«Ha perso 8 chili perché è vegetariana: ha mangiato pomodori marci»: Alberto Piperno racconta la prigionia della figlia Alessia in Iran
Da quando Alessia Piperno è riuscita a tornare nella sua casa di Roma dopo un mese e mezzo di detenzione in Iran, sul volto di suo padre Alberto è tornato il sorriso. Ma digerire il racconto di sua figlia, riportato oggi da Repubblica, non è facile. In quei terribili giorni di prigionia Alessia avrebbe perso 8 chili, per rispettare la sua dieta vegetariana si sarebbe nutrita di pomodori marci. «Papà, li ho mangiati per riprendermi», ha raccontato. «Povera figlia mia», commenta l’uomo. Alberto non vuole rivelare i motivi dell’arresto che ha segregato la ragazza nel carcere di Evin, «se vorrà ve lo spiegherà lei». Racconta, tuttavia, che Alessia «non ha subito violenze fisiche ma psicologiche. Veniva bendata sia se andava fuori per i cinque minuti che le concedevano, due volte a settimana, per prendere aria, sia se la spostavano da un posto all’altro di Evin». Le cose sono peggiorate lo scorso 15 ottobre, per lo scoppio di un incendio: «Alessia dalla sua cella sentiva le bombe, non respirava per il fumo. Una donna le ha dato un asciugamano imbevuto d’acqua, l’ha messo sul naso e la bocca e si è riparata sotto le coperte». Ma anche per la sua famiglia sono momenti da incubo: prima di ricevere notizie rassicuranti sul suo stato di salute, arrivate a distanza di diverse ore dalla notizia dell’incendio, Alberto racconta la loro disperazione. «Volevo partire e andare a Teheran e dire a chi l’aveva carcerata di prendere me. Di impiccarmi, se era necessario. Tutto pur di riavere Alessia». La travel blogger tornata lo scorso 10 novembre ha avuto paura per la vita dei suoi cari: «pensava che io o mia moglie saremmo morti per il dolore. La sua paura più grande era tornare e non trovarci vivi», prosegue Alberto. Un picco di sofferenza compensato in parte dall’enorme emozione scatenata dal suo ritorno: «L’emozione era alle stelle. Appena Alessia è scesa mia moglie è corsa ad abbracciarla. Non ricordo cosa ci siamo detti, solo che eravamo troppo felici».
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