Governo, Meloni alla Camera per la fiducia: «Responsabilità essere prima premier, pronta a fare scelte impopolari». Il passaggio sul fascismo – Il discorso integrale
Giorgia Meloni, a Montecitorio, ha rivolto ai deputati le sue dichiarazioni programmatiche: è il rito del primo voto di fiducia che domani, 26 ottobre, si terrà con qualche piccola variazione anche a Palazzo Madama. Leggermente in ritardo rispetto all’orario previsto – le 11 di mattino – la presidente del Consiglio dei ministri ha recitato il suo discorso. Dicendosi molto emozionata, Meloni si è rivolta in primo luogo ai parlamentari: «Voglio ringraziare da subito chi si esprimerà in base alla proprie convinzioni, qualsiasi sia la scelta che farà». Poi, nel lungo elenco di ringraziamenti, il nuovo capo dell’esecutivo ha fatto un «ringraziamento sincero» a Sergio Mattarella «per i suoi preziosi consigli». Meloni ha anche sottolineato la velocità con cui si è formato il suo governo, mostrando riconoscenza per il suo predecessore: «La celerità di questi giorni era naturale e doverosa perché la situazione difficilissima in cui l’Italia si trova non consente di titubare e noi non lo faremo. Voglio ringraziare Mario Draghi che ha offerto tuta la disponibilità per un passaggio di consegne veloce e sereno nonostante il nuovo governo sia guidato dall’unico partito che era all’opposizione. Così è nelle grandi democrazie».
I ringraziamenti
La presidente del Consiglio ha rimarcato il fatto di essere la prima donna a entrare a Palazzo Chigi da presidente. In tal senso, ha voluto rendere omaggio alle grandi donne della storia italiana, «come Cristina – Trivulzio di Belgioioso -, elegante organizzatrice di salotti e barricate. O come Rosalie – Montmasson -, testarda al punto da partire con i Mille che fecero l’Italia. Come Alfonsina – Strada – che pedalò forte contro il vento del pregiudizio. Come Maria – Montessori – o Grazia – Deledda – che con il loro esempio spalancarono i cancelli dell’istruzione alle bambine di tutto il Paese. E poi Tina – Anselmi -, Nilde – Jotti -, Rita – Levi Montalcini -, Oriana – Fallaci -, Ilaria – Alpi -, Mariagrazia – Cutuli -, Fabiola – Giannotti -, Marta – Cartabia -, Elisabetta – Casellati -, Samantha – Cristoforetti -, Chiara – Corbella Petrillo -. Grazie per aver dimostrato il valore delle donne italiane, come spero di riuscire a fare anche io». Ma il ringraziamento «più sentito» del capo dell’esecutivo va «al popolo italiano, a chi ha deciso di non mancare l’appuntamento elettorale e ha espresso il proprio voto nel processo democratico che vuole nel popolo e solo nel popolo la sovranità». Meloni, infine, ha ringraziato i vertici delle istituzioni europee, «dal presidente Michel, alle presidenti von der Leyen e Metsola».
L’azione di governo
Nell’intervento alla Camera, Meloni ha citato i cittadini che «rinunciando al dovere civico sancito nella Costituzione, reputano inutile il loro voto dicendo “tanto decide qualcun altro o si decide nei palazzi” e purtroppo spesso è stato così negli ultimi 11 anni, avendo governi pienamente legittimi ma drammaticamente distanti dalle indicazioni degli elettori. Noi oggi interrompiamo questa grande anomalia italiana con un governo politico e pienamente rappresentativo della volontà popolare». Un governo che, ha assicurato la leader di Fratelli d’Italia, durerà cinque anni. «Gli elettori hanno scelto il centrodestra – e il suo programma -. Manterremo quegli impegni. So bene che ad alcuni osservatori e all’opposizione non piaceranno molte delle nostre proposte, ma non assecondo quella deriva per cui la democrazia è più per qualcuno e meno per qualcun altro».
