Meloni a tutto campo: «Aborto? Voglio applicare la legge». Sulla Ue: «Debole in politica estera, pensa al gender»
La grande tempesta, l’ultimo libro del conduttore di Porta a Porta, racchiude diverse riflessioni di Giorgia Meloni. Dall’Europa all’aborto, dal reddito di cittadinanza al costo delle bollette: la presidente del Consiglio ha fornito un ampio spaccato sulla visione di Paese che porterà con sé al governo. «Non faccia Bruxelles quello che può fare meglio Roma. Non agisca Roma lì dove, da soli, non si è competitivi». Questa è la sintesi del principio di sussidiarietà di «un’Europa confederale» espresso da Meloni. A Bruno Vespa, ha criticato anche il fatto di aver avuto «un’Europa invasiva nelle piccole cose e assente nelle grandi materie. Non converrebbe lasciare agli Stati nazionali il dibattito sul diametro delle vongole e occuparsi invece a livello comunitario dell’approvvigionamento energetico?». All’Unione europea ha rimproverato di essere stata assente in materia di politica estera. «Una politica estera europea non esiste: sulla Libia siamo andati in ordine sparso e la stessa cosa è accaduta sulla crisi ucraina. Poi, invece, vediamo che l’Europa deve occuparsi di gender». Ciò detto, la presidente del Consiglio ha specificato: «Definirci atlantisti, ma non europeisti mi pare francamente un’idiozia. Oggi tutto è estremamente ideologico. Passa la vulgata che sei europeista se sei federalista. Il federalismo europeo accentra, mentre il federalismo nazionale decentra. Che senso ha? Vogliamo dire che il “Superstato europeo” non ha funzionato? In Europa, gran parte del potere decisionale è in mano alla Commissione, che viene indicata dai governi, ma nel nostro ordinamento la sovranità è del popolo che la esercita attraverso il parlamento. C’è qualcosa che non funziona, soprattutto in una repubblica parlamentare come la nostra».
Europa e immigrazione
Il tema europeo è affrontato anche in riferimento all’immigrazione e alle direttive che i singoli Stati membri devono applicare. «Prendiamo la legge Bolkestein sulla concorrenza, in questo caso sulle licenze per le spiagge. Vogliono costringere noi a fare le aste per le assegnazioni nel 2023, mentre altri Paesi hanno prorogato le concessioni. Per me questa disparità è incostituzionale». Sui flussi migratori, Meloni ha portato ad esempio la questione delle navi che battono bandiera estera e chiedono l’autorizzazione per sbarcare nei porti italiani: «Qui dobbiamo ricordare che cos’è il diritto del mare, tante volte invocato a sproposito. Se tu incontri per caso in mare una barca in difficoltà, sei tenuto a salvare chi è a bordo. Ma se fai la spola tra le coste africane e l’Italia per traghettare migranti, violi apertamente il diritto del mare e la legislazione internazionale. Se poi una nave ong batte bandiera, poniamo, tedesca, i casi sono due: o la Germania la riconosce e se ne fa carico o quella diventa una nave pirata. È cambiato – ha proseguito – l’approccio strategico. L’immigrazione, prima di essere un problema di politica interna e di ordine pubblico, è un problema di politica estera e di geopolitica. L’unico modo per risolverlo è far parlare l’Africa con l’Europa. Per questo ho lanciato il progetto di un piano Mattei, rifacendomi al grande stratega fondatore dell’Eni che riscattò i paesi produttori di petrolio dal colonialismo delle grandi compagnie americane. E il ripristino dell’operazione Sophia, nata nel 2015, che nella terza fase, mai attuata, prevedeva di estirpare alla radice il sistema organizzativo del contrabbando di esseri umani, cioè quello che noi abbiamo sempre definito “blocco navale“».
Aborto, flat tax e reddito di cittadinanza
In un passaggio de La grande tempesta, la presidente del Consiglio ha promesso di guidare l’esecutivo non per sopravvivere guardando i sondaggi. Ha affermato di non avere il terrore di rompere gli schemi «per fare le cose». Ha tranquillizzato, però, coloro che pensano che il governo possa mettere mano alla legge 194 sulla maternità e sull’interruzione di gravidanza. «È un’invenzione assoluta. In tutta la mia vita non ho mai detto che avrei messo mano a questa legge. Ho ritrovato un’intervista di una ventina d’anni fa – ha aggiunto -. Mi si chiedeva: “lei è favorevole a rivedere la 194?”. La risposta fu ed è “no, la voglio applicare“. Cioè la stessa risposta che do ancora oggi». In materia economica, il capo dell’esecutivo ha dichiarato che «i pochi soldi che ci sono serviranno a coprire il taglio delle bollette per chi è in difficoltà. Dobbiamo vedere come superare l’inverno senza che le bollette esplodano, sperando di tranquillizzarci da marzo in poi. Se l’Europa non riuscisse a tagliare l’allineamento del costo del gas da quello dell’energia elettrica, che è fonte di grandi speculazioni, lo faremo noi». I pochi margini che restano, saranno verosimilmente impiegati per estendere la flat tax: «Vogliamo dare qualche segnale, come la tassazione al 15% sugli aumenti di reddito e il passaggio da 65 mila a 100 mila euro della quota di fatturato delle partite Iva tassate anch’esse al 15%». Sul reddito di cittadinanza, Meloni ha affermato di volerlo riformare garantendo comunque un sussidio a chi non ha realmente la possibilità di lavorare, mentre «per gli altri intendiamo attingere al Fondo sociale europeo per avviare al lavoro chi può attraverso corsi di formazione retribuita». Infine, la presidente del Consiglio ha accennato anche a una riforma delle norme sull’abuso di ufficio: «abbiamo migliaia di sindaci sotto processo per abusi d’ufficio che, nel 90 per cento dei casi, portano all’archiviazione o all’assoluzione come si fa con migliaia di alti burocrati che non firmano nel timore di finire sotto processo – e si è domandata lei stessa -. Come se ne esce?». Lo dimostrerà il suo governo nei prossimi mesi.
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