Berlusconi, la caccia alla talpa degli audio e l’accusa: «Vuole sfregiare l'”abusiva” Meloni»
Chi ha incastrato Silvio Berlusconi? Mentre il Cavaliere riscrive la storia della guerra in Ucraina in salsa putiniana nel nuovo audio in cui accusa Zelensky, è partita la caccia alla talpa responsabile del «dossieraggio». Ovvero di chi, mentre lo applaudiva come si ascolta distintamente nella registrazione diffusa da Lapresse, intanto conservava tutto per darlo ai giornali. Ma mentre Giorgia Meloni è costretta a professare fedeltà alla Nato e all’Ue per varare il suo nuovo governo, un sospetto comincia a serpeggiare tra chi lo conosce bene. Ovvero che Silvio non è per niente impazzito. Anzi. Segue invece una precisa strategia. Per destabilizzare la nuova premier e tenerla sulla corda. Perché «a lui interessa una sola cosa: sfregiare Meloni l’abusiva». A costo di giocarsi gli Esteri, oltre che di rimettere in discussione la lista dei ministri. Oltre che finire nei guai con le sanzioni per la vodka di Vladimir Putin.
Silvio il Putiniano
Nell’intervista che rilascia oggi al Corriere della Sera il Cavaliere prova a gettare acqua sul fuoco. Utilizzando il metodo che conosce meglio: la negazione della realtà. Nel colloquio con Marco Galluzzo prima se la prende con chi «carpisce e registra di nascosto» brani di conversazioni private. Quello che ha detto, spiega, si riferiva a notizie fornitegli «da fonti autorevoli». Poi chiarisce che quando auspicava un «intervento autorevole» per porre fine alla guerra si riferiva alla Cina e agli Stati Uniti. Ma insiste nel chiedere il ministero della Giustizia per Elisabetta Casellati. Nonostante l’incontro di ieri con Carlo Nordio, scelto dalla nuova premier per via Arenula. E non rinuncia a una velata minaccia: «Forza Italia è già stata penalizzata nella distribuzione dei collegi uninominali. Per questo non abbiamo espresso né la presidenza del Senato né quella della Camera. Di tutto questo naturalmente si dovrà tenere conto. Il centrodestra è fatto di tre forze politiche, ognuna delle quali è numericamente e politicamente essenziale alla vita del futuro governo».
La caccia alla talpa
Intanto dentro Forza Italia si è scatenata la caccia alla talpa. Le tesi dietro il leak degli audio di Berlusconi su Putin sono tante. La prima è che si tratti di un’azione di sabotaggio nei confronti di Antonio Tajani. E di due ex parlamentari non ricandidati ma presenti alla riunione. Che avrebbero agito per vendetta. E non quindi specificatamente con l’obiettivo di sabotare il nuovo esecutivo. Anche se nel frattempo c’è chi fa notare che probabilmente la fuoriuscita delle registrazioni non finirà qui. Perché il Cavaliere ha detto anche altre cose durante quelle riunioni. Intanto c’è chi fa notare che dentro Forza Italia la maretta è sempre più avvertibile. «La verità – spiega a La Stampa un esponente azzurro – è che quasi la metà del partito vuole che il governo inizi a lavorare. Berlusconi deve accettare che in Forza Italia ci sono le correnti e fare un “contratto” con chi non la pensa come lui…». Il Fatto Quotidiano invece delinea uno scenario in cui il partito è diviso tra i ronzulliani (ovvero i seguaci di Licia Ronzulli) e i governisti. In questo scenario i primi divulgherebbero gli audio per fare uno sgambetto ai secondi.
Destabilizzazione e sabotaggio
Ma c’è chi non è d’accordo. Osvaldo Napoli, ex Forza Italia ora in Azione, sostiene che «Berlusconi non è impazzito, segue una strategia precisa. Vuol tenere Meloni il più possibile sulla corda e destabilizzare la nascita dell’esecutivo». La stessa cosa la dice un altro ex, ovvero Fabrizio Cicchitto, al Foglio: «Guardate che Berlusconi era così anche vent’anni fa. La resa scenica è logorata dagli anni, certo, ma l’animus pugnandi è lucido. Silvio a volte fa cose irrazionali che dipendono da un’esorbitante personalizzazione dei conflitti. E ora gli interessa solo una cosa, credetemi e non è politica: lui vuole sfregiare Giorgia Meloni, l’abusiva». Cicchitto era capogruppo del Polo delle Libertà all’epoca della guerra del Cavaliere con Gianfranco Fini. Con il quale proprio Meloni aveva avuto contatti nei giorni precedenti. E questo perché «Silvio non sopporta nessuno che lontanamente possa essere il suo successore, nemmeno con il suo sostegno. Ed è incapace di accettare l’idea che gli anni siano passati, e che una storia sia finita». Intanto da FdI arriva a Tajani l’invito a dissociarsi: «C’eri anche tu a quella riunione». E le ripercussioni sul totoministri potrebbero essere ampie.
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