Il governo Meloni ottiene la fiducia al Senato: 115 voti a favore, 79 contrari e 5 astensioni
Il giorno dopo il «sì» della Camera, Giorgia Meloni si è presentata a Palazzo Madama per chiedere la fiducia affinché il governo possa entrare nel pieno delle sue funzioni. Alle 13 è cominciata la discussione dei senatori sulle dichiarazioni programmatiche che la presidente del Consiglio ha già consegnato. Alle 17.35 circa, la presidente del Consiglio ha esposto la sua replica. Dopo le dichiarazioni di voto, alle 20.15, è iniziata la votazione con appello nominale sulla mozione di fiducia presentata dai capigruppo della maggioranza. Alle ore 20.52 si è conclusa la seconda chiama. Il presidente Ignazio La Russa ha dichiarato chiusa la votazione: il governo Meloni ha ottenuto la fiducia grazie 115 voti a favore. I voti contrari sono stati 79, i senatori astenuti 5. La soglia della maggioranza era fissata a 98, su 200 senatori presenti e 199 votanti.
La diretta: le dichiarazioni di voto
Antonio De Poli, capogruppo di Civici d’Italia-Noi Moderati-Maie in Senato, conferma la fiducia al governo Meloni. Beppe De Cristofaro, di Alleanza Verdi-Sinistra, dichiara: «Non voteremo la fiducia. Il suo più che un programma è un manifesto ideologico che parla a una parte del Paese ma non ad un’altra, quella che ha pagato maggiormente il peso della crisi. Mi ha sorpreso il suo discorso perché pensavo che in lei ci fossero le idee della destra sociale, e invece ha delineato politiche favorevoli a chi non è nel bisogno». Julia Unterberger, a nome delle Autonomie, si asterrà dal voto: «Ieri – dice rivolgendosi a Meloni – ha lanciato un segnale che non possiamo ignorare, ha finalmente riconosciuto una serie di cose che la destra nazionalista aveva negato in passato. Un discorso da destra conservatrice ma accettabile nei toni e nella forma».
Matteo Renzi, annunciando che il Terzo polo voterà “no” alla fiducia, afferma: «Il discorso della presidente Meloni è stato un discorso molto politico, l’aspettiamo lì, la sfidiamo lì». Il senatore toscano riceve molti applausi anche dai banchi di Fratelli d’Italia: in diverse parti del suo intervento, attacca proprio il modo di fare opposizione del Partito democratico. «Faremo opposizione a viso aperto. Con la politica, non con il vocabolario. Tutto si può dire sulla presidente Meloni, ma attaccarla sulla rappresentanza femminile non è ridicolo, è masochismo – e ancora -. Lo dico agli amici del Pd: non riesco a capire come sia possibile che il primo argomento di discussione sia attaccare la maggioranza per il merito, per il nome dato a un ministero. Lo dico a Simona Malpezzi, che era una pasdaran del fatto che bisognasse inserire il merito nella buona scuola». Dopo Renzi è il turno di Silvio Berlusconi. Il leader di Forza Italia fa un discorso in cui ribadisce la collocazione atlantista del suo partito e ripete più volte la parola “libertà”. Ma rivendica con forza anche la sua leadership: «Oggi Meloni è premier grazie al centrodestra che ho creato io, 28 anni fa».
Dopo il cavaliere, per i 5 stelle prende la parola la neo-capogruppo Barbara Floridia: «Confermo il voto contrario alla fiducia del Movimento. Le sue linee programmatiche sono manchevoli anche di sostanza su ambiente e futuro». La senatrice torna sulla vicenda delle proteste di ieri, 25 ottobre, all’Università La Sapienza di Roma: «Ha ragione nel sottolineare che è lecito manifestare qualunque idea e che è scorretto impedire agli altri di manifestare. Soltanto che è ancora più scorretto ed è gravissimo dare manganellate agli studenti che non sono armati e fanno una manifestazione non violenta». Massimiliano Romeo, capogruppo della Lega, esulta perché il dicastero dell’Economia è tornato a essere gestito da un politico. Il senatore del Carroccio si dice contento per la discontinuità con le politiche dell’ex ministro della Salute, Roberto Speranza, e cita il tema dell’autonomia regionale: «Ricucire il Nord al Sud, superando un divario figlio di un sistema centralista non certo di un’autonomia e un federalismo che non sono mai stati attuati».
