Verso il governo Meloni, al via le consultazioni. Conte e Calenda d’accordo: «No Farnesina a Forza Italia». Letta: «Governo contro Putin senza ambiguità»
Giovedì 20 ottobre dalle 10 sono iniziate le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella con i presidenti di Camera e Senato e dei gruppi parlamentari, per individuare una maggioranza che sostenga la candidata o il candidato presidente del Consiglio. Mattarella ha sentito telefonicamente il presidente emerito Giorgio Napolitano, poi l’incontro con Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana: le consultazioni proseguiranno per tutta la giornata di oggi e di domani, venerdì 21 ottobre. Con l’ultimo intervento di Enrico Letta del Pd sono terminate le consultazioni.
Il Pd
Dopo aver espresso preoccupazione per la fatica che le famiglie, le imprese e cittadini italiani stanno vivendo sul fronte della crisi energetica, Enrico Letta – nel suo intervento al termine delle consultazioni – ha evidenziato la volontà del Partito Democratico di «spingere il governo a prendere iniziative nazionali qualora non ci fossero quelle europee, come porre un tetto al prezzo del gas, il disaccoppiamento dei prezzi e l’abbassamento delle bollette». Il segretario dem ha poi definito «ambigue» alcune posizioni assunte dai leader della maggioranza creatasi alle urne e che si troverà a governare. «Le parole espresse da presidente di Forza Italia e dal presidente della Camera sono un campanello di allarme molto forte sul posizionamento dell’Italia», ha commentato.
Per Letta è necessario che il futuro governo continui con le alleanze europee e atlantiche, «altrimenti il governo non durerà». In questo senso ha chiesto da parte della maggioranza una ferma condanna alla Russia e ai «comportamenti criminali» del presidente russo Vladimir Putin e un deciso sostegno all’Ucraina. «Parole chiare» che Letta ha chiesto anche sul fronte della campagna vaccinale e sulla sanità pubblica per tutti. Poi ha proseguito: «Abbiamo confermato al presidente della Repubblica che saremo convintamente all’opposizione. Saremo rigorosi e fermi a partire da tre questioni: lavoro, diritti e ambiente». Sul fronte delle riforme i dem si sono detti contrari a stravolgimenti dell’impianto della nostra Costituzione. Infine, hanno chiesto a Mattarella di essere garante dell’unità nazionale: «Troppe parole hanno fatto pensare che questo tema sia importante nei prossimi mesi. Per noi l’unità del Paese è fondamentale».
Il Movimento 5 stelle
Il presidente dei pentastellati è l’ennesimo leader politico che ha espresso a Mattarella «perplessità sul fatto che il ministro degli Esteri possa andare ad un esponente di Forza Italia». Giuseppe Conte, parlando con i giornalisti, introduce la breve conferenza stampa dicendo di auspicare «un esecutivo a forte vocazione europeista, una connotazione e una trazione necessaria e indiscutibile, un esecutivo che abbia chiara la collocazione euroatlantica e che sia pronto ad affrontare la crisi in atto». È la politica estera a tenere banco negli incontri con i giornalisti che i gruppi stanno facendo dopo le consultazioni: le dichiarazioni di Berlusconi, a 24 ore dalla loro pubblicazione, sono ancora il tema centrale del rush finale verso la nascita del governo Meloni. Tornando a Conte, l’ex presidente del Consiglio afferma che è necessario cambiare strategia sul conflitto russo-ucraino, perché quanto fatto fino ad oggi – il riferimento è all’invio di armi – avrebbe causato il prolungamento della guerra oltre i 200 giorni e un’escalation militare con rischio nucleare. «In questo momento servano negoziati di pace. Paesi come gli Usa continuano a rifornire gli ucraini di armi, ma non credo sia questa la priorità».
