Facciamo chiarezza sulle immagini diffuse contro gli anti abortisti
«Gli embrioni fino all’ottava settimana di gravidanza» titolava un articolo de Il Post del 26 ottobre 2022, un titolo modificato il giorno dopo in «Le dimensioni di ciò che viene espulso da un utero con un aborto, entro 9 settimane di gravidanza». L’articolo mostra alcune fotografie pubblicate dal MYA Network, una rete di attivisti, medici e pazienti che trattano il tema dell’aborto negli Stati Uniti, condivise anche da The Vision riportando come descrizione «cosa viene realmente espulso in un aborto entro le prime 10 settimane». L’obiettivo è quello di contestare quanto raccontato dagli anti-abortisti, ma c’è stata molta confusione a riguardo ottenendo di conseguenza numerose critiche.
Per chi ha fretta
- Un gruppo di attivisti americani ha diffuso delle fotografie di ciò che rimane a seguito di un aborto.
- Le immagini, condivise da diversi media, sono state interpretate come la dimostrazione di ciò che si riscontra durante la gravidanza.
- I tessuti fotografati sono solo le camere gestazionali, cioè le strutture in cui si sviluppano gli embrioni.
- I tessuti raccolti a seguito dell’aborto erano stati precedentemente ripuliti prima di essere fotografati, come afferma lo stesso gruppo di attivisti.
- Le immagini dell’embrione, come quelle note da anni e realizzate dal fotografo Lennart Nilsson, sono ben diverse da quelle mostrate dal gruppo di attivisti.
Analisi
Ecco l’articolo de Il Post nella versione del 26 ottobre:
Ecco la versione successiva, modificata con la seguente precisazione a inizio articolo:
Questo articolo è stato integrato e rititolato il 27 ottobre per rendere più chiari e meno equivoci alcuni passaggi sulla base di alcune domande emerse nei commenti.
Mentre la testata Il Post ha precisato e modificato il proprio titolo al fine di evitare incomprensioni, le immagini pubblicate da MYA Network sono state presentate in altro modo da The Vision:
Ecco cosa viene realmente espulso in un aborto entro le prime 10 settimane. Non manine e piedini come mostrano gli anti-abortisti.
Non sono immagini di embrioni
All’interno del post Instagram di The Vision leggiamo:
In un articolo pubblicato recentemente, infatti, il Guardian ha pubblicato alcune foto realizzate da MYA Network, un network di medici e professionisti sanitari creatosi durante la pandemia, quando negli Usa diversi Stati hanno deciso di non considerare l’accesso all’aborto come una pratica medica “non essenziale”. Negli scatti sono visibili i tessuti fetali espulsi durante l’aborto se effettuato nelle prime dieci settimane, ripuliti dal sangue, diversi da ciò con cui le associazioni pro-choice cercano di dissuadere le donne.
Un post, quello pubblicato su Instagram da The Vision, contestato anche da medici e ginecologi pro-aborto:
Queste foto non rappresentano embrioni! Non fate disinformazione, non è corretto! A 9 settimane un embrione si muove, a 10 ha gambe e braccia. A 13 settimane con l’interosuzione si tira già dall’utero a pezzetti. L’interruzione di gravidanza è una legge giusta, che non va toccata e un diritto delle donne che devono essere però informare in maniera corretta e coerente e non raccontando balle!
Le contestazioni a The Vision potrebbero derivare da questa descrizione: «tessuti fetali espulsi durante l’aborto se effettuato nelle prime dieci settimane, ripuliti dal sangue».
Camere gestazionali
La testata Il Post aveva inizialmente citato nel titolo «gli embrioni», mentre nella descrizione delle immagini parlava di «camere gestazionali, cioè le strutture in cui si sviluppano gli embrioni e, dalla nona settimana di gravidanza, i feti». Che cos’è una camera gestazionale? Secondo la descrizione fornita dal sito di Humanitas, è proprio la «struttura che si sviluppa nelle prime fasi della gravidanza contenendo un embrione». Vi proponiamo una descrizione fornita da un articolo di UPPA:
La camera gestazionale ha origine dai “foglietti embrionali”, i diversi strati cellulari dai quali si formano le strutture necessarie allo sviluppo dell’embrione e degli organi annessi (placenta, funicolo, membrane amniocoriali…).
Una volta avvenuto l’impianto dell’embrione, le cellule iniziano a moltiplicarsi e a differenziarsi per dare origine a tutti i tessuti necessari al proseguimento della gravidanza e allo sviluppo del bambino.
C’è un altro termine, quello del “sacco vitellino”, così descritto:
Nelle primissime settimane, nella camera gestazionale è visibile il “sacco vitellino” prima ancora dell’embrione, una sorta di paracadute a cui è attaccato l’embrione stesso, che fornisce alle prime cellule i nutrienti essenziali per le prime fasi di sviluppo. È grazie al sacco vitellino che si crea il primo abbozzo di circolazione fetale.
Il periodo considerato è quello delle prime 10 settimane, come descritto dai media che stanno diffondendo le immagini di MYA Network, quando si dovrebbe parlare di embrione e non di feto.
