Rave party, cosa prevede la stretta del governo Meloni: confische, multe e carcere da 3 a 6 anni. Escluse le intercettazioni su chat e social
Al bando la techno. Il rave di Modena ha fatto da acceleratore. E nel corso del primo Consiglio dei ministri il governo Meloni cambia subito musica, mettendo all’indice i rave party in Italia per questioni di «incolumità, ordine e sanità». Il Cdm ha dato il via libera a norme penali durissime contro chi organizzerà raduni non autorizzati oltre le 50 persone, modificando con un decreto legge l’articolo 633 del codice penale. Secondo le nuove regole, si rischia la confisca dei veicoli (camion e furgoni) e della strumentazione e delle apparecchiature musicali usate dagli organizzatori dei raduni non autorizzati, oltre all’obbligo del ripristino dell’ordine nei luoghi dove si sono svolti i rave. Ma non solo. Potrebbero arrivare pene anche ben più dure, ossia la reclusione da 3 a 6 anni per gli organizzatori (e una pena ridotta per chi i soli partecipanti) e multe da 1.000 a 10.000 euro. Rispetto alla bozza circolata ieri, nella versione definitiva del provvedimento sono state escluse le intercettazioni preventive volte ad anticipare ed evitare l’organizzazione dei raduni. Questo perché il ricorso alle intercettazioni è materia delicata, essendo prevista giuridicamente solo per gravi reati, tra cui mafia e terrorismo. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nel corso della conferenza stampa dopo il Cdm, ha dichiarato che l’esecutivo è intervenuto «sulla materia (dei rave, ndr) con una norma che prevede un nuovo reato, quello di “Invasione per raduni pericolosi”. Inizialmente si era ragionato di intervenire su un’aggravante per il reato che già esiste, e cioè “Invasione di terreni ed edifici”, ma abbiamo scelto di introdurre un reato nuovo e diverso per evitare che si inserisse tra i reati contro il patrimonio e non per l’incolumità pubblica».
Piantedosi: «Carcere da 3 a 6 anni di carcere e multe fino a 10.000 euro per gli organizzatori di rave»
Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, nel descrivere la misura approvata dall’esecutivo, ha spiegato: «Abbiamo previsto una sanzione abbastanza significativa per chi organizza i rave party: da tre a sei anni di reclusione, mentre la sola partecipazione riduce la pena, ovviamente». Secondo il titolare del Viminale, infatti, le nuove regole e le sanzioni avranno «effetto deterrente» sull’organizzazione dei raduni: «Confidiamo che la norma, una volta introdotta, possa essere un deterrente per l’accadimento di questi eventi». Il ministro Piantedosi ha poi specificato che l’intervento normativo punta a colpire «le invasioni di terreni ed edifici finalizzati a raduni di oltre 50 persone, da cui possono derivare pericoli per l’incolumità pubblica, l’ordine pubblico, o la sanità pubblica».
Piantedosi: «Il mancato intervento a Predappio? Si svolge da anni secondo regole di ordine pubblico, è diverso dal caso di Modena»
Il titolare del Viminale ha poi aggiunto che la stretta sui rave era già nell’agenda all’esecutivo, ma dopo il raduno di Modena si è deciso di accelerare l’introduzione delle nuove norme. «Ci stavamo già lavorando – ha spiegato Piantedosi -. I requisiti di necessità e urgenza li ravvisavamo nel fatto che probabilmente l’assenza di una disciplina normativa efficace nel nostro Paese ci rendeva particolarmente vulnerabili, come la cronaca degli ultimi anni testimonia. Peraltro si tratta di eventi particolarmente pericolosi non solo per le stesse persone che li commettono, ma sono anche molto dispendiosi anche per l’impiego delle forze dell’ordine che ne consegue». Quanto alle polemiche sollevate dall’opposizione sul mancato intervento durante la manifestazione di Predappio, la presidente Meloni ha specificato che l’annuale sfilata degli Arditi è «politicamente distante da me in maniera molto significativa», mentre il ministro Piantedosi ha fatto un distinguo tra il raduno di Predappio e il rave di Modena: «Sono cose completamente diverse: la manifestazione di Predappio si svolge da tanti anni e viene gestita con i canoni dell’ordine pubblico, mentre sul rave party di Modena c’era la denuncia del proprietario».
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