Iran, la versione di Teheran su una 17enne morta nelle proteste: «Le foto di lei ferita sui social? Colpa degli hacker»
La 17enne Arnika Ghaemmaghami non sarebbe morta a causa delle percosse ricevute dalla polizia iraniana: avrebbe perso la vita dopo essere caduta dalla finestra della sua stanza, dopo 10 giorni di trattamenti medici. Questa è la tesi delle forze dell’ordine di Teheran, che respingono le accuse riguardo il decesso della giovane. Arnika è morta dopo aver partecipato alle proteste esplose nel Paese dopo la morte di Mahsa Amini. Secondo la stampa locale, nemmeno le foto ritraenti la testa manganellata della ragazza, pubblicata da lei stessa sui social, rappresentano una prova della violenza subita. Sarebbero piuttosto «il risultato di un attacco informatico al suo telefono cellulare». L’agenzia Tasnim, vicina alle Guardie della rivoluzione, ha poi smentito la responsabilità della polizia anche nella morte di un’altra ragazza: la studentessa universitaria 21enne Negin Abdolmaleki, a detta loro deceduta dopo aver bevuto alcol avvelenato. La compagna di stanza della ragazza ha invece raccontato che la 21enne avrebbe perso la vita a causa dei colpi ricevuti durante le manifestazioni.
Le proteste di oggi
Nuovi raduni di protesta hanno avuto luogo oggi, davanti a un liceo femminile, dopo che alcune studentesse sono state portate in ospedale perché sarebbero state picchiate da un dirigente scolastico. Le botte sarebbero arrivate dopo il loro rifiuto a farsi perquisire: il dirigente cercava telefoni cellulari per evitare che qualcuno filmasse le proteste. La polizia ha picchiato alcuni manifestanti e ha sparato lacrimogeni e vernice. Due studentesse sarebbero in gravi condizioni. Ma la versione delle autorità, ancora una volta, è diversa: un funzionario del ministero dell’Istruzione ha spiegato che le studentesse non hanno avuto altro che «un calo della pressione sanguigna».
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