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«Non aprite quell’app». Così l’Egitto entra negli smartphone dei partecipanti alla COP27

10 Novembre 2022 - 13:38 Simone Disegni
L'allarme degli esperti di sicurezza al sito Politico: la piattaforma ufficiale della conferenza sarebbe un'arma per spiare le conversazioni dei delegati

L’accoglienza digitale dell’Egitto ai partecipanti alla Cop27, la conferenza internazionale sul cambiamento climatico in corso a Sharm el-Shekh, potrebbe nascondere intenti tutt’altro che benevoli. Secondo un’inchiesta indipendente condotta dal sito d’informazione Politico, l’applicazione che gli organizzatori invitano a scaricare per seguire i lavori e orientarsi nella sede dell’evento “bucherebbe” la privacy degli smartphone, consentendo a chi l’ha creata – ossia il ministero della Comunicazione egiziano – di ascoltare conversazioni, leggere messaggi e altre informazioni private degli utilizzatori.

L’evento

Dall’inizio della conferenza, apertasi ufficialmente domenica scorsa, migliaia di delegati avrebbero già scaricato l’applicazione per Android: tra questi anche funzionari di governi occidentali come Francia, Germania e Canada. Tra rappresentanti di governi, aziende, Ong e società civile, sono oltre 30mila – secondo l’Onu – i partecipanti registrati all’evento, che si concluderà venerdì 18 novembre. Tre esperti indipendenti hanno confermato che l’applicazione è in grado di ascoltare le loro telefonate, leggerne i messaggi – anche in conversazioni encrypted come su WhatsApp – e tracciare i loro movimenti tramite GPS o Wi-fi. «L’applicazione è un’arma cibernetica», ha detto un esperto di sicurezza informatica al sito dopo aver rivisto l’app. Diversi esperti occidentali di sicurezza avrebbero già dato istruzioni ai delegati dei loro Paesi di non scaricare l’applicazione o disinstallarla al più presto. Il governo egiziano non ha al momento rilasciato commenti sulla notizia.

Gli arresti degli attivisti

Noto all’opinione pubblica italiana soprattutto per la tragedia dell’omicidio di Giulio Regeni e per la lunga detenzione cui ha costretto lo studente Patrick Zaki, il governo del generale Abdel Fattah Al Sisi è considerato dagli osservatori internazionali come uno tra i più duri al mondo nella repressione del dissenso e nella persecuzioni di attivisti e dissidenti, anche solo potenziali. Decine di migliaia di essi, secondo Human Rights Watch, sono detenuti nelle carceri del Paese sotto accusa di “terrorismo”, spesso in attesa di processo. Soltanto nelle ultime due settimane, in previsione della Cop27, il governo egiziano avrebbe arrestato oltre 3mila persone in procinto di manifestare, ha riferito all’Ansa una fonte della sicurezza egiziana. Domani venerdì 11 novembre alla conferenza in corso a Sharm el-Sheikh arriverà il presidente Usa Joe Biden.

Foto: EPA/KHALED ELFIQI

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