Il leader dei 5 stelle, poi, dice di aver espresso a Mattarella «sconcerto per i contrasti tra le forze di centrodestra che si accingono a governare». Conte assicura che il suo gruppo vigilerà con forza affinché sul reddito di cittadinanza e sui diritti civili non ci siano passi indietro: «Distinguiamo una politica conservatrice da una politica reazionaria. Questo centrodestra è molto distante dalle nostre sensibilità politiche. Se ci si incaponisce nel rimettere indietro le lancette delle nostre conquiste civili troveranno un muro in noi. Idem, li contrasteremo se vorranno smantellare i presidi di protezione sociale che sono assolutamente necessari per garantire coesione sociale all’intero Paese». Auspicando che l’esecutivo non si mostri indifferente alle «tante diseguaglianze economiche e sociali», il pentastellato si aspetta che il prossimo governo «in Europa richiami alla responsabilità tutti gli Stati membri, per dare una risposta comune, seppur tardiva, alla crisi energetica».
Lupi: «Berlusconi prenda atto che la leader del centrodestra si chiama Meloni»
La dichiarazione del centrodestra dopo le consultazioni con Mattarella dovrebbe farla solo Giorgia Meloni a nome di tutta la coalizione. Lo ribadisce Maurizio Lupi, leader di Noi moderati, alla vigilia della salita al Colle delle forze politiche che hanno vinto le elezioni dello scorso 25 settembre. «Immagino che terremo la regola che ci siamo dati. Altrimenti non ha senso andare come coalizione, ci saremmo presentati singolarmente». Ai microfoni di Rainews24, Lupi sembra appellarsi direttamente al Cavaliere: «Silvio Berlusconi sa che, da fondatore di centrodestra, deve prendere atto che la leader della coalizione si chiama Giorgia Meloni. Sta dimostrando capacità di leadership, sintesi e senso di responsabilità».
Il Terzo polo
Alle 17.25, fanno il loro ingresso nella stanza del Quirinale dove si tengono le conferenze stampa Carlo Calenda, Teresa Bellanova, Matteo Richetti e Raffaella Paita. Il Terzo polo – cappello politico che racchiude al suo interno i gruppi parlamentari Azione, Italia Viva e Renew Europe – lascia che sia Calenda il primo a prendere parola: «Saremo all’opposizione di questo governo, senza sconti. Un’opposizione che cercherà di ingaggiare il governo su tematiche concrete». Come molti degli esponenti politici che li hanno preceduti al Colle, anche i centristi hanno paventato che il costo dell’energia possa mettere a rischio la tenuta sociale. Esprimendo «viva preoccupazione» per le parole di Berlusconi, Calenda chiede «un chiarimento definitivo da parte della maggioranza – perché le ultime esternazioni – danno la sensazione del traballare della politica estera». Il leader di Azione avverte che, nel caso in cui il prossimo governo non supporti l’Ucraina, «la nostra opposizione non sarà costruttiva, ma durissima».
Nonostante il beneficio del dubbio, per Calenda è «inconcepibile» che il ministro degli Esteri diventi Antonio Tajani, poiché espresso «da una forza politica che con il suo capo più volte ha definito l’invasione russa una risposta alla provocazione ucraina per portare persone per bene al governo di Kiev». Calenda definisce «totalmente fuori luogo» l’intervento della presidente del parlamento europeo Roberta Metsola a sostegno di Tajani. Archiviata la questione politica estera, Calenda dissipa i dubbi di litigi con Matteo Renzi, «che farà la dichiarazione di voto in Senato, ci siamo divisi i compiti», e ribadisce che è pienamente concordata con il leader di Italia Viva il «no» alla fiducia al governo Meloni. Calenda conclude sottolineando che con Mattarella è stato affrontato l’argomento dell’esclusione del Terzo polo dai ruoli di garanzia parlamentare. «Non è il ruolo del vicepresidente, ma un tema: le istituzioni devono essere di tutti e devono avere una logica di rappresentanza. C’è stata una volontà di escluderci. Si parla di “opposizione unica”, è evidente come ce ne sia più di una, in questo caso sicuramente due».
