo da Mattarella se Pd e M5S ci lasciano fuori dagli accordi sulle presidenze alle Camere»
«Quelli che si stanno accordando con la maggioranza sono gli stessi che accusano noi di volere le poltrone». È la sentenza del leader di Italia Viva Matteo Renzi, che assieme ad Azione di Carlo Calenda occupa 30 seggi nel Parlamento della XIX legislatura e si aspetta che almeno qualche posizione di rilievo venga affidata a uno dei suoi. Se così non fosse, l’ex sindaco di Firenze sarebbe pronto a salire al colle per dire la sua al Capo dello Stato: «Io dico solo che gli accordi istituzionali devono garantire tutte le minoranze», dichiara riguardo alle posizioni ancora in ballo, tra cui i vicepresidenti di Camera e Senato che normalmente spettano alle opposizioni. «Se Pd e Cinque Stelle ci tenessero fuori» – aggiunge – «sarebbe un atto di gravità inaudita, atto che dovremmo immediatamente porre alla attenzione del Presidente della Repubblica». L’ex premier poi dice: «Sulle commissioni, io spero solo che la commissione parlamentare sul Covid si faccia. E a quel punto ne vedremo delle… brutte».
«Non abbiamo votato noi La Russa»
Il leader di Italia Viva si è poi espresso sulle turbolenze che hanno investito il centrodestra, una tra tutte la faida tra Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni, dopo che negli appunti del Cavaliere il comportamento della premier in pectore sarebbe stato definito «arrogante, supponente, prepotente offensivo e ridicolo».« Per me è tutta una manfrina» – commenta Renzi – «Fingono di litigare ma sono già d’accordo. Sanno che non possono rompere e non romperanno. La settimana prossima avremo un governo e a quel punto vedremo se saranno capaci di affrontare le tante sfide della realtà». Mentre a chi accusa Italia Viva di essere tra coloro che nell’opposizione hanno votato per il neopresidente del Senato Ignazio La Russa risponde: «Se Fontana e La Russa sono alla guida delle due Camere devono dire grazie alla strategia suicida di Enrico Letta, non a noi. Io sono quello che ha firmato la legge sulle unioni civili, quello che ha firmato la sua nomina a ministro è un altro, si chiama Giuseppe Conte. Dire che sono stati tre senatori renziani a far votare La Russa significa andate contro la logica» e «la matematica».
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