L’Europa
«Chi dall’estero dice di voler vigilare sull’Italia non manca di rispetto a me, ma al popolo italiano che non ha lezioni da prendere – ha evidenziato Meloni -, direi che può spendere meglio il proprio tempo. In questa Aula ci sono valide e battagliere forze di opposizione più che capaci di far sentire la propria voce, senza mi auguro alcun soccorso esterno». L’obiettivo che ha posto per il suo governo in chiave europea è «non è frenare o sabotare l’integrazione europea ma contribuire a indirizzarla verso una maggiore efficacia in risposta alle crisi». La presidente del Consiglio ha portato come esempio il patto di stabilità: «Questo governo rispetterà le regole in vigore e offrirà il proprio contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato a partire dal patto di stabilità e crescita. Abbiamo il dovere di stare a testa alta in questi consessi internazionali, senza complessi di inferiorità con spesso accaduto in passato».
La guerra
«L’Italia continuerà ad essere partner affidabile in seno all’Alleanza atlantica, a partire dal sostegno al valoroso popolo ucraino che si oppone all’invasione della Federazione russa. Non soltanto perché non possiamo accettare la guerra di aggressione e la violazione dell’integrità territoriale di una nazione sovrana ma perché è il modo migliore per difendere anche il nostro interesse nazionale. Soltanto un’Italia che rispetta gli impegni può avere l’autorevolezza per chiedere a livello europeo e occidentale, ad esempio, che gli oneri della crisi internazionale siano suddivisi in modo più equilibrato. È quello che intendiamo fare, a partire dalla questione energetica. La guerra ha aggravato la situazione già molto difficile causata dagli aumenti del costo dell’energia e dei carburanti. Costi insostenibili per molte imprese, che potrebbero essere costrette a chiudere e a licenziare i propri lavoratori, e per milioni di famiglie che già oggi non sono più in grado di fare fronte al rincaro delle bollette. Ma sbaglia chi crede sia possibile barattare la libertà dell’Ucraina con la nostra tranquillità».
Energia, trivelle e rinnovabili
«Sarà necessario mantenere e rafforzare le misure nazionali a supporto di famiglie e imprese, sia sul versante delle bollette sia su quello del carburante. Un impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili, e ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio. Ma oggi la nostra priorità deve essere mettere un argine al caro energia e accelerare in ogni modo la diversificazione delle fonti di approvvigionamento e la produzione nazionale. Perché voglio credere che dal dramma della crisi energetica possa emergere, per paradosso, anche un’occasione per l’Italia. I nostri mari possiedono giacimenti di gas che abbiamo il dovere di sfruttare appieno. E la nostra Nazione, in particolare il Mezzogiorno, è il paradiso delle rinnovabili, con il suo sole, il vento, il calore della terra, le maree e i fiumi. Un patrimonio di energia verde troppo spesso bloccato da burocrazia e veti incomprensibili. Insomma, sono convinta che l’Italia, con un po’ di coraggio e di spirito pratico, possa uscire da questa crisi più forte e autonoma di prima».
Pnrr
Meloni si è soffermata sulle urgenze imposte dall’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza. «La sfida è complessa a causa dei limiti strutturali e burocratici che da sempre rendono difficoltoso per l’Italia riuscire a utilizzare interamente persino i fondi europei della programmazione ordinaria. Basti pensare che la Nota di aggiornamento al Def 2022 ha ridotto la spesa pubblica attivata dal Pnrr a 15 miliardi rispetto ai 29,4 miliardi previsti nel Def dell’aprile scorso. Il rispetto delle scadenze future richiederà ancora più attenzione considerato che finora si sono per lo più rendicontate opere già avviate in passato, cosa che non si potrà continuare a fare nei prossimi anni. Spenderemo al meglio i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal Next Generation EU. Senza ritardi e senza sprechi, e concordando con la Commissione europea gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica. Perché queste materie si affrontano con un approccio pragmatico, non ideologico. Il Pnrr non si deve intendere soltanto come un grande piano di spesa pubblica, ma come l’opportunità di compiere una vera svolta culturale. Archiviare finalmente la logica dei bonus, per alcuni, utili spesso soprattutto alle campagne elettorali, in favore di investimenti di medio termine destinati al benessere dell’intera comunità nazionale».
