Iran, arriva la prima condanna a morte per le proteste dopo l’uccisione di Mahsa Amini: «È un nemico di dio»
Non si fermano le proteste in Iran e in tutto il mondo dopo la morte di Mahsa Amini. Così come la repressione delle manifestazioni da parte delle autorità, al punto che un tribunale di Teheran ha condannato a morte per la prima volta una persona accusata di aver partecipato alle rivolte. Nello specifico, l’uomo in questione è stato condannato «per aver appiccato il fuoco a un edificio governativo, di aver disturbato l’ordine pubblico, di essersi riunito e di aver cospirato per commettere un crimine contro la sicurezza nazionale e di essere nemico di Dio e della corruzione sulla terra». Un altro tribunale ha condannato altre 5 persone a pene detentive dai 5 ai 10 anni per motivi simili: «Assembramento e cospirazione per commettere reati contro la sicurezza nazionale e disturbo dell’ordine pubblico». In questo caso si tratta però di tribunali di prima istanza e i condannati potrebbero ricorrere in appello.
Ue: «Verso sanzioni all’Iran»
L’Iran ha già incriminato circa 800 persone per coinvolgimento nei «recenti disordini» nella provincia meridionale di Hormozgan e nelle province centrali di Esfahan e Markazi, secondo quanto riporta l’agenzia dell’Autorità giudiziaria e delle agenzie locali (Mizan). E a Hormozgan sarebbero 164 le persone processate, 276 a Marzaki e 316 a Isfahan. Da quando sono iniziate le proteste, le persone incriminate raggiungono quota oltre 2mila, e quasi la metà sono a Teheran. Di fronte alla sanguinosa repressione delle manifestazioni da parte delle autorità iraniane, il Consiglio Affari Esteri – che si riunirà domani a Bruxelles – ha deciso di mettere la questione all’ordine del giorno assieme a quella Ucraina. «Stiamo seguendo con rispetto e attrazione gli iraniani che combattono per i propri diritti umani. Dobbiamo sostenere la loro battaglia e per farlo probabilmente i ministri adotteranno un nuovo pacchetto di sanzioni all’Iran», ha riferito un alto funzionario europeo.
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