La componente Alleanza Verdi-Sinistra della Camera
«Abbiamo rappresentato le nostre preoccupazioni», esordisce Nicola Fratoianni, dopo il colloquio con il capo dello Stato. Il segretario di Sinistra italiana – che sul bavero della giacca porta la spilla a forma di stella rossa con il numero 13, simbolo della campagna elettorale di Lula – ribadisce l’impegno per la pace che si misurerà in parlamento, «nella nettezza di un giudizio su chi aggredisce e chi è aggredito». La presidente della componente Alleanza Verdi-Sinistra del Gruppo Misto alla Camera, Luana Zanella, rivolgendosi ai giornalisti, ventila «il pericolo di una deriva democratica, la restrizione della libertà e dei diritti delle donne e la questione sociale che ci preoccupa e allerta davvero». Il co-portavoce di Europa Verde, Angelo Bonelli, si sofferma invece sulle questioni ambientali: «Abbiamo auspicato che nella formazione del governo i futuri ministri rispettino gli obblighi internazionali riguardo agli obiettivi climatici. L’Italia ha sottoscritto impegni importanti, avere ministri che vanno in direzione opposta sarebbe un problema anche nelle relazioni con l’Europa. Chiediamo la massima vigilanza affinché chi sarà alla guida del ministero della Transizione ecologica rispetti questi obblighi internazionali». L’altra co-portavoce di Europa Verde, Eleonora Evi, conclude assicurando che il suo gruppo «non permetterà che si facciano passi indietro sul diritto all’aborto».
Il Gruppo Misto della Camera
«Faremo opposizione a qualsiasi passo indietro sui diritti civili, faremo opposizione a qualsiasi tentativo di spostare l’asse dell’Italia fuori dall’Unione europea», spiega Benedetto Della Vedova per +Europa, mentre Riccardo Magi dello stesso partito ha espresso le sue critiche alla legge elettorale. «SVP non ha deciso se si asterrà sulla fiducia o se voterà contro: confermo che siamo orientati verso il no ma valuteremo i segnali che ci arriveranno», è intervenuto Manfred Schullian, deputato delle Minoranze linguistiche e presidente del Gruppo misto della Camera. Francesco Gallo di Sud chiama nord annuncia che non voterà la fiducia.
Il Gruppo Misto del Senato
«Il centrodestra ha la maggioranza assoluta dei seggi in Parlamento solo in virtù di una legge elettorale, la peggiore della storia della Repubblica», dice Giuseppe De Cristofaro, in rappresentanza del Gruppo Misto del Senato – composto da Aurora Floridia, Ilaria Cucchi, Tino Magni, Mario Monti, Renzo Piano, Liliana Segre -, «il primissimo impegno del nostro gruppo sarà quello di presentare una proposta di legge per tornare al proporzionale, una legge elettorale proporzionale che possa cancellare le distorsioni clamorose che si sono determinate in queste anni, e che possa servire a colmare la crescita esponenziale dell’astensionismo».
Il Gruppo per le autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord)
Il primo gruppo parlamentare a salire al Colle è quello «Per le autonomie» del Senato. «È giusto che Giorgia Meloni riceva l’incarico di un governo, ma abbiamo espresso le nostre preoccupazioni: è completamente escluso il nostro voto di fiducia, l’orientamento è votare contro ma valuteremo l’astensione», ha dichiarato la presidente del gruppo Julia Unterberger, «in passato abbiamo avuto grandi problemi con Fratelli d’Italia, hanno difficoltà ad accettare il diverso. Noi siamo autonomisti ed europeisti, loro sovranisti, sono la nostra antitesi: siamo diversi, vogliamo essere diversi. Devono dimostraci di aver cambiato idea sull’Europa e sulle minoranze linguistiche». La senatrice ha espresso tutti i suoi dubbi sulle aperture di Fratelli d’Italia: «Ci hanno detto di non preoccuparci. Ora i toni sono diventati molto più morbidi, vorrebbero che ci astenessimo ma vogliamo prima i fatti».
Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana al Colle
Come da protocollo, i primi a salire al Colle e incontrare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella sono il presidente del Senato Ignazio La Russa e, a seguire, quello della Camera Lorenzo Fontana. La Russa è arrivato poco prima delle 10 al Colle. All’uscita ha detto che con il presidente ha avuto «un colloquio cordiale ed emozionante». Fontana, invece, non ha rilasciato dichiarazioni dopo l’incontro, terminato alle 11.20.
Le consultazioni: il calendario degli incontri
Questo il calendario completo delle consultazioni di giovedì:
- 10:00 – Il presidente del Senato della Repubblica, Ignazio La Russa
- 11:00 – Il presidente della Camera dei deputati, Lorenzo Fontana
- 12:00 – Gruppo parlamentare «Per le autonomie (SVP-Patt, Campobase, Sud Chiama Nord)» del Senato
- 12:30 – Gruppo Misto del Senato
- 16:00 – Gruppo Misto della Camera
- 16:30 – Alleanza Verdi e Sinistra
- 17:00 – Azione – Italia Viva
- 18:00 – Movimento 5 Stelle
- 19:00 – Partito Democratico
Venerdì, alle 10.30, toccherà alla coalizione di centrodestra, che ha deciso di presentarsi unita davanti a Mattarella. Al Quirinale saliranno i rappresentanti di Fratelli d’Italia, Lega, Forza Italia e Noi Moderati. Venerdì mattina Giorgia Meloni potrebbe ricevere l’incarico dal Capo dello Stato per la formazione del nuovo governo, che – a meno di imprevisti – dovrebbe cominciare la prossima settimana.
Le tensioni nel centrodestra
Dall’inizio della legislatura, i rapporti tra i partiti della coalizione di centrodestra non sono stati idilliaci. Le prime scintille sono arrivate già alla prima seduta del Senato. I parlamentari di Forza Italia si sono astenuti sul voto a La Russa come presidente di Palazzo Madama, mentre Silvio Berlusconi – nei suoi appunti – definiva Meloni come «supponente, prepotente, arrogante e offensiva». La polemica tra gli azzurri e Fratelli d’Italia è continuata anche nei giorni successivi in un tira e molla continuo sulle scelte dei ministeri del prossimo governo. Un incontro tra i due leader in via della Scrofa, a Roma, sembrava aver risolto le tensioni della futura maggioranza. Ma così non è stato.
Gli audio di Berlusconi e il rischio spaccatura
Nei giorni scorsi, l’agenzia LaPresse ha condiviso alcuni audio in cui Berlusconi critica la leadership di Meloni, dice di aver riallacciato i rapporti con Vladimir Putin e offre una ricostruzione fantasiosa della guerra in Ucraina. Parole gravi, che hanno spinto la leader di Fratelli d’Italia a lanciare un ultimatum agli alleati: «L’Italia è a pieno titolo, e a testa alta, parte dell’Europa e dell’Alleanza atlantica – ha scritto Meloni su Facebook -. Chi non fosse d’accordo con questo caposaldo non potrà far parte del governo». Nelle scorse ore Berlusconi e altri esponenti di Forza Italia hanno provato a rassicurare sull’atlantismo del partito e hanno confermato di essere pronti a sostenere il governo. Ma cosa succederebbe se gli azzurri decidessero di mollare Giorgia Meloni? Gli scenari possibili sarebbero tre. Il primo prevede il rientro della crisi tra i due leader di partiti. Nel secondo scenario Berlusconi si sfila dalla coalizione: a quel punto o si trova una maggioranza alternativa o si torna alle urne. Infine, Forza Italia potrebbe spaccarsi, permettendo a Meloni di formare il suo governo, ma offrendo scarse garanzie di sopravvivenza.
Foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI | Corazzieri al Quirinale durante le consultazioni del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Roma, 14 maggio 2018
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