Il responsabile della mobilitazione militare della Russia in Ucraina è stato trovato morto impiccato
Roman Malyk, responsabile della Mobilitazione militare parziale proclamata da Vladimir Putin per la guerra della Russia in Ucraina, è stato trovato morto impiccato. L’amministrazione comunale della città di Partizank ha annunciato il suo decesso sul social network russo VKontakte la sera del 14 ottobre. Il media Meduza riporta che il corpo di Malik è stato trovato su un recinto con segni di suicidio. Il canale Telegram Mash riporta che il corpo di Malyk è stato trovato «vicino a una recinzione». La polizia sta indagando sulla possibilità di suicidio oltre che di omicidio. Chi è vicino a Malyk, sostiene Meduza, non crede che la morte sia stata un suicidio. Malyk si occupava dei reclutamenti nella regione sudorientale del Territorio del Litorale (Primorsky Krai).
La morte di Roman Malyk
La polizia ha aperto un’inchiesta sulla morte di Malyk e si indaga anche per omicidio. Gli amici e la famiglia lo descrivono come «un uomo forte e coraggioso». Il canale Telegram dell’amministrazione comunale lo ha salutato ricordando che era conosciuto e rispettato da tutti in città per la sua onestà. Intanto il canale americano Nbc racconta che 23 cittadini russi in fuga dalla mobilitazione parziale annunciata dal loro governo si stanno sono arrivati fino in Corea del Sud per scappare dalla chiamata alle armi. I cittadini russi hanno raggiunto su cinque barche il paese asiatico, ma solo a due di loro è stato concesso l’ingresso. I 23 avevano chiesto un visto turistico, ma è stato negato a 21 di loro perché avevano una «documentazione insufficiente» e il loro viaggio aveva obiettivi «poco chiari». All’inizio di ottobre due cittadini russi erano arrivati fino in Alaska.
Nella conferenza stampa di due giorni fa ad Astana Putin ha dichiarato che già 222 mila russi dei 300 mila previsti erano già stati richiamati. I mobilitati ricevono un addestramento di base di 5-10 giorni e dopo un altro ancora di 5-15 giorni. Giovedì scorso la regione di Chelyabinsk, alle pendici degli Urali, ha annunciato la morte di cinque soldati mobilitati provenienti da un unico commissariato militare. Nei giorni scorsi si è saputo di altri quattro uccisi partiti dalla regione di Krasnoyarsk, in Siberia centrale. Secondo il Guardian altri 14 sono morti ancor prima di raggiungere il fronte, chi per suicidio, altri per attacchi di cuore e altri per misteriosi malanni.
La sparatoria di Belgorod
Nei giorni scorsi 11 soldati russi sono morti in una sparatoria a Belgorod. Ad affermarlo il consigliere del presidente ucraino Zelensky Oleksiy Arestovych, che ha affermato che i due aggressori, poi uccisi, provenivano dalla nazione centroasiatica del Tagikistan e avevano aperto il fuoco contro gli altri dopo una discussione sulla religione.
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