I leader in piazza per la pace, Letta: «Giusto esserci nonostante i fischi». Conte: «Ora conferenza internazionale»
Hanno condiviso la piazza di Roma, Giuseppe Conte ed Enrico Letta, ma hanno dato l’impressione di viverla in maniera diversa. Da una parte c’è il leader del Movimento 5 Stelle, che in questa fase sembra poter capitalizzare la delusione di una parte dell’elettorato di centrosinistra. Dall’altra c’è il segretario uscente del Pd, fischiato dai manifestanti e costretto a rincorrere Conte. E anche le parole del giorno dopo evidenziano le due fasi che stanno vivendo i leader e i loro partiti. «Ora devono cessare le armi e ci deve essere una svolta negoziale», dice a QN Conte, che negli ultimi mesi si è dimostrato tiepido sull’invio di nuove armi all’Ucraina e ieri è entrato in aperto contrasto con il ministro della Difesa: «Sappiamo che il ministro Crosetto sta preparando un nuovo decreto per l’invio delle armi. Ebbene, non si azzardi questo governo politico di calpestare la dialettica parlamentare e di predisporre il provvedimento senza passare dal Parlamento». Secondo il presidente dei 5 Stelle è tempo che Putin e Zelensky si siedano al tavolo delle trattative. «È assolutamente necessaria una svolta in termini di negoziati di pace, si deve arrivare a una conferenza internazionale sotto l’egida delle Nazioni Unite con il protagonismo dell’Unione e la partecipazione della Santa Sede». Nella sua intervista ad Avvenire, Letta parla invece dei fischi ricevuti in piazza. «È stato giusto esserci anche a costo di subire piccole contestazioni», assicura il segretario, che poi rivendica il legame con i movimenti che ieri sono scesi a manifestare, «quella è casa nostra, in quel mondo associativo ci sono i nostri naturali interlocutori. Era importante da parte nostra una presenza discreta, senza voler strumentalizzare». E con Milano, sottolinea le differenze e gli aspetti in comune: «Quella di Milano è stata una manifestazione più politica, ma sbaglia chi vuole contrapporle e non è un caso che il nostro atteggiamento è di essere in tutte le piazze dove si chiede pace e dove la pace non è equidistante».
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