Marta Collot: «Il mio stalker a processo solo dopo una mobilitazione. Chi denuncia è senza tutela»
Marta Collot è una portavoce di Potere al Popolo. L’8 marzo scorso una sentenza del tribunale di Bologna ha deciso il non luogo a procedere nei confronti di una persona che lei aveva denunciato per stalking. Otto mesi dopo la Corte d’Appello ha cancellato la scelta del Gup e ha deciso di mandare a processo la persona accusata di stalking. E lei oggi in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera dice che i giudici hanno rivisto la loro decisione solo grazie alla mobilitazione: «Non ci dovrebbe essere bisogno di mobilitarsi e rendere pubblico un fatto perché sia fatta un minimo di giustizia. Per me resta però un segnale positivo aver dimostrato che la lotta paga. Sembra uno slogan ma non è così, soprattutto per i diritti delle donne. La giustizia è arrivata dopo una mobilitazione e una denuncia collettiva, la stessa cosa accaduta in Lazio ed Emilia-Romagna, che hanno deciso di rendere gratuita la pillola abortiva guarda caso dopo le contestazioni a Laura Boldrini delle compagne di Osa e Potere al popolo…».
Secondo Collot «il vero problema è che tutti dicono alle donne che bisogna denunciare, ma quando una donna denuncia spesso non ha nessun tipo di tutela. Il mio non è un invito a non denunciare, ma è chiaro che la denuncia a volte rischia di essere addirittura pericolosa se una persona, anche economicamente, non è in grado di difendersi cambiando abitazione perché magari vive con un uomo violento». E la portavoce di Potere al Polo non crede che con Meloni cambierà qualcosa: «Non basta essere donne, o migranti, per rispettare i diritti delle donne o di chi non ha cittadinanza. Il nuovo premier britannico Sunak è di origini indiane, ma è tra gli uomini più ricchi del Paese, non difenderà deboli e migranti. Lo stesso vale per donne come Meloni, Ursula von der Leyen o Margaret Thatcher, una delle prime donne ad andare al potere per poi distruggere un sistema di welfare e diventare un esempio in negativo».
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