Cosa si sono detti Meloni e Macron, l’indiscrezione nel libro di Vespa: «Ho contestato l’atteggiamento predatorio della Francia»
Nell’ultimo libro di Bruno Vespa un passaggio rivela dettagli inediti sull’incontro avvenuto negli scorsi giorni tra Giorgia Meloni e Emmanuel Macron. In quell’occasione, la presidente del Consiglio racconta di aver espresso le sue intenzioni di «difendere il marchio made in Italy», non senza contestare «l’atteggiamento predatorio che la Francia ha manifestato in qualche occasione». «Siamo persone che amano entrambe la franchezza e abbiamo parlato di tutto con la massima chiarezza, delle cose che ci uniscono e di quelle che ci dividono», racconta Meloni. Che poi rivela anche i punti in comune con il presidente della Repubblica francese: «Ho trovato una perfetta comunità d’intenti nella difesa della sovranità alimentare alla quale anche la Francia tiene molto», spiega. E aggiunge: «Abbiamo parlato di Libia, immigrazione, infrastrutture. Ma la lealtà e la franchezza potranno portare soltanto vantaggi ai nostri rapporti. L’ho trovato assolutamente d’accordo su questa linea». La conversazione, a quattr’occhi, sarebbe avvenuta sulla terrazza dell’hotel Meliá, a Roma. Un colloquio durato circa un’ora.
I rapporti con gli alleati di governo
Mentre con Vespa la premier sembra aver discusso a lungo: «Non ho mai temuto davvero di non riuscire a fare un governo anche se ho preso in considerazione l’ipotesi di presentarmi in Parlamento senza un accordo preventivo con tutti gli alleati, quando alcune proposte mi sono sembrate irricevibili», si legge in un altro passaggio del libro. A proposito degli alleati, non risparmia commenti su Salvini e Berlusconi. Con il leader del Carroccio, dichiara, «si è stabilito un rapporto nuovo e diverso. Ha capito quel che si poteva e quel che non si poteva fare e mi ha aiutato a cercare soluzioni». Non solo: «In certe situazioni lui mi ha chiesto di aiutarlo, in altre io l’ho chiesto a lui. Franchezza reciproca senza polemiche. Un mediatore? Be’, il fatto di non schierarsi aprioristicamente con Berlusconi mi ha aiutato molto». Con il leader di Forza Italia, ammette, «c’è stata qualche incomprensione in più, figlia del passaggio di testimone. Quando si vivono certi momenti epocali, è fatale che ci siano delle scosse». Ciononostante, prosegue, «devo riconoscergli la lucidità di capire quali fossero alla fine le priorità per non deludere chi aveva creduto in noi e nel ritorno dopo undici anni a un governo politico di centrodestra. Il suo discorso sulla fiducia pronunciato al Senato è stato bello e importante, e sono stata contenta di applaudirlo». Il bilancio è senza dubbio positivo, dal punto di vista della premier: «A me interessava formare una squadra che funzionasse, un governo inattaccabile, serio, adeguato, ben calibrato. E credo di esserci riuscita».
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