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In pensione subito dopo i 60 anni, il piano sul tavolo della neo ministra Calderone con «Quota flessibile»

22 Ottobre 2022 - 18:36 Redazione
La proposta punta a mandare in pensione quasi mezzo milione di lavoratori e favorire nuove assunzioni e il ricambio generazionale

La nuova ministra del Lavoro, Marina Calderone, starebbe lavorando all’idea di mandare in pensione i 60enni, per la precisione chi ha tra i 61 e i 66 anni, con la cosiddetta «Quota flessibile», ovvero quota 100 o 102 ottenuta con la semplice somma degli anni di contributi ed età, ma non in modo rigido come è attualmente previsto. Nell’ipotesi rivelata da Repubblica resterebbe cardine il requisito dei contributi minimi di 35 anni di lavoro. Nei giorni scorsi erano emerse indiscrezioni sull’introduzione di due soluzioni che il governo Meloni avrebbe in cantiere per scongiurare il ritorno delle regole imposte dalla legge Fornero a partire dal 2023. La prima era stata definita «Opzione uomo», che così come quella riservata alle donne potrebbe mandare in pensione gli uomini in anticipo ma con una decurtazione dell’assegno. L’altra era la strada di «Quota 41», ma con l’obbligo di mantenere la soglia di età prevista dal proprio contratto.

Da dove nasce la proposta

La proposta di anticipare il ritiro di una parte dei lavoratori sessantenni avrebbe l’obiettivo di favorire nuove assunzioni, soprattutto per i giovani. Una proposta che – spiega Repubblica – è stata ideata nei mesi scorsi dalla Fondazione dei consulenti del lavoro che stimano si tratti di circa 470 mila lavoratori. Secondo i consulenti la riforma Fornero avrebbe «involontariamente rallentato il ricambio generazionale e innalzato negli ultimi anni la quota di lavoratori over 60». Quasi mezzo milione di lavoratori potrebbe quindi accingersi alla pensione. Un numero permesso proprio da una quota «flessibile», secondo i consulenti. Questa infatti raddoppierebbe i beneficiari rispetto a una quota «rigida».

È sostenibile?

Il modo in cui rendere sostenibile economicamente per lo Stato questa proposta passerebbe attraverso due modalità: il ricalcolo delle quote di pensione che ricadono sul sistema retributivo con il metodo contributivo oppure con una «riduzione percentuale progressiva» della pensione futura per ogni anno di anticipo rispetto all’età prefissata.

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