Simona Malpezzi, confermata capogruppo del Pd a Palazzo Madama, nell’annunciare il “no” alla mozione di fiducia sottolinea: «Il discorso della Meloni è stato vago e indefinito: è stato anche il discorso delle assenze. E anche la sua replica ha lasciato molti punti interrogativi. Assente è la transizione digitale. È sparito anche il ministero. Sembra che lei sottovaluti una sfida enorme da cui dipende il nostro futuro e la competitività dell’Italia. È sparita la transizione ecologica a dimostrazione che i conservatori sono i peggiori nemici dell’ambiente e della sostenibilità, da Trump a Bolsonaro. La questione ambientale non è tema ideologico da ricchi presidente, ma è la chiave per garantire il futuro ai nostri figli». In chiusura, Isabella Rauti: è lei che potrebbe sostituire il ministro Luca Ciriani alla guida del gruppo dei senatori di Fratelli d’Italia. «Meloni rappresenta una maggioranza nata nelle urne, scelta dal popolo e con un forte mandato dopo anni di commissariamento. Sono certa che il governo vorrà difendere anche gli italiani che non hanno votato per la coalizione di centrodestra e chi ha scelto di non votare. Dobbiamo ridurre la distanza tra popolo e politica, tra cittadini e istituzioni».
La replica di Giorgia Meloni
«Sono stata criticata per aver cercato di disegnare una visione, un manifesto programmatico. È stato detto che gli italiani si aspettavano risposte concrete. Sono d’accordo in parte. Perché senza una visione a monte, un manifesto. anche la risposte concrete rischiano di non essere efficaci». Esordisce così la presidente del Consiglio nella replica al Senato. «Ho fatto la scelta di dare una visione per poter fare poi calare da quella visione le scelte di merito». Meloni, come fatto ieri alla Camera, ringrazia i senatori per la franchezza del dibattito che, a suo dire, ha permesso di far emergere «lo stato reale in cui versa l’Italia». Sia dagli interventi della maggioranza che dell’opposizione, è venuto fuori «un racconto che ci aiuta in una grande operazione verità sull’Italia che ereditiamo anche da chi denuncia queste condizioni. Un racconto – pungola il Movimento 5 stelle – forse più sincero da quello fatto in altri tempi quando si brindava per l’abolizione della povertà».
Energia: «Riscrivere la norma sugli extraprofitti»
La presidente del Consiglio si sofferma a lungo sulle questioni energetiche, in primo luogo rimarca la necessità di contrastare la speculazione. «Prima di cominciare a trovare nuove risorse, magari per scaricarle sul debito, bisogna fermare gli speculatori. Oggi si ragiona in Europa sul price cap dinamico, continueremo ad incalzare l’Europa per soluzioni comuni». Meloni invoca una sinergia tra le misure nazionali e quelle europee e assicura: «Siamo pronti – ad agire – sul disaccoppiamento tra il gas e le altre fonti». In attesa che i provvedimenti europei vengano adottati, aggiunge, In attesa che i provvedimenti sui costi dell’energia a livello Ue vengano adottati «c’è un’emergenza immediata. Occorre lavorare con molta puntualità e con interventi ben calibrati, recuperando le risorse nelle pieghe del bilancio. Penso agli extraprofitti, con una norma che va riscritta».
Salute e Covid: «Non abbiamo condiviso che si scambiasse la scienza con religione»
«Noi abbiamo sempre riconosciuto il valore della scienza, ma non abbiamo condiviso decisioni prese senza il supporto di evidenze scientifiche, non abbiamo condiviso che si scambiasse la scienza con religione», dice Meloni, riferendosi alla posizione di Fratelli d’Italia sul contrasto alla pandemia. «Per esempio è stato un errore impedire a ragazzi di 12 anni non vaccinati di non fare sport quando la comunità scientifica non era unanime su questo. Lo sport gli avrebbe fatto bene». La presidente del Consiglio decide di intervenire anche sul disallineamento del servizio sanitario pubblico tra i diversi territori italiani: «Con il diritto alla salute sancito in Costituzione, non è accettabile il turismo sanitario che abbiamo conosciuto in questi anni, dobbiamo ridurre le disuguaglianze tra le diverse regioni».
Lavoro e flat tax: «Il salario minimo è uno specchietto per le allodole»
Sempre nella replica agli interventi dei senatori, Meloni sottolinea che «il contrasto al lavoro povero è priorità, il tema è capire come. Il salario minimo rischia di essere uno specchietto per le allodole e non una soluzione. I contratti collettivi nazionali hanno già dei salari minimi – osserva -. La sfida è estendere la contrattazione collettiva. I salari sono bassi in Italia ma dobbiamo partire dal taglio del cuneo fiscale. I salari sono così bassi perché le tasse sono al 46%». Meloni si sofferma anche sul tema della tassa piatta, ricordando la proposta sul regime forfettario e della flat tax incrementale. Meloni si rivolge al senatore a vita Mario Monti, ribattendo che «la flat tax premia il merito. Chi fa di più è giusto che venga premiato». La presidente del Consiglio rammenta che «abbiamo già l’Ires al 24% fissa, le rendite al 26% – e che – il Pd introdusse una tassa fissa di 100mila euro per i ricchi che si trasferivano dall’estero: la flat tax va bene solo per il Pd?».
