Omofobia, la denuncia del creator Charlie Moon: «Aggredito verbalmente sulla metro a Milano nell’indifferenza generale» – L’intervista
«Siete delle disagiate. Chissà che lavaggio vi hanno fatto in certi ambienti. Pensate che i vostri genitori siano felici di voi?». È iniziato così l’episodio che il creator e noto tiktoker Charlie Moon, 25enne e persona non binaria, ha denunciato sui suoi profili social. «Ero con mia sorella, la mia fidanzata e il mio coinquilino. Eravamo in metro e stavamo parlando dei metodi con cui mia sorella avrebbe potuto avere un figlio con la sua ragazza. In particolare, si parlava di fecondazione assistita», spiega il creator a Open. «Un uomo accanto a noi interviene e con tono aggressivo ci dice: «Vi fa schifo il metodo tradizionale?». Gli spiegano così che per loro non è possibile perché si tratta di una relazione tra due donne. «Ci ha iniziato a chiedere se scegliamo i bambini da un catalogo e una serie di altre frasi sconnesse», aggiunge il 25enne che riferisce come da lì a poco il suo coinquilino abbia deciso di iniziare a registrare per «timore che potesse diventare violento». Il video è poi stato caricato su Tiktok e Instagram. Charlie Moon è una figura molto nota sul web. Diversi anni fa fu tra i primi a fare coming out su YouTube Italia e a parlare di bullismo, che ha subito negli anni del liceo. Tuttora fa sensibilizzazione sul tema dei diritti civili.
«Nessuno è intervenuto»
«Nessuno è intervenuto. Qualcuno rideva, altri facevano video, ma nessuno è intervenuto. Neanche un gruppo queer che era lì vicino a noi», prosegue il 25enne. Riferisce di come non sia la prima volta che gli accade un evento di questo tipo. «Un paio di mesi fa mi era già successo. Ero appena uscito dalla palestra, stavo aspettando di passare al semaforo e alcuni ragazzi in macchina hanno iniziato a urlarmi “Sei una lesbica!” e una serie di altri insulti finché non è partito il verde e sono andati via». Due episodi che fanno sentire Charlie Moon sempre a rischio: «Non mi sento sicuro di camminare solo in strada. Anche nelle situazioni più normali, come essere in metro con dei miei amici, sono vulnerabile e in pericolo perché so che qualcuno può intervenire e aggredirmi». Ci tiene poi a fare un appello alla politica e ai cittadini: «Mi viene detto spesso che le aggressioni omofobe non ci sono più, che non c’è bisogno di una legge che tuteli dall’omofobia, e che siamo liberi di dire quello che vogliamo. Ma non è così. Le aggressioni di stampo omofobo esistono ancora. Nel mio caso è stata verbale, ma ogni giorno ce ne sono anche di fisiche, e molti hanno timore di denunciare o raccontare pubblicamente quanto subito».
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