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Quoziente familiare, taglio del cuneo, tregua fiscale: cosa farà il governo Meloni su tasse e pensioni

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Le linee guida della Melonomics per la Legge di Bilancio: riforma dell'Irpef, rottamazione delle cartelle esattoriali, addio al reddito di cittadinanza per chi può lavorare

Un nuovo patto per ridurre le tasse. Con la riforma dell’Irpef e l’ampliamento della flat tax. E poi la tregua fiscale. Quindi la riduzione del cuneo. Con il principio “più assumi, meno paghi”. A dettare l’agenda del governo Meloni sulle tasse è stata la stessa presidente del Consiglio durante il suo discorso alla Camera. E mentre il primo decreto servirà agli aiuti sulle bollette, sulle pensioni il primo obiettivo sarà il rinnovo delle misure in scadenza: Quota 102, Ape Sociale e Opzione Donna. In attesa della riforma che porterà Opzione Uomo e l’uscita con penalizzazione. E della riforma del reddito di cittadinanza: resterà solo ai soggetti fragili, si cancellerà per chi è in grado di lavorare. Queste saranno le linee guida della Melonomics per la Legge di Bilancio. Dove si annunciano anche coperture molto difficili.

La Melonomics: quoziente familiare e taglio del cuneo

Con ordine. Il nuovo patto fiscale del governo Meloni poggerà su tre pilastri. Il primo è la riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese. Che si attuerà riformando l’Irpef attraverso l’introduzione del quoziente familiare. Ovvero di quello strumento di politica fiscale che prevede di tenere conto della numerosità del nucleo familiare nella tassazione del reddito. Si tratta di un cavallo di battaglia della destra al potere che però non ha mai avuto attuazione durante i tanti governi che si sono susseguiti negli anni. Il meccanismo è stato introdotto in Francia negli Anni Cinquanta. Dove, secondo gli economisti de LaVoce.info, comporta una minore esazione ma per le famiglie più abbienti. Mentre «per il 70 per cento delle famiglie, le detrazioni familiari del sistema italiano, combinate con le altre detrazioni, comportano un minore aggravio di imposta». L’estensione di quella che Meloni ha chiamato “tassa piatta” e non flat tax riguarda invece le partite Iva fino a 100 mila euro di fatturato. Il taglio del cuneo fiscale sarà di cinque punti per lavoratori e aziende. I contributi versati all’Inps dovranno quindi scendere da 33 a 28. E saranno compensati in via figurativa dallo Stato. Rispetto a quello del governo Draghi i benefici saranno suddivisi con il datore di lavoro.

La tregua fiscale e le pensioni

Il provvedimento sulle cartelle esattoriali, chiamato “tregua fiscale”, prevede il “saldo e stralcio” per quelle da mille a 3.500 euro. Il meccanismo prevede il versamento del 20% e il taglio del restante 80%. Per gli importi superiori c’è il pagamento dell’intera imposta maggiorata del 5%. Annullando sanzioni e interessi. Con rateizzazione automatica in dieci anni. Per chi invece ha debiti ma non ancora è arrivato alle cartelle ci sarebbe un’interlocuzione con la Pubblica Amministrazione. Che porti a una rateizzazione automatica in 5 anni con sanzione del 5%. Per le cartelle con importi inferiori a mille euro ci sarebbe direttamente la cancellazione. La manovra avrà anche il tema pensioni. «Intendiamo facilitare la flessibilità in uscita», ha promesso ieri Giorgia Meloni partendo subito dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno. C’è da scongiurare la legge Fornero e si starebbe ragionando su una revisione del meccanismo di Quota 102, partendo magari dalla Quota 41 su cui spinge la Lega. Altre misure sono i premi di produttività, l’innalzamento della soglia di esenzione dei fringe benefit, il potenziamento del welfare aziendale, l’Iva ridotta al 5% per altri beni primari.

Il reddito di cittadinanza e il debito pubblico

Per il reddito di cittadinanza, che quest’anno peserà sulle casse dello Stato per 8 miliardi, Meloni immagina la cancellazione per chi è in grado di lavorare e il mantenimento per chi non lo è. Attualmente 4 su 5 dei percettori impiegabili non stanno lavorando. La prima riforma sarà quindi l’addio al reddito di cittadinanza per chi rifiuta una sola proposta di lavoro. E il debito pubblico? La premier ha spiegato a Montecitorio che i fondamentali dell’Italia restano solidi e la strada maestra per ridurre il debito è «la crescita economica, duratura e strutturale».

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