Contanti: «Metteremo mano al tetto»
La proposta di legge presentata dal deputato leghista Bagnai, la mattina del 26 ottobre, trova l’appoggio della presidente del Consiglio durante la replica al Senato. «Vado random da un tema all’altro ma cerco dare risposte. Tetto al contante. In questi anni abbiamo assistito a una discussione ideologica, collegandolo al tema dell’evasione fiscale. Lo dirò con chiarezza, “non c’è correlazione fra l’intensità del limite al contante e la diffusione dell’economia sommersa. Ci sono Paesi in cui il limite non c’è e l’evasione è bassissima”. Sono parole di Pier Carlo Padoan. ministro dei governi Renzi e Gentiloni, governi del Pd». Così Meloni difende la misura proposta dalla Lega e conferma: «Metteremo mano al tetto per il contante». Giovanbattista Fazzolari, senatore di Fratelli d’Italia e uomo di fiducia di Meloni, aveva già detto qualche ora prima che il tema sarebbe entrato già nella finanziaria da approvare entro fine anno.
Pnrr e Sud: «Il Meridione diventi hub di approvvigionamento energetico d’Europa»
«Sulla questione meridionale ho parlato di un Sud positivo, visto come una risorsa. Ho parlato del mare, del marchio, ho una strategia. Ho parlato di energia, nel nostro Mezzogiorno tutto manca fuorché vento, sole, mare. noi potremmo fare del Sud Italia l’hub di approvvigionamento energetico d’Europa». Questa la visione data dalla presidente del Consiglio sul Sud. Argomento strettamente correlato con il Piano nazionale di ripresa e resilienza: «Il cronoprogramma delle spese del Pnrr prevedeva che al 31 dicembre di quest’anno avremmo speso 42 miliardi. Nel Def di aprile scorso, il dato è stato aggiornato a 33,7 mld. Nella nota di aggiornamento del Def, prevede, per il 2022, 21 miliardi, meno della metà. È andato tutto bene? Forse no. Per questo ci carichiamo la responsabilità di dare anche velocità all’attuazione del Pnrr».
Guerra in Ucraina: «La pace non si fa sventolando bandiere arcobaleno nelle manifestazioni»
Meloni risponde a chi, nella discussione generale, ha lamentato che la presidente del Consiglio non ha utilizzato quasi mai la parola “pace”. «Non so se qualcuno ritenga che la guerra mi diverta, mi piaccia e che la voglio valorizzare. No, ovviamente penso, spero e lavoreremo per quello che possiamo fare per raggiungere una pace giusta, ma dobbiamo capirci su come ci si arriva: la pace non si fa sventolando bandiere arcobaleno nelle manifestazioni». La leader di Fratelli d’Italia, poi, sulla partecipazione dell’Italia alla difesa ucraina dice: «L’unica possibilità di favorire un negoziato nei conflitti è che ci sia un equilibrio delle forze in campo. La pace si sostiene sostenendo l’Ucraina. È l’unica possibilità che abbiamo perché le parti in campo possano negoziare». Quanto all’invio di armi da parte dell’Italia, «non intendo girarmi dall’altra parte. Se l’Italia decidesse di di non mandare armi non cambierebbe l’esito della guerra in Ucraina, ma cambierebbe la nostra credibilità e la nostra capacità di difendere l’interesse nazionale».
L’intervento di Licia Ronzulli
Ha voluto allontanare tutte le polemiche dei giorni scorsi Licia Ronzulli, capogruppo di Forza Italia al Senato, rivolgendosi direttamente alla presidente del Consiglio nel suo intervento in Aula. «Ci hanno voluto rappresenta divise, diverse», dice la senatrice, «ma in realtà noi sappiamo ben quante cose ci accomunano da figlie, da madri, da donne, da parlamentari di centrodestra: continueremo a combattere insieme le battaglie per i nostri diritti e i nostri ideali».
L’intervento di Ilaria Cucchi
«Voi tutti sapete chi sono, conoscete la mia storia», ha esordito con voce spezzata dalla commozione Ilaria Cucchi. La senatrice ha incalzato la presidente del Consiglio sul tema della giustizia. «Nelle carceri lo Stato è fin troppo spesso assente, per usare un eufemismo. Lo Stato pare preferire il concetto delle carceri come discarica sociale piuttosto che per la rieducazione e come offerta di nuove possibilità. Così si innescano vere e proprie situazioni esplosive, alle quali lo Stato risponde con l’unico mezzo che pare conoscere: la repressione». Cucchi ha poi ricordato i 71 suicidi in carcere che ci sono stati dall’inizio del 2022: «Sono una tragedia, sono il segno di un modello penitenziario in crisi. Il sistema italiano non ha bisogno di più carceri ma di carceri migliori. Nel suo programma non vedo una sola parola in merito a questo». La senatrice è poi intervenuta sugli scontri a La Sapienza nella giornata di ieri, criticando l’operato della polizia: «Sono inaccettabili i modi violenti e disumani in cui sono stati trattati i ragazzi, in un luogo sacro come l’università, mentre manifestano pacificamente il loro diritto d’espressione: è questo il modello di Paese che volete offrire ai nostri figli?».
La diretta video
Foto di copertina: ANSA/CLAUDIO PERI
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