Debiti con il fisco e stato d’insolvenza: cosa c’è nell’indagine su Visibilia e Daniela Santanchè
Un milione di euro in debiti con il fisco. E un’indagine per bancarotta fraudolenta. A causa di «un evidente e manifesto stato di insolvenza». La neoministra di Fratelli d’Italia Daniela Santanchè è nei guai da ieri, quando è emerso che la procura di Milano ha avanzato la richiesta di fallimento per Visibilia Editore. Che pubblica, tra l’altro, periodici come Novella 2000, Ciak e Visto. L’inizio dell’indagine risale a dopo le elezioni. E lei aveva già dismesso le quote. Ma l’avvio della procedura di liquidazione giudiziale coincide con l’apertura di un fascicolo d’indagine. E per il reato di bancarotta è automatica l’iscrizione nel registro degli indagati di tutti gli amministratori della società. Dunque anche di lei. Che è sotto osservazione anche per l’ipotesi di falso in bilancio dopo un rapporto della Guardia di Finanza sulla liquidità dell’azienda.
Le carte dell’inchiesta
Ad indagare è il pubblico ministero Roberto Fontana. Tra le ipotesi di reato ci sono anche le false comunicazioni sociali. Santanchè è stata presidente della società fino al 13 gennaio scorso. E gli accertamenti partono dal 2016. Ovvero quando la ministra era in sella e la società era appena stata quotata in Borsa. Tutto parte da un esposto presentato il 9 giugno scorso da nove soci di minoranza di Visibilia. Gli investitori hanno messo nero su bianco «il più che fondato sospetto che gli amministratori, in violazione dei loro doveri, abbiano compiuto gravi irregolarità nella gestione, arrecando danno alla società, al corretto funzionamento del mercato, nonché agli azionisti». Visibilia ha accumulato debiti di anno in anno con il fisco. L’Agenzia delle Entrate certifica 984.967 euro di mancati introiti. La Gdf nel suo rapporto sostiene che la società versa in uno «stato irreversibile di crisi assimilabile al concetto di insolvenza prospettica». E cioè non è in grado di pagare i propri debiti oggi e non lo sarà nemmeno domani. Questo perché ha registrato perdite dal 2016. E perché ha fatto ricorso a prestiti obbligazionari (POC cum warrant) che hanno portato al crollo del valore delle azioni.
Il bilancio di Visibilia
Le Fiamme Gialle scrivono che a fronte dell’aumento di capitale del 2014 che ha portato liquidità per 4,3 milioni di euro nella società. Visibilia «avrebbe dovuto approvare bilanci riportanti valori di avviamento e imposte anticipate largamente diversi da quelli deliberati». Mentre le perdite della società sono state in qualche modo nascoste «dalla erronea contabilizzazione delle poste dell’attivo patrimoniale avviamento e imposte anticipate». I debiti fiscali allo stato non risultano «rateizzati». Le prime cartelle risalgono al 2018. Per questo gli accertamenti si concentrano sugli ex amministratori. Tra questi c’è anche Dimitri Kunz, attuale compagno di Santanchè e presidente dell’azienda. La società ha fatto sapere che il 30 novembre contesterà davanti al Tribunale Fallimentare lo stato di insolvenza. Mentre gli amministratori «hanno confermato formalmente la volontà di procedere alla nomina di un nuovo organo amministrativo di propria espressione». E hanno anche «manifestato la disponibilità ad intervenire, qualora necessario, per permettere alla società di adempiere alle obbligazioni nei confronti dell’AdE entro il 29 novembre 2022». D’accordo anche i soci Luca Giuseppe Reale Ruffino e SIF Italia S.p.A.2.
Le società con sede a Dubai
Il Fatto Quotidiano aggiunge un altro dettaglio. Nella denuncia i soci di minoranza segnalano un accordo sottoscritto il 10 ottobre 2017 da Visibilia con la società Bracknor Investment Ltd. La quale avrebbe dovuto sottoscrivere un prestito obbligazionario pari a 3 milioni, incassando una commissione di 165 mila euro. Nel 2019 a Bracknor è subentrato Negma Group Ltd. Entrambe le società di fondi hanno sede a Dubai. E hanno convertito le obbligazioni determinando un crollo del titolo del 400%. Entrando così in possesso a prezzi stracciati del 66% del capitale di Visibilia. Il valore dell’avviamento è stato svalutato in pochi mesi di 2,7 milioni.
La versione della ministra
La ministra respinge tutte le accuse. «Le cartelle dell’Agenzia delle Entrate? Non le abbiamo pagate per il Covid, quando le hanno sospese – ha detto a Repubblica -. Prima stavamo procedendo con la rottamazione. Ma qualche piccolo azionista ha fatto un esposto e a quel punto dovevamo pagarle tutte, non più a rate. Ma di questa gentaglia non voglio parlare, non sono ricattabile». Poi minaccia querele: «Non è vero che sono indagata. E con Visibilia non c’entro più nulla, ho venduto le mie quote mesi fa». Gli ammanchi «sono solo vecchie cartelle. Ma il nuovo socio salderà tutto entro la prossima udienza. Mi sento infangata, qualcuno sta strumentalizzando la questione».
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