Camere “ripulite”
La fonte risulta essere il sito del MYA Network, il quale riporta la seguente descrizione della pubblicazione delle foto:
Here are photos of that tissue from 5-9 week pregnancies. This is called the gestational sac, and it’s like the “house” for the pregnancy. Inside this sac there are cells that have the potential to become a fetus but there is no visible embryo at this stage.
We rinsed off the blood and menstrual lining (decidua) for these photographs.
Come ammesso dalla stessa MYA Network, quelle mostrate sono camere gestazionali ripulite a seguito dell’aborto. Non è propriamente questo ciò che si potrebbe osservare a seguito dell’interruzione della gravidanza, ma allo stesso tempo non affermano che questo è quanto si osserva realmente durante la gravidanza e senza la pratica dell’aborto. Su questo si sta creando la confusione e la contestazione mossa da diversi utenti.
Le foto dell’embrione
Il tempo considerato nelle immagini riguarda l’embrione, non il feto, pertanto dobbiamo visionare le immagini precedenti alle 10 settimane di gravidanza. Una serie di scatti pubblicati da National Geographic e EHD ci mostrano lo sviluppo dell’embrione, senza “pulizie”.
Questa è l’immagine di un embrione intorno alla settima settimana:
Il sito di EHD fornisce anche un video dove è possibile visionare le immagini riportate:
Le foto di Lennart Nilsson
Osserviamo un’immagine pubblicata dal sito dell’Istituto Nazionale della Sanità Pubblica del Quebec (INSPQ) relativa alla settima settimana e scattata dal noto fotografo svedese Lennart Nilsson:
Sono proprio le foto di Nilsson a testimoniare lo stato dell’embrione durante la gravidanza, immagini complete e prive di “pulizia” come in quelle mostrate da MYA Network. C’è da dire che gli scatti derivano per lo più da interruzioni di gravidanza, dove le camere e gli embrioni sono stati rimossi chirurgicamente.
La propaganda anti-aborto
Gli scatti di Nilsson sono stati ampiamente utilizzati dagli anti-abortisti per la loro propaganda contro l’interruzione di gravidanza, descrivendo gli embrioni come “un piccolo bambino non ancora nato“. Non sono le uniche utilizzate in maniera impropria. Una di queste riguarda un embrione tra le 6 e le 7 settimane dove è stato ignorato il reale contesto: l’immagine riguardava una gravidanza extrauterina che può mettere a rischio la vita stessa della donna.
L’aborto e la difficoltà di identificare l’embrione
Nell’articolo de Il Post, nella versione modificata e integrata, vengono riportate numerose informazioni in più, a partire dalle spiegazioni del gruppo MYA che forniscono ulteriore contesto:
Abbiamo lavato via il sangue e rimosso la parte membranosa (“decidua”) in preparazione per le foto. Ciò che è visibile è la sacca gestazionale. Se si assume una pillola abortiva o si ha un aborto spontaneo, si vede qualcosa di differente. Si hanno mestruazioni più copiose del solito e che potrebbero comprendere grumi di sangue di varie grandezze, quindi potrebbe essere difficile distinguere il tessuto cellulare della gravidanza, anche volendolo cercare. Se si è oltre le 9 settimane e si decide di guardare, si potrebbe osservare l’embrione.
Come riportato da Il Post nell’integrazione, verso la settima settimana gli embrioni sono lunghi un centimetro. Benché il gruppo di attivisti affermi che i tessuti fotografati siano stati precedentemente ripuliti, affermano di non aver volutamente rimosso gli embrioni. C’è una sostanziale differenza da quello che è presente nel corpo della donna e quello che viene espulso a seguito dell’interruzione di gravidanza, ecco perché viene citato il commento della ginecologa Emily Ryan, della Stanford University, la quale spiega che in quei casi «di solito non si vedono embrioni identificabili». Il Post, inoltre, ricorda che il processo di aspirazione risulta ancora più difficile:
Si deve anche tenere conto che nel processo di aspirazione (realizzato con cannule fino a 14 millimetri di diametro) e nel successivo lavaggio dal sangue i tessuti non più vivi perdono la loro forma. Si deve anche tenere conto che a questi stadi di gravidanza i tessuti sono fatti in grande prevalenza da acqua.
[…]
Nel caso di un aborto con rimozione dei tessuti, non è sempre possibile distinguere l’embrione e di conseguenza rilevarne con certezza la presenza.
Conclusioni
Chiariamo che le immagini diffuse da MYA Network non corrispondono a quanto propriamente viene visto a seguito di un aborto. Come gli stessi attivisti ammettono, ciò che raffigurano sono le camere gestazionali “ripulite”. Non si riscontra che queste immagini siano state da loro ricollocate in un contesto precedente alla pratica dell’aborto.
Leggi anche:
- La verità di Eugenia Roccella sull’aborto: «Ho imparato dal femminismo che non è un diritto»
- La ministra alla Famiglia Roccella: «No all’aborto a domicilio, ma non decido io. Basta con i figli visti come ostacolo»
- Chi è Eugenia Roccella, la ministra di Famiglia e Natalità nel governo Meloni che proclama: «L’aborto non è un diritto»
- Il Parlamento comincia i lavori con una proposta di legge contro l’aborto. Nel Ddl Gasparri la modifica sui diritti del feto
- Spazi insufficienti e carichi di lavoro «massacranti»: l’interruzione di gravidanza negli ospedali del Lazio