Reddito di cittadinanza
Applausi scroscianti sono arrivati quando Meloni ha criticato il reddito di cittadinanza: «Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare. Penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato. Ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l’accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo. Perché per come è stato pensato e realizzato, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l’Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia».
La condanna dei totalitarismi
«Libertà e democrazia sono gli elementi distintivi della civiltà europea contemporanea nei quali da sempre mi riconosco. E dunque, a dispetto di quello che strumentalmente si è sostenuto, non ho mai provato simpatia o vicinanza nei confronti dei regimi antidemocratici. Per nessun regime, fascismo compreso. Esattamente come ho sempre reputato le leggi razziali del 1938 il punto più basso della storia italiana, una vergogna che segnerà il nostro popolo per sempre. I totalitarismi del ‘900 hanno dilaniato l’intera Europa, non solo l’Italia, per più di mezzo secolo, in una successione di orrori che ha investito gran parte degli Stati europei. E l’orrore e i crimini, da chiunque vengano compiuti, non meritano giustificazioni di sorta, e non si compensano con altri orrori e altri crimini». La presidente del Consiglio ha concluso così il passaggio sui totalitarismi: «Combatteremo qualsiasi forma di razzismo, antisemitismo, violenza politica, discriminazione».
Covid e inchieste sulla gestione della pandemia
«Purtroppo non possiamo escludere una nuova ondata di covid o l’insorgere in futuro di una nuova pandemia. Ma possiamo imparare dal passato per farci trovare pronti. L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero occidente, arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello. L’informazione corretta, la prevenzione e la responsabilizzazione sono più efficaci della coercizione, in tutti gli ambiti. E l’ascolto dei medici sul campo è più prezioso delle linee guida scritte da qualche burocrate, quando si ha a che fare con pazienti in carne ed ossa. E se si chiede responsabilità ai cittadini, i primi a dimostrarla devono essere coloro che la chiedono. Occorrerà fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica. Lo si deve a chi ha perso la vita e a chi non si è risparmiato nelle corsie degli ospedali, mentre altri facevano affari milionari con la compravendita di mascherine e respiratori».
Giustizia
«Lavoreremo per restituire ai cittadini la garanzia di vivere in una Nazione sicura, rimettendo al centro il principio fondamentale della certezza della pena, grazie anche a un nuovo piano carceri. Dall’inizio di quest’anno sono stati 71 i suicidi in carcere. È indegno di una nazione civile, come indegne sono spesso le condizioni di lavoro degli agenti di polizia penitenziaria. Con la stessa determinazione rivedremo anche la riforma dell’ordinamento giudiziario, per mettere fine alle logiche correntizie che minano la credibilità della magistratura italiana. E permettetemi una chiosa finale Abbiamo assunto l’impegno di limitare l’eccesso di discrezionalità nella giustizia minorile, con procedure di affidamento e di adozione garantite e oggettive, perché non ci siano mai più casi Bibbiano, e intendiamo portarlo a termine».
Immigrazione
«Questo governo vuole quindi perseguire una strada, poco percorsa fino ad oggi: fermare le partenze illegali, spezzando finalmente il traffico di esseri umani nel Mediterraneo. La nostra intenzione è sempre la stessa. Ma se non volete che si parli di blocco navale lo dirò così: è nostra intenzione recuperare la proposta originaria della missione navale Sophia dell’Unione Europea che nella terza fase prevista, anche se mai attuata, prevedeva proprio il blocco delle partenze dei barconi dal Nord Africa. Intendiamo proporlo in sede europea e attuarlo in accordo con le autorità del Nord Africa, accompagnato dalla creazione sui territori africani di hotspot, gestiti da organizzazioni internazionali, dove poter vagliare le richieste di asilo e distinguere chi ha diritto ad essere accolto in Europa da chi quel diritto non ce l’ha. Perché non intendiamo in alcun modo mettere in discussione il diritto d’asilo per chi fugge da guerre e persecuzioni. Il nostro obiettivo è impedire che sull’immigrazione l’italia continui a farsi fare la selezione in ingresso dagli scafisti».
Il discorso integrale
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