Il Papa e le trans in pellegrinaggio in Vaticano: «Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia»
La transessuale Noemi Cabral è stata trovata morta il 6 ottobre scorso in un albergo romano. Esercitava il mestiere di prostituta. Faceva parte della comunità di transessuali che Papa Francesco aveva aiutato durante la pandemia. E mercoledì scorso, racconta oggi Repubblica, una suora gli ha portato un cartoncino con la foto di Cabral e il ricordo di quell’udienza del 27 aprile scorso in cui lei ed altre transessuali erano state ricevute in Vaticano. Suor Geneviève Jeanningros, religiosa francese che da anni lavora tra giostranti e artisti di strada del litorale romano, era stata il tramite dell’incontro. Poi se ne sono svolti altri. Durante un’udienza a luglio, secondo quanto ha raccontato Laura Esquivel, trans del Paraguay, «mi sono sentita privilegiata: vedevo tutta la gente in piazza e io ero a 20 metri da lui. Si è comportato come una persona normale. Gli ho baciato la mano, lui ha baciato la mia». Vorrebbe tornare in udienza: «La foto non è uscita bene, sono venuta con la faccia storta». Dopo la pandemia loro sono tornate a prostituirsi: «Io sono pronta a fare le pulizie di casa, sono stata parrucchiera, so lavorare in cucina», dice al quotidiano Claudia Victoria, «Ma non mi vogliono». Secondo un’altra trans, Marcela, «a essere transessuale ti si chiudono tutte le porte: chiesa, scuola, lavoro, la gente ti punta col dito». Anche se «siamo tutti peccatori e siamo tutti fatti a immagine di Dio». Marcela conclude: «Chi è libero dal peccato lanci la prima pietra, come disse Gesù alla Maddalena: per quello il mio secondo nome è Magda».
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